Discorso integrale di Alfonso Bonafede che ha riferito in Parlamento sulla nomina di Basentini come Capo DAP
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MAFIA 41-BIS Discorso integrale di Alfonso Bonafede che ha riferito in Parlamento sulla nomina di Basentini come Capo DAP 13/05/2020 

Nel preparare questa informativa sono stato tentato da un'impostazione che riproducesse il seguente schema:

uno) è stata fatta una nomina;
due) era legittima che io la facessi con la più ampia discrezionalità;
tre) confermo che non c'è stato alcun condizionamento.

Sarebbe stato assolutamente legittimo e perfettamente rispettoso del parlamento perché in questo schema di base è racchiusa la verità. La nomina a capo DAP nel 2018 è avvenuta secondo la legge con la più ampia discrezionalità e non c'è stato alcun tipo di condizionamento. Tuttavia qui ci sono particolarità che meritano di essere evidenziate e mi sia premesso innanzitutto sottolineare, quanto sia importante per me essere qui in Parlamento. La trasparenza e la verità, rappresentano sempre i migliori antidoti per i dibattiti contaminati dalla menzogna e dalla malafede. Dibattiti come quello degli ultimi 8 giorni aventi ad oggetto, per l'appunto, la nomina del Capo DAP del 2018 che è oggetto della presente informativa. Non mi riferisco alle parole del dottor Di Matteo, mi riferisco invece al fatto che su quelle parole pronunciate domenica 3 maggio 2020, il dibattito politico e mediatico ha generato una congerie di caotiche e vergognose illazioni e suggestioni istituzionalmente e personalmente inaccettabili. Qualcuno potrebbe legittimamente osservare che in un tempo in cui l'informazione ingloba quasi fisiologicamente le fake news, la vicenda in questione non ha niente di eccezionale.

COSi' E' SE VI PARE

Insomma, un dibattito come un altro, con un po' di verità è un po' di menzogna, o meglio, con più verità così variegate da lasciare a ciascuno la propria ricostruzione dei fatti in una sorta di pirandelliano “così è se vi pare”. E no, così è se vi pare, assolutamente no! C'è un confine e un limite a tutto e per me quel confine, in politica e fuori dalla politica, è rappresentato dalla mia onorabilità nonché dal rispetto degli altri e della memoria di chi è morto per servire questo Paese. Ebbene, questo confine è stato ampiamente superato. Le immagini delle stragi di mafia, buttate a caso tra un chiacchiericcio e un altro, di improvvisati esperti antimafia, l'alone di mistero intorno al nulla per evocare insistenti retroscena, sono tutte operazioni che mancano di rispetto proprio alle vittime di quelle stragi e ai loro familiari.

Tanto premesso, ricapitoliamo i fatti. Nel 2018 subito dopo il giuramento come ministro mi misi al lavoro per formare la squadra del ministero. Ricordo che feci circa 50 colloqui per tutti i ruoli da ricoprire. L'obiettivo principale che mi ero prefissato era quello di individuare quei magistrati che avessero la professionalità e la grinta necessarie per portare avanti il progetto ambizioso che avevo in mente.

18 GIUGNO 2018: PRIMA TELEFONATA CON DI MATTEO, DUE OPZIONI

Pensai certo anche al dottor di Matteo e lunedì 18 giugno 2018 lo contattai telefonicamente per proporgli di valutare la possibilità di entrare nella squadra che stavo costruendo per il Ministero della Giustizia. Chiaramente parliamo di colloqui informali, risalenti a quasi due anni fa e che con una certa fatica, mi sono incredibilmente ritrovato a dover ricostruire. In quella telefonata, parlammo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e della direzione affari penali evocando quello che era stato il ruolo di Giovanni Falcone. Aggiunsi anche che avevo tempi strettissimi dovuti a scadenze istituzionali e che nel giro di due giorni avevo la necessità di completare la squadra. Mi rispose che avrebbe avuto bisogno di 48 ore per riflettere, ma io, proprio perché avevo tempi molto stretti, gli chiesi la cortesia di vederci il giorno dopo per giungere a una decisione.

Su quelle successive 24 ore è stato detto di tutto. La domanda, in buona sostanza, è sempre la stessa e cioè se io mi feci intimorire o condizionare da qualcuno. La risposta è molto semplice: no.

