Morto di tumore a 65 anni Henri Charrière l'ex ergastolano che ha scritto Papillon
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STORIA Morto di tumore a 65 anni Henri Charrière l'ex ergastolano che ha scritto Papillon 30/07/1973 

Una vita avventurosa - Condannato in Francia ai lavori forzati per l'assassinio d'uno sfruttatore, evaso sei volte, fu ripreso - La settima, nel '45, riuscì a raggiungere il Venezuela, dove si rifece una vita, dedicandosi al commercio - Nel '69 scrisse il romanzo che l'avrebbe reso famoso; l'intitolò con il soprannome affibbiatogli dai compagni di prigionia.

L'ex ergastolano Henri Charrière, autore del best seller di quattro anni fa, intitolato col suo soprannome. Papillon, nel quale raccontava il periodo trascorso al bagno penale di Cayenne e le sue evasioni, è morto a 65 anni, la notte tra sabato e domenica, in una clinica di Madrid, dov'era stato operato di cancro alla gola.

Di recente aveva scritto un altro romanzo autobiografico, Banco, dopo essere stato attore, a fianco di Claudia Cardinale, nel film Popsy-pop, di cui aveva scritto l'argomento e in cui sosteneva la parte d'un malfattore.

Il soprannome di «Papillon» fu dato ad Henri Charrière dai suoi compagni di galera perché non riusciva a star fermo. Era stato inviato al bagno penale di Cayenne nel 1931 In seguito a condanna ai lavori forzati per l'assassinio di uno sfruttatore a Montmartre, ma egli si proclamava innocente pur ammettendo di essere un malfattore. Era stato condannato, secondo lui, in base alla falsa testimonianza di un trafficante di stupefacenti e quindi non aveva che un'idea in testa: vendicarsi. Perciò aveva tentato a varie riprese di fuggire.

Sette volte tentò l'evasione — secondo quanto ha lui stesso raccontato — dopo averla preparata con molta cura, arrivando persino a imporsi ogni giorno una «marcia» di parecchie ore nello stretto spazio di una cella, quando veniva recluso per indisciplina, allo scopo di rimanere in buone condizioni fisiche. Sei volte fu ripreso.

La settima gli andò bene, sebbene la morte fosse stata continuamente in agguato nel mare infestato di squali e nelle foreste vergini, che aveva dovuto attraversare prima di sentirsi al sicuro in una tribù di indiani pescatori di perle. Quando egli volle ritornare fra la gente «civile» due donne della tribù gli consegnarono un sacchetto pieno di perle, una fortuna, che gli furono rubate dalle monache d'un convento, dove si era rifugiato, che poi lo denunciarono. Tuttavia riuscì alla fine a ritrovare la libertà.

Si era nel 1945, al termine della guerra. Henri Charrière si trasferì nel Venezuela, ne acquistò la cittadinanza, si arricchì grazie a commerci vari a Caracas, e quando lesse il libro di Albertine Sarrazin, La cavale, nel quale la scrittrice, ex prostituta varie volte incarcerata (è morta un paio d'anni fa durante un'operazione), raccontava le sue evasioni, ebbe l'idea di fare altrettanto.

Scrisse quindi Papillon e mandò il testo a un editore parigino, che si affrettò a pubblicarlo. Papillon andò a ruba, il suo autore venne a Parigi dove diventò rapidamente il cocco del « tout Paris », che lo voleva a tavola e ai ricevimenti, benché alcuni reduci dal bagno di Cayenne avessero dichiarato, dopo aver letto il libro, che egli si era attribuito avventure capitate in realtà ad altri. Alcuni lo accusavano persino di essere stato un informatore della polizia, il che mandava in furia l'ex ergastolano il quale ammetteva tuttavia di avere un po' esagerato nel suo racconto circa le evasioni e le sue avventure nel bagno penale.

Poi il mutevole «bel mondo » parigino si stufò dell'ex ergastolano, la cui presenza non fu più giudicata indispensabile per dare ai ricevimenti un certo tono, ed egli fu trascurato. Quando se n'accorse s'arrabbiò, minacciò di scrivere un libro esplosivo su certi aspetti dei salotti eleganti che aveva frequentato e dichiarò: « M'hanno preso per fesso, ma io non rispetto nessuno, non avrò riguardi per nessuno e nessuno si salverà ». Non aveva, però, il diritto di risiedere in Francia, data la vecchia condanna, e la polizia, che fino a quel momento aveva chiuso un occhio sulla sua presenza a Parigi, l'invitò ad andarsene.

Così « Papillon » si mise a viaggiare, scrisse Banco, in cui racconta vari episodi della propria esistenza, diventò personalità internazionale. Ma da due mesi aveva perso completamente la voce, già molto rauca. Dieci giorni fa, conscio della gravità del proprio male, entrò in una clinica di Madrid per farsi esaminare di nuovo da alcuni specialisti, i quali hanno tentato invano di salvarlo.

La Stampa 30 luglio 1973


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