Piano di evasione dal Ferrante Aporti 8 fuggono, ma sono presi un'ora dopo
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STORIA Piano di evasione dal Ferrante Aporti 8 fuggono, ma sono presi un'ora dopo 05/08/1974 

Mobilitati «volanti», «gazzelle», un elicottero e cani poliziotti. Al termine di un film, i quaranta ospiti hanno simulato un tafferuglio per cogliere di sorpresa gli agenti sono riusciti a scalare il muro di cinta: braccati nei campi, non hanno avuto scampo - Si cerca la "mente" dell'evasione.
Un tentativo di evasione in massa (40 giovani) dal Ferrante Aporti è avvenuto ieri pomeriggio, poco prima della proiezione di un film. Otto sono riusciti a fuggire, ma la loro libertà è durata soltanto un'ora. Un'ora che non dimenticheranno facilmente. Braccati da un elicottero dei carabinieri, inseguiti dalle «volanti» della polizia, stanati dai cani poliziotti, gli evasi si sono arresi in preda al terrore, uno dopo l'altro, uscendo tremanti dai cespugli dove si erano acquattati, alzando le mani in segno di resa in mezzo ai campi, comprimendosi le ferite che si erano procurati nella fuga disperata. Alla «sequenza da film drammatico», hanno assistito parecchie famiglie che prendevano il fresco davanti alle loro abitazioni sparse nei prati che circondano l'istituto di rieducazione. Non hanno capito subito che cosa accadeva e, alla vista di tanti uomini armati di mitra e pistole, e sotto il rombo dell'elicottero che compiva audaci picchiate, sono rientrate in casa, barricandosi nelle stanze. Tutto è incominciato alle 14,05, all'inizio della proiezione de L'assassino di pietra con Charles Bronson. Una quarantina di detenuti lascia la sala al piano terreno e sotto la scorta di tre sorveglianti si avvia, lentamente, verso le proprie celle. Fa molto caldo, i ragazzi sono in maglietta e in pantaloncini, sembrano calmi. In realtà ognuno pensa al proprio ruolo che fra qualche istante dovrà recitare, nel piano di evasione studiato con una certa cura. All'improvviso, infatti, simulando una rissa, gli ospiti del carcere minorile si accapigliano l'un con l'altro, urlando: lo scopo è di cogliere di sorpresa gli agenti di custodia, impossibilitati a riportare la calma in tanto tafferuglio. A questo punto il gruppo si precipita verso una finestrina che dà in un corridoio, rompe il vetro, attraverso il varco raggiunge la palestra e piomba come un bolide sotto il muro di cinta. Qui, ad un segnale convenuto, una parte dei ragazzi forma una piramide umana sulla quale i più svelti si arrampicano, scavalcano il muro, e si calano in corso Unione Sovietica, disperdendosi nei campi in direzione di Mirafiori. Ma gli agenti di custodia non perdono tempo. Dato l'allarme alla polizia e ai carabinieri, riescono a interrompere la scalata del muro di cinta e a ricondurre in cella più di 30 ospiti. A conti fatti, ne mancano otto. Si scatena la caccia, al comando del dr. Fersini, capo della squadra mobile e del dr. Bonsignore. Dalla città immersa nel torpore pomeridiano, vengono fatte affluire in corso Unione Sovietica tutte le radiomobili della polizia e le «gazzelle» dei carabinieri. Si leva in volo un elicottero, arriva il gruppo cinofilo dei carabinieri.

La campagna circostante il Ferrante Aporti è battuta metro per metro. Gli uomini dell'elicottero, che compie evoluzioni da brivido, segnalano ai colleghi a terra la presenza dei fuggiaschi che cercano di nascondersi nei cespugli, tra l'erba alta, dietro i casolari.

L'operazione, coordinata dal colonnello Marchisio dei carabinieri e del maggiore Mazzarino della polizia stradale, si conclude, in meno di un'ora, brillantemente. Tutti gli otto evasi sono catturati: abiti a brandelli, volti sporchi di terra, qualche ferita alle mani e alle braccia, prodotte dai frammenti di vetro della finestra sfondata. I loro nomi: Francesco Caraci, 16 anni (coinvolto nel giugno scorso nell'accoltellamento di un turista francese in via XX Settembre); Giovanni Di Corcia, Giorgio Venere e Michele Risicano, tutti e tre di 17 anni; Dante Chicco, 16 anni; Bartolo Pietrobono e Antonio Di Cuonzo, pure di 17 anni. L'ottavo è Mario Zedda, che proprio ieri ha compiuto 18 anni, per cui è trasferito alle Nuove. Tutti gli evasi sono in attesa di processo per furto e rapina. Alle 15,30 la loro avventura è finita: alla presenza dei sostituti procuratori della Repubblica, dottor Silvestro e Dottor Marciante, i ragazzi sono rinchiusi nelle loro celle. Non vogliono far parola dell'evasione. Le indagini della magistratura ora dovranno accertare come è stato organizzato il piano, e individuare la «mente» della clamorosa fuga che ha potuto essere sventata solo per il tempestivo intervento delle forze d'ordine.

La Stampa 5 agosto 1974


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