Bonafede ha riferito al Senato sulle rivolte nelle carceri: ecco i principali passaggi del suo intervento
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NOTIZIE Bonafede ha riferito al Senato sulle rivolte nelle carceri: ecco i principali passaggi del suo intervento 11/03/2020 

 

Si è conclusa, in aula al Senato, l'informativa del ministro Alfonso Bonafede sulle proteste avvenute negli ultimi giorni nelle carceri a seguito dell'emergenza Coronavirus.

"Come è noto a partire dal 7 marzo si sono verificati dei disordini in numerose carceri di tutta Italia. Senza usare giri di parole gli eventi hanno riguardato trasversalmente quasi tutte le regioni declinandosi in modi differenti, possiamo dire che in alcune citta come Treviso, Potenza, Torino, Rovigo si è trattato di manifestazioni di protesta senza alcuni danni, mentre in altri casi come Modena, Napoli e Foggia si è trattato di vere e proprie rivolte che hanno portato a drammatiche conseguenza".

"Il bilancio complessivo di queste rivolte è di oltre 40 feriti della polizia penitenziari e di 12 morti tra i detenuti riconducibili, dai primi rilievi, all'abuso di sostanze sottratte alle infermerie prese d'assalto nei disordini". 

 

RIVOLTE DA PARTE DI 6.000 DETENUTI

"Stiamo parlando di rivolte portate avanti da almeno 6000 detenuti su tutto il territorio nazionale che, di  fatto, hanno messo in evidenza le già note carenze strutturali del  sistema penitenziario''.

 

CONTRO IL CORONAVIRUS

"Fin dalle prime avvisaglie dell'epidemia, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria si è mosso per salvaguardare la salute e la sicurezza di tutti coloro che lavorano e vivono in carcere". "Con la prima nota del 22 febbraio 2020, si disponeva: l'esonero di tutti gli operatori penitenziari residenti o dimoranti nei comuni del primo cluster dal recarsi in servizio presso le rispettive sedi; il divieto di ingresso per chiunque (personale esterno, insegnanti, volontari, familiari per fare alcuni esempi) proveniente da quei territori; la sospensione della traduzioni dei detenuti da e verso gli istituti penitenziari dei provveditorati di Torino, Milano, Padova, Bologna, Firenze; la costituzione di un'unità di crisi per il monitoraggio dell'andamento del fenomeno e delle informazioni relative ai casi sospetti o conclamati e per l'adozione tempestiva delle conseguenti iniziative". "Il 25 febbraio si procedeva all'inoltro della circolare del ministero della Salute del 22 febbraio 2020 a tutte le articolazioni dell'amministrazione penitenziaria invitando i provveditori e i direttori locali a contattare le unità sanitarie locali per uniformarsi alle direttive e adeguare il contesto penitenziario di riferimento".

 

I NUOVI GIUNTI NELLE CARCERI

"Si segnala la particolare  attenzione da porre rispetto ai detenuti provenienti dall'esterno, i  cosiddetti 'nuovi giunti'", per questo sono state predisposte "delle  piccole tensostrutture da dedicare al cosiddetto 'pre-triage'". "Attualmente sono 83 le tensostrutture ed è stata richiesta la fornitura - per le regioni Emilia-Romagna, Lazio e Abruzzo " di ulteriori 14 tendee. Veniva infine fatta richiesta ai provveditorati di individuare il fabbisogno relativo ai dispositivi di protezione con particolare riferimento al personale che svolge servizi operativi o attività che possano comportare esposizione diretta al contagio. Rilevazione che veniva inviata al Comitato Operativo della protezione civile il 28 febbraio".

 

LA RIVOLTA NEL CARCERE DI FOGGIA

A Foggia il 9 marzo, intorno alle 9 hanno cominciato la rivolta appiccando il fuoco a lenzuola e materassi, danneggiando suppellettili all'interno delle camere, attivando l'intervento della Polizia Penitenziaria. Nel frattempo un numero consistente di altri detenuti, circa 200 che erano nel corridoi di passeggio a colloquio con il comandante, in assa imboccavano il corridoio verso l'uscita del reparto". "Durante il percorso forzavano i cancelli delle sezioni favorendo l'uscita di altri detenuti e dopo un tentativo di raggiungere la direttrice, tentavano, fallendo grazie all'intervento della Polizia Penitenziaria, scardinavano il cancello interno della porta carraia. Riuscivano a vincere le resistenze della Polizia Penitenziaria e si portavano fuori dalle mura premetrali in 72, successivamente 56 di loro sono stati riportati in carcere. Allo stato risultano latitanti 16 detenuti che erano soggetti a misure di media sicurezza. Risultati gravi danni strutturali".

 

LO STATO NON INDIETREGGIA GRAZIE AL PERSONALE

"In tutti i casi più gravi le istituzioni sisono dimostrate compatte: magistrati, prefetti, questori e tuttele forze dell'ordine sono intervenute senza esitare, rendendo ancor più deeterminato il volto dello Stato di fronte agli atti delinquenziali che si stavano consumando". "Fuori della legalità e addirittura nella violenza non si può parlare di protesta, si deve parlare semplicemente di atti criminali". "Le immagini dei disordini e gli episodi più gravi sono ascrivibili a una ristretta parte dei detenuti. La maggior parte di essi ha manifestato la propria sofferenza e le proprie paure con responsabilità e senza ricorrere alla violenza. Ringrazio la Polizia Penitenziaria e tutto il personale amministrativo carcerario perché ancora una volta stanno dimostrando professionalità, senso dello Stato e coraggio, mettendo a rischio la loro incolumità, nell'affrontare situazione difficile e tese in cui ciò che fa la differenza è spesso la capacità di mantenere i nervi saldi, la lucidità, nello scegliere la situazione migliore per riportare tutto nella legalità"

 

CE LA STIAMO METTENDO TUTTA

"Negli ultimi anni ce la stiamo mettendo tutta per garantire la dignità dei detenuti e di chi lavora nelle carceri, ma questo non c'entra nulla con incendi, danneggiamenti, devastazioni, addirittura violenze contro gli agenti di Polizia Penitenziaria. Stiamo lavorando senza sosta contro il coronavirus. Bisogna mantenere la calma ed essere uniti, è un momento ifficile per il Paese, lo Stato italiano non indietreggia di un centimetro di fronte all'illegalità".

 


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