Avviso di reato per 62 agenti di custodia che hanno fatto lo sciopero della fame
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STORIA Avviso di reato per 62 agenti di custodia che hanno fatto lo sciopero della fame 25/10/1973 

Sono accusati di "manifestazione sediziosa" - Nell'agosto scorso avevano disertato la mensa delle Nuove per protesta contro gli stipendi esigui e gli orari massacranti - Ieri i primi interrogatori Sessantadue agenti di custodia in servizio alle « Nuove » sono stati indiziati di « manifestazione sediziosa » dalla procura militare.

Dieci di essi sono stati interrogati ieri mattina alla presenza dell'avv. difensore Armando De Marchi. Il reato è previsto dall'art. 183 del codice penale militare di pace che afferma: « Il militare che pubblicamente compie manifestazioni sediziose o emette grida sediziose, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione fino ad un anno ».

Il fatto accadde il 9 ed il 10 agosto scorso. Le guardie carcerarle disertarono la mensa e fecero lo « sciopero della fame ». Allora non si ebbe una conferma ufficiale della notizia che era filtrata fuori del carcere, ma le « comunicazioni giudiziarie » ne costituiscono la prova.

Alla base dell'atteggiamento degli agenti di custodia c'era tutta una serie di motivi: dall'esiguità della paga (75 mila lire iniziali e 100 mila dopo alcuni anni di servizio) ali'insufficienza dell'organico che costringe gli effettivi a turni di lavoro massacranti, alla rinuncia del giorno di libertà e delle ferie. A questo bisogna aggiungere che le guardie non sposate si vedono trattenute 25 mila lire come indennità mensa. Cosi la loro paga viene ridotta di circa un terzo. D'altro lato gli straordinari sono remunerati con cifre irrisorie (80 lire all'ora) ed 1 giorni di riposo o di ferie perduti con una gratifica di 600-800 lire per giornata.

Ma costituisce manifestazione sediziosa non sedersi a mensa? L'avv. De Marchi che è stato scelto come difensore dai 62 indiziati lo nega per una serie di motivi tecnico-giuridici. Sostiene tra l'altro che le guardie carcerarie non hanno messo in pericolo l'ordine e la sicurezza pubblica tutelata dalla norma; inoltre sarebbe mancata una manifestazione collettiva perché gli agenti avrebbero agito individualmente e separatamente. Infine, sempre secondo il difensore, non pub essere qualificata « pubblica » una protesta che avviene tra le mura di un carcere.

Questi ed altri motivi saranno sviluppati dal legale nel corso del dibattimento, ammesso che vi si arrivi. Per ora slamo alla fase iniziale del procedimento e gli agenti di custodia sono considerati « indiziati » di reato. Ieri, come abbiamo detto, dieci di essi sono stati sentiti dal procuratore militare gen. Scuderi, assistito dal cancelliere col. Gozzo. Sono: Mario Aurlemma di Napoli, Salvatore Ballone di Sassari, Antonio Cavallo di Caserta, Antonio Cardia di Cagliari, Settimio Calla di Cosenza, Carmine Catalano di Benevento, Tarqulnio Girella di Frosinone, Paolo Crabolu di Sassari, Antonio Chessa di Sassari e Cosimo Coluccia di Lecce tutti ventenni, usciti di recente dalla scuola di Cairo Montenotte.

Pare che abbiano respinto ogni addebito. Nel prossimi giorni saranno sentiti gli altri agenti. Tra di essi figura anche Agostino Altieri ora in prigione perché accusato di aver fornito un seghetto al detenuto Vincenzo Cocclolo che nella primavera scorsa aveva sequestrato una ragazza in una cantina.

E' probabile che altri 80 avvisi di procedimento siano Inviati a guardie carcerarie di San Vittore che fecero anche loro lo sciopero della fame. Se ne occuperà la procura di Torino competente anche per la Lombardia dopo la soppressione del tribunale militare di Milano.

La Stampa 25 ottobre 1973


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