Visite sospese ai detenuti perché mancano secondini
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STORIA Visite sospese ai detenuti perché mancano secondini 22/09/1972 

Sospese al carcere di Monza le visite ai reclusi. Il grave provvedimento è maturato in seguito alla carenza degli agenti di custodia ai quali è affidato anche il compito di assistere ai colloqui fra detenuti e i parenti. Attualmente gli agenti preposti al servizio di custodia nel carcere monzese sono 11 mentre l'organico ne prevede 21.

Ad aumentare le difficoltà sulle quali l'accusa può fare ci sono poi altre carenze che almeno per il momento sembrano assolutamente insanabili: la più grave riguarda il sovraffollamento. Nelle carceri della città i detenuti sono 83 fra cui molti ancora in attesa di giudizio, mentre il carcere potrebbe al massimo contenerne 55. L'anomala situazione ha portato ieri sera e questo pomeriggio alla ribellione dei detenuti La prima è avvenuta verso le 21.

Come al solito ì reclusi volevano raggiungere il salone del carcere dove è stato messo a loro disposizione un televisore. La mancanza di agenti di custodia (i pochi che c'erano erano impegnati in altre mansioni) ha però costretto il comandante del carcere maresciallo Davide Dragone, a negare ai detenuti il permesso di lasciare le celle. Ciò ha fatto infuriare i reclusi che subito hanno inscenato una protesta degenerata in qualche caso in danni alle suppellettili.

Nel timore di ulteriori e più gravi incidenti il comandante del carcere ha azionato i dispositivi di sicurezza. Pochi minuti più tardi l'intero edificio era circondato da cordoni di carabinieri e guardie di pubblica sicurezza. Ai rivoltosi ha parlato il procuratore capo della Repubblica dottor Luigi Recupero fornendo assicurazioni.
Questo pomeriggio tuttavia i detenuti durante l'ora d'aria hanno proseguito l'agitazione rivendicando il loro diritto ad incontrarsi con i parenti nei giorni e nei termini stabiliti dal regolamento carcerario.

La sospensione delle visite all'interno delle prigioni ha impedito questo pomeriggio il l'avvocato Giancarlo Ghidoni difensore dell'editore libraio Giovanni Ventura indiziato per la strage di piazza Fontana di incontrarsi con il suo assistito e fargli firmare la querela sporta nei confronti del settimanale Il Borghese.

La Stampa 22 settembre 1972


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