Madre uccide figli a Rebibbia: relazioni della Polizia Penitenziaria avvisarono del pericolo elevato
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EVENTI CRITICI Madre uccide figli a Rebibbia: relazioni della Polizia Penitenziaria avvisarono del pericolo elevato 18/09/2018 

È una tragedia senza precedenti quella che si è consumata oggi nella sezione nido del carcere di Rebibbia, dove una detenuta di 33 anni rientrando dal giardino ha gettato i suoi due bambini - una di 4 mesi, l'altro di 2 anni - giù dalla rampa delle scale, uccidendo la prima e ferendo gravemente il secondo.

La donna, che si trovava in carcere da un mese per spaccio ed era stata estradata dalla Germania il 27 agosto, sarebbe già stata sottoposta in passato a controllo medico dopo alcune segnalazioni. A quanto si è appreso da fonti interne al carcere, l'area sanitaria era stata informata di alcuni disagi psichici che avrebbe manifestato la donna e su questo ci sarebbero relazioni scritte, in particolare da parte degli agenti della Polizia Penitenziaria. Pare che si trovasse in difficoltà proprio per la sua condizione di detenzione insieme ai piccoli. Ora si trova in infermeria, sotto stretta sorveglianza.

Il bimbo sopravvissuto invece versa in condizioni disperate al Bambino Gesù, dove è stato ricoverato con danni cerebrali gravissimi.

Immediato l'intervento del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che prima si è recato a Rebibbia e poi a visitare il piccolo in ospedale: «È una tragedia - ha detto -. Personalmente prego perché il bambino in ospedale possa essere salvato dai medici che stanno facendo di tutto. La magistratura sta già facendo gli accertamenti, posso soltanto dire, e non posso aggiungere nient'altro, che chiaramente il ministero ha già aperto un'inchiesta interna per verificare le responsabilità».

In Italia sono una sessantina i bambini che si trovano a vivere i loro primi anni di vita dietro le sbarre accanto alle loro madri. Da anni la loro situazione viene considerata inaccettabile e una legge del 2011 prevede la creazione di Istituti a custodia attenuata per le detenute madri (Icam). Attualmente questi ultimi, però, sono solo 5 sui 15 carceri in cui sono presenti mamme con bambini in età prescolare.

avvenire.it

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