LE ESTERNAZIONI DEI BOSS CONTRO LA NOMINA DI DI MATTEO

Le esternazioni di alcuni boss, all'interno del carcere, preoccupati di una possibile nomina al DAP del dottor Di Matteo, erano già note al ministero dal 9 giugno 2018, prima della telefonata in questione. Tra l'altro, in occasione di quella prima telefonata, fu lo stesso Di Matteo a parlarmi di quelle frasi pronunciate dai boss. Confermai, ovviamente, la volontà di incontrarlo il giorno dopo. Lo stesso di Matteo a proposito delle esternazioni dei boss, ha chiarito in un'intervista a Repubblica del 6 maggio 2020 “che il ministro - cito testualmente - si mostrò informato della questione”. Mi sarei aspettato che il dibattito, almeno su questo punto, si chiudesse qui. E invece no. Si continuano a cercare possibili condizionamenti evocando in modo più o meno diretto, i vari livelli istituzionali. Una volta per tutte, non vi fu alcuna interferenza diretta o indiretta nella nomina del capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Punto. Non sono disposto a tollerare più alcuna allusione. Lo devo a me stesso, ma lo devo prima di tutto alla carica istituzionale che mi onoro di ricoprire.

19 GIUGNO 2018 MATTINA: PRIMO INCONTRO CON DI MATTEO CHE VOLEVA DIVENTARE CAPO DAP

Il giorno dopo la telefonata, martedì 19 giugno 2018 alle ore 11, incontro al Ministero il dottor Di Matteo come da accordi. Mi convinsi, dopo la prima telefonata e in occasione di quel primo incontro che l'opzione migliore sarebbe stata quella di riproporre al dottor Matteo un ruolo equiparabile a quello che era stato di Giovanni Falcone. Avrebbe richiesto certamente più tempo e avrebbe implicato probabilmente una riorganizzazione del ministero. ma ne sarebbe valsa la pena perché nel progetto che avevo in mente avrei consentito al dottor Di Matteo di lavorare in via arenula, al mio fianco. Non ragionai. lo ammetto, in termini di peso gerarchico del ruolo da ricoprire, bensì del buon funzionamento del progetto. E’ nel mio diritto e soprattutto nei miei doveri, ragionare sulla mie scelte pienamente discrezionali e indirizzarle nell’interesse della pubblica amministrazione. E visto che ci sono, colgo l'occasione per spiegare che il capo del DAP non si occupa soltanto del fondamentale tema della gestione dei detenuti mafiosi. Come dissi al dottor Di Matteo, il quale all’inizio dell'incontro mi comunicò che avrebbe preferito questo ruolo, il Capo DAP deve occuparsi dell'amministrazione delle carceri, di tanta burocrazia, di edilizia carceraria, della Polizia Penitenziaria, del personale civile dell'amministrazione penitenziaria, delle relative relazioni sindacali e di tutti i detenuti.

Accennai anche alla possibilità della possibile nomina del dottor Basentini.

DI MATTEO A VIA ARENULA: SEGNALE CONTRO LA MAFIA

Dall'altro lato, con il diverso incarico prospettato, nella mia determinazione, il dottor Di Matteo avrebbe avuto la possibilità di lavorare in via Arenula in un ruolo più specifico e potenzialmente incidente su tutte le questioni penali. Ora, a me pareva e ne sono convinto che al netto di organigrammi vari, il ruolo migliore sarebbe stato esattamente quest'ultimo. La mafia, che vive di segnali, non sarebbe andata a guardare l'organigramma del ministero. La mafia avrebbe constatato una sola circostanza: Di Matteo, dentro le istituzioni, lavorava a fianco del Ministro della Giustizia. Dopo un lungo colloquio, ci lasciamo proprio con questa idea. Non trattandosi di una prospettiva immediata non ci fu bisogno di fissare un ulteriore appuntamento nel breve periodo.

19 GIUGNO 2018 POMERIGGIO: DI MATTEO CHIEDE INCONTRO

Nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno però, proprio quando ritenevo che il progetto fosse a quel punto completo, ricevetti una telefonata dal dottor Di Matteo, il quale mi chiese di poterlo incontrare il giorno dopo. Mi resi disponibile pensando che volesse affrontare i dettagli del progetto da realizzare o che avesse qualche chiarimento da chiedere.

