Lirio Abate: sulla mancata nomina di Di Matteo al DAP, qualcosa di strano è successo. La sua nomina era stata annunciata da mesi
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MAFIA 41-BIS Lirio Abate: sulla mancata nomina di Di Matteo al DAP, qualcosa di strano è successo. La sua nomina era stata annunciata da mesi 05/05/2020 

E possibile che "qualcosa di strano" sia accaduto e abbia inciso nella buona volontà di Bonafede di "nominare Di Matteo capo del Dap", qualcosa che "nessuno ha mai spiegato", ma è certo che "il posto che una volta è stato di Falcone", vale a dire la direzione degli Affari penali che Bonafede avrebbe offerto a Di Matteo, "oggi non c'è più al ministero, è stato tutto riorganizzato", ed è comunque "un ruolo subalterno ad altri". A dirlo, ospite di Omnibus su La7, è stato Lirio Abbate, vicedirettore dell'Espresso, commentando lo scontro fra il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il magistrato Nino Di Matteo a proposito della mancata nomina di quest'ultimo al Dipartimento amministrazione penitenziaria.

"Sul perché Bonafede abbia cambiato idea - è la premessa di Abbate - ce lo siamo chiesti fin da subito, io l'ho anche scritto a luglio 2018 sull'Espresso, raccontando la proposta che Bonafede aveva fatto a Di Matteo e il repentino cambiamento di idea, scegliendo anche il procuratore aggiunto di Potenza come capo del Dap rispetto a Di Matteo. Su questa cosa mai nessuno al ministero all'epoca né aveva scritto una lettera di rettifica né una precisazione, nulla, queste cose sono rimaste negli archivi, nella rete, e nessuno ha mai spiegato queste motivazioni".

E "nessuno successivamente - ha aggiunto il giornalista - ha mai spiegato perché il Dap, all'indomani della nomina e fino a pochi giorni fa, non aveva dato una linea guida sul 41 bis, lo ha fatto poi l'Europa, ma il Dap non se n'è mai occupato, tutto è stato lasciato all'improvvisazione di qualcuno, tanto che è stata necessaria una riunione alla Procura nazionale antimafia fra tutti i procuratori antimafia d'Italia, alla vigilia dello scorso Natale, davanti al capo del Dap, in cui tutti lamentavano la gestione dei 41 bis nelle carceri. Ognuno di loro ha dato delle indicazioni ed eventuali suggerimenti su quello che doveva avvenire, perché fino a quel momento non c'era alcuna linea guida". Con ciò senza voler dire, spiega Abbate, "che c'è una complicità o una responsabilità del ministro Bonafede, assolutamente, però sta di fatto che i mafiosi in carcere, nei primi di giugno, si lamentavano del fatto che poteva paventarsi l'idea che a capo del Dap potesse arrivare Di Matteo. Perché? Perché per tutta la campagna elettorale il M5S aveva fatto filtrare la notizia che proprio Di Matteo poteva essere ministro della Giustizia, e poi, appena hanno visto che era stato scelto il bravo Bonafede, ecco che i mafiosi, che non sono stupidi ma che sanno leggere bene i segnali, perché la mafia vive e si nutre di segnali, hanno pensato che Di Matteo poteva diventare capo del Dap, e lì il loro timore". 

"Ora - sottolinea Abbate -, che cosa sia avvenuto nel giugno del 2018, questo lo deve soltanto spiegare chi era in quelle stanze, perché né io né forse altri commentatori giornalistici c'eravamo, per cui è possibile che qualche cosa di strano sia avvenuto rispetto a quella buona volontà di Bonafede di nominare Di Matteo capo del Dap, ma è anche vero che il posto che una volta è stato di Falcone, oggi non c'è più al ministero, perché è stato tutto riorganizzato sotto la direzione degli Affari penali, per cui è un ruolo subalterno ad altri". In ogni caso, conclude Abbate, se l'intenzione era quella di "offrire questo posto a Di Matteo", non solo di doveva "aspettare la turnazione, la fine dell'incarico", ma di certo si trattavadi un "ruolo minore rispetto a quello di capo Dap" e rispetto anche a quello che gli Affari penali erano stati al tempo di Falcone.

la7.it

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