Poliziotti uccisi a Trieste, vedova Giazzon: a cosa serve tutto questo lutto senza certezza della pena?
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NOTIZIE Poliziotti uccisi a Trieste, vedova Giazzon: a cosa serve tutto questo lutto senza certezza della pena? 06/10/2019 

"Se non viene garantita certezza della pena a cosa serve tutto questo lutto?". E' la domanda della vedova del Poliziotto Loris Giazzon, ucciso a sangue freddo da un rapinatore in provincia di vicenza il 20 aprile 1993. Il suo assassino è stato scarcerato nel marzo 2019.

"Davanti a queste cose provo tristezza. Ricordiamoci che dentro questa divisa c'è sempre un marito, un padre, un figlio; non c'è da parlare, bisogna solo che ci sia certezza della pena per chi li ha ammazzati. Quelli che hanno sparato a mio marito sono tutti fuori, l'uomo che materialmente ha premuto il grilletto (Ennio Rigato, in foto, cognato di Felice Maniero) è uscito dal carcere a marzo scorso, grazie al rito abbreviato, tra sconti di pena e permessi premio non ha passato in cella nemmeno gli anni che aveva mio marito quando è morto per mano sua". Così all'Adnkronos Chiara Filippi, vedova di Loris Giazzon, il poliziotto ucciso durante un conflitto a fuoco dopo una rapina a Olmo di Creazzo, in provincia di Vicenza, nel '93.

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"Questo non è triste ma di più. Mio marito aveva 28 anni, io 27 e mia figlia 22 mesi. Quando accadono queste cose, come quella di ieri, ti rendi conto che la Polizia è lasciata a se stessa, non ci sono soldi per potenziare le risorse in un Paese quasi tutto da rifare. Bisogna cambiare le leggi, queste cose succederanno sempre, e se non viene garantita certezza della pena a cosa serve tutto questo lutto? Il collega che era con mio marito, Mirko Cesarotto, è rimasto in carrozzina, mi dice che non è andato più al mare da allora. Chi gli ha sparato ed è uscito dal carcere, però, al mare sarà andato. Niente sconti di pena, serve l'ergastolo: in prigione si comportano bene tutti".

 

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