20 GIUGNO 2018 MATTINA: DI MATTEO CONFERMA LA SCELTA DEL DAP MA INCARICO GIA' AFFIDATO A BASENTINI

Mercoledì 20 giugno 2018 alle ore 11 il dottor Di Matteo tornò a trovarmi al Ministero. In quell'occasione mi disse che non era più disponibile perché avrebbe preferito il DAP. Visto come c'eravamo lasciati il giorno prima, appresi questa sua determinazione con sorpresa, rispettandola e tra l'altro gli comunicai che avevo già avviato con il CSM tutte le pratiche per la nomina di Francesco basentini al quale avevo già dato la mia conferma. Ora, sia chiaro, nessuno vieta al dottor Di Matteo o a chiunque altro di non condividere la mia scelta, ci mancherebbe.

I TITOLI E LE QUALITA' DI FRANCESCO BASENTINI

Per quanto riguarda il dott Francesco Basentini stiamo parlando di un magistrato alla quinta valutazione di professionalità, già procuratore aggiunto di Potenza che si era distinto nel proprio lavoro e che nel colloquio aveva dimostrato di essere all'altezza del suo curriculum. Aveva raggiunto considerevole risultati a livello di efficienza e, soltanto per fare un esempio, la direzione nazionale antimafia in una delle sue relazioni annuali affermava, cito testualmente che “l'unico magistrato addetto alla direzione Distrettuale antimafia, il dott Francesco Basentini, ha saputo fare fronte in maniera egregia all’oneroso impegno costituito dal descritto aumento della mole di lavoro, mettendo a frutto la già considerevole esperienza specifica maturata nelle indagini di criminalità organizzata.

I SUCCESSI DEL DAP INQUESTI ULTIMI DUE ANNI

Ora, ciascuno potrà fare, lo ribadisco, le sue le valutazioni in ordine al lavoro portato avanti dal DAP in questi due anni. Io non posso che limitarmi in questa informativa a ricordare alcuni risultati importanti raggiunti prima dell'esplosione dell'emergenza coronavirus. Per quanto concerne gli interventi strutturali, è stato avviato un piano di riconversione in istituti penitenziari di una serie di complessi ex militari. In queste due settimane è prevista, tra l'altro, l'apertura di tre padiglioni da 200 posti ciascuno a Trani Lecce e Parma ed è inoltre previsto, sempre nel 2020, il complemento di altri due padiglioni da 200 posti detentivi a Taranto e Sulmona. E’ stato predisposto un piano per la realizzazione di 25 nuovi padiglioni modulari da 120 posti ciascuno per un totale di altri 3000 posti detentivi. Per quanto concerne le assunzioni, sono stati immessi dal 2018 in ruolo per un totale complessivo di 3931 nuovi agenti. E’ stato definito il riordino delle carriere con un’equa ordinazione della Polizia Penitenziaria con le altre forze di polizia. In questi quasi 2 anni inoltre, sono stati firmati circa 70 protocolli di lavoro di pubblica utilità per i detenuti.

LE SCARCERAZIONI PER MOTIVI DI SALUTE

Riguardo alle strumentalizzazioni che qualcuno in sede di replica ancora una volta vorrà fare in merito alle ormai note scarcerazioni, tema che però è fuori dall' oggetto dell'informativa di oggi, ricordo che sono state determinate da decisioni prese in piena autonomia e indipendenza da magistrati competenti, nella maggior parte dei casi per motivi di salute, sui quali, ovviamente, non c'è stato alcun condizionamento da parte del Ministero o del Governo.

LA LOTTA ALLA MAFIA DA PARTE DEL GOVERNO

Com’è noto, i due decreti legge approvati nel giro di una settimana, rappresentano la migliore risposta dello Stato per garantire una stretta sulle richieste di scarcerazione e contemporaneamente, riportare i detenuti davanti al giudice affinché, visto che il quadro sanitario è cambiato, vengano rivalutate tutte le questioni di salute. Nel frattempo, a seguito di colloquio con il sottoscritto, il dottor Basentini ha rassegnato le dimissioni che, com’è noto, ho accettato. A ciò, ha fatto seguito il cambio dei vertici del DAP. Proprio stamattina, ha preso possesso delle sue funzioni nuovo capo DAP, il dottor Bernardo Petralia, mentre da circa una settimana, ha iniziato il suo lavoro di vice capo DAP il dottor Roberto Tartaglia.Adesso è necessario rassicurare tutti i cittadini che credono nella lotta alla mafia, perché sappiano che il fronte Antimafia rimane compatto.

Grazie

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