Devastato il carcere di Napoli Poggioreale, trasferiti ottocento detenuti
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STORIA Devastato il carcere di Napoli Poggioreale, trasferiti ottocento detenuti 15/07/1968 

E durata un giorno e una notte la rivolta a Poggioreale Devastato il carcere di Napoli trasferiti ottocento detenuti Le partenze sono cominciate sabato mattina, quando è terminata la battaglia fra i reclusi, esasperati per la mancanza d'acqua, e gli agenti di custodia - Il bilancio è drammatico: oltre sessanta feriti, cento milioni di danni.

Nella loro furia devastatrice i rivoltosi hanno incendiato e distrutto ogni cosa - Aperta un'inchiesta per identificare i sobillatori.

La situazione nel carcere di Poggioreale si va lentamente avviando alla normalità dopo la drammatica rivolta di venerdì, quando i detenuti, sopraffatti gli agenti di custodia, si sono Impadroniti della casa di pena, abbandonandosi ad atti di vandalismo e di violenza. La ribellione, scoppiata verso le 10,30, si è protratta con alterni sviluppi per tutto il giorno e la notte successivi.

Sono state ore di angoscia. La massa dei reclusi, abbandonata a se stessa, si è scatenata con furia selvaggia. Oltre 60 feriti fra carabinieri, agenti di custodia e reclusi, il carcere semidistrutto, danni per cento milioni di lire: questo II primo bilancio della cruenta battaglia. La magistratura napoletana ha aperto un'inchiesta per accertare le responsabilità ed identificare i capi della sedizione.

Su Poggioreale è come se si fosse abbattuto un tornado: alberi sradicati nei viali interni della casa di pena, vetri infranti, infissi divelti, mattoni asportati, mobilio distrutto. La sala di rappresentanza è ridotta ad un ammasso di rottami, i muri sono anneriti dal fumo per gli Incendi, appiccati dai rivoltosi, le celle inabitabili per mancanza di panche, brande e pagliericci; i padiglioni sono privi dei cancelli di ferro, abbattuti per ricavarne rudimentali armi; gran parte della cucina è inutilizzabile e soltanto ieri è stata riattivata alla meglio.

In queste disastrose condizioni non era impresa facile mantenere l'ordine e la disciplina e si è reso indispensabile trasferire un consistente numero di detenuti in altre carceri. « L'operazione trasferimento » si è iniziata all'alba di sabato, in base agli accordi presi con la Direzione generale degli istituti di pena e di detenzione. Un primo contingente di 37 reclusi, in attesa di giudizio e di età fra i 18 e i 20 anni, è stato accolto nel carcere per minorenni « Filangieri » di Napoli. Altri 60 detenuti sono stati trasportati cori la nave Sesia della Marina militare nel penitenziario di Procida. Poi i trasferimenti si sono intensificati. Ieri sera 650 tra i più pericolosi elementi avevano già lasciato Poggioreale a bordo di carri cellulari delle Ferrovie dello Stato per raggiungere le carceri di Brindisi, Messina, Bari, Lagonero, Melfi, Potenza e Reggio Calabria.

L'ispettore regionale delle case di pena, dott. Santangelo, aveva chiesto a Roma che Poggioreale fosse alleggerito di almeno mille detenuti. Invece soltanto ottocento potranno essere accolti in altri stabilimenti, per cui si rende urgente il completo ripristino del complesso carcerario. E' stato pertanto sollecitato l'intervento del Genio civile di Napoli per un accurato sopralluogo e per un preventivo delle riparazioni occorrenti. Da Roma, per un'indagine amministrativa, è stato inviato il consigliere dott. Luigi Dafano. Anche il problema dell'acqua dovrebbe venire risolto grazie all'interessamento del prefetto, dott. Francesco Bilancia, che ha esaminato la questione con i dirigenti dell'acquedotto di Napoli.

La causa principale della ribellione, come si ricorderà, è stata appunto la mancanza d'acqua, che da circa un mese veniva erogata soltanto per qualche ora al mattino. Il direttore del carcere, dott. Osvaldo Passeretti, ha spiegato che il rifornimento idrico dell'intero complesso è insufficiente per mancanza di pressione. Egli però ha in gran parte addossato la responsabilità della situazione di disagio ai detenuti dei piani inferiori che, tenendo aperti in continuità i rubinetti, non consentivano ai compagni sistemati nei piani più alti di usufruire della normale alimentazione idrica.

Non è stata invece soddisfatta la richiesta dei reclusi di ottenere in questo torrido periodo estivo qualche ora di passeggiata in più all'aperto. La carenza di personale addetto alla sorveglianza (su 1870 detenuti maschi e 160 donne Poggioreale dispone di 450 agenti di custodia da suddividere nel vari turni) non consente una simile agevolazione. Anzi, per le devastazioni provocate dalla rivolta, tutti i reclusi sono stati privati sia sabato che domenica della rituale «boccata d'aria».

Intanto le condizioni dei feriti più gravi vanno sensibilmente migliorando. Anche l'allievo agente di custodia Giovanni Pepi, di 19 anni, colpito alla testa con una sbarra di ferro, è stato dichiarato fuori pericolo. Si è accertato che gli agenti di custodia brutalmente percossi dagli ammutinati sono quarantaquattro; tre di essi sono ricoverati presso l'ospedale militare. Fra I detenuti si lamentano diciannove feriti (alcuni si sono accoltellati fra loro per vecchi rancori) di cui quattro sono tuttora ricoverati presso l'Infermeria del carcere. Si tratta di Giuseppe. La Spina, Vincenzo Crispi, Salvatore Alterio e Gennaro Mondò. I primi due sono stati colpiti da una raffica di mitra mentre cercavano di evadere, gli altri presentano ferite da taglio alla schiena. Molti prigionieri, rimasti contusi, hanno rifiutato ogni cura.

La Stampa, 15 luglio 1968

Rivolta di 1800 detenuti nel carcere di Poggioreale


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