Roma: sono evasi in otto dal carcere minori
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STORIA Roma: sono evasi in otto dal carcere minori 16/07/1971 

Tra loro ci sono due feroci assassini. A Roma: sono saliti sui tetti e si sono poi calati sul Lungotevere.

Otto ragazzi sono evasi stanotte dal carcere minorile di Roma «Aristide Gabelli», fuggendo attraverso un foro sui tetti e poi calandosi sul sottostante Lungotevere Ripa. Due sono stati ripresi mentre erano ancora sui tetti.

Fra i sei in fuga, sinora vanamente ricercati, si trovano anche Dario Del Bene e Alberto Ferri, entrambi di 17 anni, che nel marzo scorso uccisero ad Ostia il parrucchiere Salvatore Scivoletto « per sentirsi forti ». Un altro dei fuggiaschi, Mauro Romani, diciassettenne, era già riuscito ad evadere dallo stesso carcere minorile il 30 aprile 1970 con altri sei compagni.

Gli otto giovani sono fuggiti probabilmente verso le 23 di ieri, mentre nella casa di correzione regnava il silenzio più assoluto. Hanno abbandonato la camerata dove riposavano altri tre loro compagni e, dopo aver praticato un grosso buco in una parete divisoria d'un gabinetto, sono passati in un locale attiguo da dove hanno raggiunto lo edificio, ormai disabitato, del « S. Michele », un tempo adibito ad ospizio per l'assistenza agli anziani. Sfondata una finestra, sono usciti sul tetto d'una costruzione di due piani. Sei degli evasi hanno fatto in tempo a calarsi sul Lungotevere Ripa e a far perdere le loro tracce; gli ultimi due, Ruggero Zanghi 17 anni e Ferdinando Del Rosso, 15 anni, sono stati acciuffati dagli agenti di custodia prima che spiccassero salto verso la libertà.

La fuga era stata scoperta immediatamente dal capoposto Salvatore La Porta, durante il consueto giro d'ispezione. I tre compagni rimasti sdraiati nelle cuccette fingevano di dormire. L'allarme è scattalo e le guardie sì sono lanciate all'inseguimento dei fuggitivi che, ormai, erano lontani, tranne i due giovani di cui s'è detto.

Polizia e carabinieri da stanotte sono impegnati nelle ricerche. Dario Del Bene e Alberto Ferri erano in attesa di processo per l'uccisione, a scopo di rapina, del parrucchiere di Ostia, commessa con un complice. Mauro Proietti, di 18 anni, il 10 marzo scorso. Fu un delitto assurdo. I tre ragazzi erano giunti a Ostia a bordo di una « Alfa GT » rossa rubata a Roma, sulla quale avevano corso pazzamente per alcune ore, « per provare l'ebbrezza della velocità ». Avevano infranto tutte le norme stradali, passando con i semafori rossi, seminando il panico tra pedoni e automobilisti. A Fiumicino, ridendo allegramente, avevano « scippato » la borsetta d'una donna con 3000 lire. Poi erano arrivati a Ostia, verso le 16.30. E fu in quel momento che pensarono di compiere una rapina « per sentirsi forti ». Si ricordano di avere un fucile, rubato qualche giorno prima da una « 500 » in sosta. Tornano a Roma e prendono l'arma, e di nuovo si dirigono a Ostia a folle velocità. Scelgono a caso la loro vittima: il parrucchiere Salvatore Scivoletto.

Sono le 19,10. Alberto Ferri entra nel negozio in avanscoperta e chiede l'ora. Vede gente, fa per tornare indietro ad avvertire gli amici, ma Dario Del Bene lo precede, s'affaccia sulla porta e intima di consegnare i soldi e spara. Un colpo raggiunge al cuore il povero barbiere. Come esaltati i tre ragazzi fuggono verso Roma, speronano un'auto, incappano nella polizia. Un agente spara tre colpi che raggiungono sulla fiancata l'« Alfa GT »; allora abbandonano la macchina. In autobus rientrano alle rispettive abitazioni e dormono tranquillamente. La mattina dopo sono catturati: erano stati riconosciuti mentre rubavano l'« Alfa » rossa.

La Stampa 16 luglio 1971
 


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