Sfugge alla cattura Tommaso Buscetta, boss mafioso della droga in Brasile
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STORIA Sfugge alla cattura Tommaso Buscetta, boss mafioso della droga in Brasile 03/11/1972 

Scoperto il traffico d'eroina tra Sud e Nord America. Secondo gli inquirenti, il "pezzo da novanta" mascherava la sua attività criminale dietro quella di gestore di locali pubblici - Arrestati sei gangsters e un uomo d'affari - Buscetta figura nel "rapporto sulla nuova mafia": processato più volte, riuscì sempre a evitare la cattura - Si nasconde sotto falso nome

Tommaso Buscetta, ritenuto il «boss of ali boss» della mafia in Brasile e che, si ^ondo gli inquirenti, maschera la sua attività dietro quella di gestore di servizi pubblici e bar, è sfuggito alla cattura in un'operazione anti-droga in Brasile. In carcere sono invece finiti il gangster francese Christian David, i suoi compatrioti Michel Nicoli, Claude Pastou, Francois Canazzi, detto «il corso», la modella brasiliana Helena Ferreira, amica del gangster Lucien Sarti (ucciso qualche tempo fa in uno contro a fuoco con la polizia a Città di Messico), l'uomo d'affari brasiliano Homero Almeida Guimaraes, sospettato di far parte della banda, e Guglielmo Casalini che teneva i collegamenti tra il «centro» di smistamento della droga in Brasile e la mafia nordamericana.

Il quartier generale di Buscetta era a Ilhabela, una località molto frequentata da turisti. I «boss» si riunivano di solito per discutere i piani in un lussuoso albergo di Capocabana a Rio de Janeiro. La rete operava in Brasile, Argentina e Uruguay e spediva grossi quantitativi di eroina negli Stati Uniti. Alcuni messaggi intercettati dalla polizia dicevano: «Mandate cinquanta camicie, misura dieci e mezzo», che in gergo significava cinquanta chili di eroina a 10 mila cinquecento dollari il chilo (sei milioni di lire circa).

Il «pezzo da novanta» dell'organizzazione sarebbe però Tommaso Buscetta. di 44 anni, da Palermo, ritenuto uno dei personaggi più in vista della «nuova mafia». Il suo nome figura nel rapporto dei «114», inoltrato alla magistratura italiana nel luglio dello scorso anno da polizia e carabinieri e in seguito al quale sono state arrestate, per associazione per delinquere aggravata dalla scorreria in armi, oltre ottanta persone. Tra queste ultime v'è anche Gerlando Alberti, presunto mafioso palermitano, attualmente sotto processo per la strage di viale Lazio, avvenuta il 10 dicembre 1969, e ritenuto anche implicato nell'uccisione del procuratore capo della Repubblica di Palermo, dottor Scaglione.

Buscetta, arrestato due volte nel 1958 e nel '59 per contrabbando di tabacchi esteri, venne rinviato a giudizio, ma era irreperibile, davanti alla corte d'assise di Catanzaro, per omicidio aggravato, soppressione di cadavere, violenza ed estorsione, in concorso, fra l'altro, con Angelo La Barbera. Doveva anche rispondere d'avere ucciso due presunti I mafiosi: Salvatore Carollo e Giulio Pisciotta, e di essere | stato uno degli organizzatori i dell'attentato dinamitardo, ' avvenuto nella borgata palermitana Ciaculli, il 30 giugno i 1963. In quella occasione morirono, nell'esplosione di ima «Giulietta» carica di tritolo, un tenente e sei carabinieri. La corte d'assise di Catanzaro lo assolse il 22 dicembre 1968 da quasi tutti i reati, condannandolo a 14 anni di reclusione per associazione per delinquere e sequestro di persona. Tommaso Buscetta riusci a fare perdere le proprie tracce espatriando.

Il primo gennaio del 1965, esibendo un passaporto messicano intestato a Manuel Lopez Cadena, ottenne dal consolato americano di Amburgo il visto turistico di ingresso negli Stati Uniti, dove nel maggio dell'anno successivo chiese la trasformazione del visto turistico in visto per emigrazione. Le autorità statunitensi, però, oltre a negargli la concessione del visto, gli imposero di lasciare il territorio americano. Buscetta riusci a raggiungere il Canada, dove, nel 1970, ottenne, dichiarando di essere figlio di un emigrante italiano, un passaporto intestato ad Adalberto Barbieri, con il quale ritornò in Italia. La sua presenza venne accertata il 29 luglio del 1970, quando una pattuglia della polizia stradale fermò «Adalberto Barbieri», Giuseppe Calabrone, Renato Martinez e Gaetano Badalamenti, presunto mafioso, implicato anch'egli in contrabbando ed assolto al processo di Catanzaro. Con lo stesso passaporto Buscetta ritornò negli Stati Uniti dove fu arrestato, a New York, il 25 agosto del 1970, e incriminato per il possesso di passaporti falsi e ingresso clandestino nel Paese. Dopo un breve periodo di detenzione, però, Buscetta fu scarcerato dietro il versamento di una cauzione di 75 mila dollari (circa 45 milioni di lire). Da quel momento ha fatto perdere le sue tracce.

La Stampa 3 novembre 1972


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