Inchiesta sul carcere di Bergamo, la telefonata che scotta del procuratore Buonanno al comandante della Polizia Penitenziaria
Home > NOTIZIE

 

NOTIZIE Inchiesta sul carcere di Bergamo, la telefonata che scotta del procuratore Buonanno al comandante della Polizia Penitenziaria 12/06/2018 

Ha chiamato il comandante della Polizia Penitenziaria del carcere di Bergamo per chiedere un colloquio più lungo con il figlio Gianmarco detenuto per rapina, i registri del penitenziario sono stati falsati. La chiamata è finita negli atti d’indagine della procura che stava intercettando il poliziotto e il direttore del Gleno.

Anche il procuratore di Brescia Tommaso Buonanno viene ascoltato dagli investigatori dei carabinieri che indagano, dal mese di aprile dello scorso anno in poi, sulla gestione del carcere di Bergamo, in particolare sulle condotte dell’ex direttore Antonino Porcino e di più agenti della Polizia Penitenziaria, incluso il comandante Antonio Ricciardelli, finiti ieri mattina agli arresti domiciliari, dopo la notifica di un’ordinanza di custodia cautelare dell’ufficio gip di Bergamo. Il procuratore Buonanno non risulta indagato nell’inchiesta dei sostituti procuratori di Bergamo Maria Cristina Rota e Emanuele Marchisio. Viene ascoltato per la telefonata effettuata a Ricciardelli, che è sotto intercettazione. E la chiamata arriva dopo l’arresto del figlio Gianmarco Buonanno, in carcere per una rapina a mano armata compiuta il tardo pomeriggio del 31 gennaio insieme a due complici a un supermercato di Zogno, sempre nella Bergamasca. «Ehm...per oggi pomeriggio... — dice il procuratore Buonanno a Ricciardelli — se fosse possibile prevedere il colloquio di due ore... perché Gianmarco l’ultima volta ha manifestato il desiderio di stare un po’ di più...quindi...se è possibile per noi...».

«Facciamo due ore e finiamo comunque alle cinque...» risponde il capo della penitenziaria. «Sì», dice il magistrato. Poco dopo Antonio Ricciardelli chiama un sottoposto, che gli chiede: «Ma però registriamo un’ora noi?». «Eh — risponde il comandante — noi registriamo sempre un’ora».La conversazione si riferisce al colloquio del 21 marzo 2018, che durò, alla fine, un’ora e 30 minuti, con falsa attestazione degli agenti della penitenziaria (i documenti riferiscono di un colloquio di un’ora). E lo stesso episodio, secondo l’accusa, si sarebbe ripetuto il 29 marzo.

corriere.it

 


Google News Penitenziaria.it SEGUICI ANCHE SU GOOGLE NEWS