Concorsi truccati in Polizia Penitenziaria: chiuse indagini per due avellinesi, accusati di associazione a delinquere
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NOTIZIE Concorsi truccati in Polizia Penitenziaria: chiuse indagini per due avellinesi, accusati di associazione a delinquere 07/08/2019 

Il sostituto procuratore della Repubblica di Napoli, Giancarlo Novelli, ha chiuso le indagini nei confronti di due irpini finiti nell’inchiesta ribattezzata “Concorsopoli”. Concorsi truccati per ottenere il reclutamento nel Corpo della Polizia Penitenziaria. Risposte che erano acquistate giorni prima per migliaia di euro. Segnalazioni attraverso apparecchi elettronici durante la prova scritta.

I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e il personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria (Nic) avevano dato esecuzione a tre misure di arresti domiciliari. I destinatari erano accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata in danno dello Stato e altri reati commessi in procedure di reclutamento.

Le indagini, svolte dalle procure di Napoli e di Roma, erano state riunificate. La divulgazione di materiale sarebbe avvenuto attraverso il ruolo di un indagato che aveva legami con l’azienda che si era procurate l’appalto per l’elaborazione, la stampa e la fornitura dei questionari per l’utilizzo della prova scritta.

Alcuni concorrenti erano stati scoperti mentre, durante la prova scritta, a utilizzare utilizzavano telefonini e braccialetti che avrebbero riproposto le sequenze esatte delle risposte.

Un’indagine che si è focalizzata sul concorso di reclutamento del 2016. Quattrocento i posti disponibili, molti dei quali sarebbero stati assegnati proprio attraverso il trucco. Scoperto dai militari attraverso accertamenti focalizzati anche su telefoni e utilizzo di social network.

Ai due irpini, E.D.M, 30 anni, di Avellino, e V.M., 27 anni, di Baiano, è contestata la ricettazione perché – secondo gli inquirenti – hanno versato ingenti somme di denaro per acquistare i questionari con le risposte esatte. Procurate dal titolare di una scuola di formazione del napoletano.

Ai due indagati, nati in provincia di Avellino, è contestato anche il concorso nel reato di truffa proprio perché avrebbero preso parte al raggiro con l’utilizzo delle risposte già pronte.

Ora gli indagati, rappresentati dagli avvocati Alberico Villani e Silvio Sepe del foro di Avellino, hanno venti giorni per presentare memorie difensive o chiedere di essere ascoltati dai magistrati. Agli inquirenti, dopo le eventuali deposizioni, toccherà decidere se chiedere il rinvio a giudizio.

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