Scarcerazioni boss mafiosi: Ministero della Giustizia e DAP sotto la lente dei magistrati antimafia
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MAFIA 41-BIS Scarcerazioni boss mafiosi: Ministero della Giustizia e DAP sotto la lente dei magistrati antimafia 27/04/2020 

I magistrati antimafia sono in rivolta contro le scarcerazioni dei boss. Sei sono quelle più note, ma c’è chi ne conta addirittura quaranta. Il capo della procura nazionale antimafia Cafiero De Raho con un’intervista a Repubblica.it, Gian Carlo Caselli, Nino Di Matteo, Sebastiano Ardita, Catello Maresca, solo per citare le toghe più scatenate contro uno Stato che avrebbe abbassato la guardia contro la criminalità dimenticando le vite umane perse nelle stragi e i sacrifici fatti per assicurare i responsabili alla giustizia.

Voci critiche soprattutto contro un Dipartimento delle carceri - il Dap guidato dall’ex pm di Potenza Francesco Basentini - che dalle rivolte di febbraio a oggi non ne avrebbe azzeccata una. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede coinvolge il presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra e garantisce un decreto legge già per giovedì. Ma oggi potrebbe arrivare la decisione sulla scarcerazione di Cutolo che, se fosse positiva, aprirebbe una dura querelle contro il governo. Di cui ha approfittato subito Matteo Salvini che ha accusato il premier Giuseppe Conte di non aver detto una sola parola sui boss in libertà. 

Cutolo libero? 
Ma partiamo dal palazzo di giustizia di Reggio Emilia, dove oggi i magistrati di sorveglianza dovranno decidere se accogliere o respingere l’istanza di messa agli arresti domiciliari per Raffaele Cutolo, “don Rafè”, presentata dagli avvocati e dalla moglie Immacolata Iacone. Il notissimo boss della camorra è in carcere ormai da oltre 40 anni e con una salute malmessa. Cutolo è detenuto a Parma e per questo sarà Reggio Emilia a pronunciarsi. Una scelta che si preannuncia difficile dopo le polemiche sulle precedenti, e recenti, scarcerazioni di altrettanti boss, decise sempre dai giudici di sorveglianza, quelle di Francesco Bonura e Domenico Perre a Milano, di Pino Sansone a Palermo, di Ciccio La Rocca a Catania, di Vincenzino Iannazzo a Catanzaro. Già negata la liberazione invece al capo di Cosa nostra catanese Benedetto “Nitto” Santapaola. 

Di chi è la colpa? 
Ormai da giorni si assiste a uno scaricabarile tra ministero della Giustizia, Dipartimento delle carceri e giudici di sorveglianza. Il ministro Bonafede, subito dopo le scarcerazioni di Bonura e di Zagaria, con dei post su Facebook, ha ribadito l’impegno del governo nella lotta alla mafia e ha negato qualsiasi responsabilità e voce in capitolo sulle decisioni di mandare i boss ai domiciliari. In particolare, per il boss della camorra Pasquale Zagaria, che ha ottenuto dalle toghe di Sassari il via libera ai domiciliari, Bonafede ha subito attivato anche gli ispettori per verificare le scelte delle toghe. 

Il giallo di Zagaria
Nel caso di Zagaria in realtà si consuma un giallo. Perché nel provvedimento dei giudici è scritto che, nonostante fosse stato sollecitato a trovare una collocazione alternativa, il Dap non avrebbe risposto. Via Arenula, all’opposto, nega questa versione e assicura che sarebbero state ipotizzate più soluzioni (per esempio portare Zagaria a Roma), ignorate da chi ha deciso alla fine di autorizzare la scarcerazione. È un fatto che oggi Zagaria, detto Bin Laden, è ai domiciliari con la moglie a Brescia. 

La circolare del Dap
Ma ancora una volta, dopo le rivolte nelle carceri che sono scoppiate a febbraio e che hanno provocato 13 morti e oltre 35 milioni di euro di danni nonché il carcere di Modena praticamente distrutto, il Dipartimento è nel fuoco delle polemiche per via di una circolare inviata il 21 aprile ai direttori degli istituti in cui si raccomandava di segnalare all’autorità giudiziaria, per via dell’emergenza Covid, i detenuti con patologie, ma anche quelli ultra settantenni. Non era un ordine di scarcerazione - e questo ha sottolineato più volte Bonafede - che comunque è possibile solo con il via libera dei giudici sdi sorveglianza. Di fatto però dopo quella circolare sono aumentate le richieste di messa ai domiciliari dei detenuti over70 soprattutto se, come Cutolo, affetti da patologie. 

Il decreto di Bonafede 
A questo punto tocca a Bonafede battere un colpo. Lui lo farà con un decreto legge, che dovrebbe essere approvato già questo giovedì. D’accordo con il presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra, Bonafede vuole coinvolgere la Procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo e le singole procure distrettuali nel valutare le richieste di scarcerazione e dare o negare un via libera. Una strada, di fatto, per negarle, perché una valutazione di pericolosità attuale bloccherà automaticamente anche la possibilità di concedere gli arresti domiciliari per ragioni di salute. Come, in passato, è stato fatto per il capo di Cosa nostra Totò Riina.

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