Storia Penitenziaria 1973: il primo pentito di mafia, le mutande di lana e il Lodo Moro
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STORIA Storia Penitenziaria 1973: il primo pentito di mafia, le mutande di lana e il Lodo Moro 21/02/2023 

Nel 1973 l’Italia, ufficialmente, non ha ancora piena contezza della mafia. Ci prova Leonardo Vitale, considerato uno dei primi pentiti a parlare di “cosa nostra”, a fare i nomi di Totò Riina e Vito Ciancimino, ma non viene creduto. Gli arresti scaturiti dalle sue dichiarazioni non reggono la fase processuale. Gli imputati vengono scagionati e lui accusato di calunnia. Prima rinchiuso all’Ucciardone e poi a Barcellona Pozzo di Gotto perché ritenuto seminfermo di mente.

 

Le Brigate Rosse sono già attive da un paio d’anni, ma sono ancora nella fase considerata “propagandistica” e le loro azioni si limitano perlopiù al volantinaggio nelle fabbriche del nord anche se, nel marzo del ‘72, hanno già compiuto il sequestro delll'ingegner Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens: il loro primo sequestro di persona, durato 20 minuti.

Eppure sono gli anni che Aldo Moro definirà, in una delle sue lettere dalla prigionia nel ‘78, indirizzata a Renato Dell'Andro, sottosegretario al Ministero di grazia e giustizia: “epoca più oscura della guerra”. Moro in quella lettera parla della questione palestinese e fa riferimento a tutti quegli eventi in cui “lo Stato italiano, in vari modi, dispose la liberazione di detenuti, allo scopo di stornare grave danno minacciato alle persone, ove essa fosse perdurata”. Ne aveva già parlato in altre lettere: in quella indirizzata al Presidente del gruppo parlamentare della DC alla Camera, Flaminio Piccoli: “Dunque, non una, ma più volte, furono liberati con meccanismi vari, palestinesi detenuti ed anche condannati, allo scopo di stornare gravi rappresaglie che sarebbero state poste in essere, se fosse continuata la detenzione”, ma anche ad Erminio Pennacchini, presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti e sul segreto di Stato (Copasis). E’ il cosiddetto “Lodo Moro” (Aldo Moro nel ‘73 era il ministro degli Esteri del Governo Rumor) che prevede il “passaggio” di armi e terroristi mediorientali sul territorio italiano, a patto che non commettano azioni terroristiche se non contro gli USA e Israele. Il Lodo Moro (oggi lo chiameremmo “Trattativa Stato-terroristi”) si ritiene sia stato formalizzato dopo la strage di Fiumicino a dicembre ‘73 e le indagini e le deduzioni storiche di molte stragi in Italia, indicano collegamenti con questo accordo così come con molte vicende internazionali degli anni seguenti. L’Italia in quegli anni, infatti, è il centro geografico e politico tra l’Est e l’Ovest e il Nord e il Sud del Mondo e lo rimarrà per molto tempo.

In questo contesto, in Italia, operano diverse organizzazioni occulte. Una di queste, la “Rosa dei Venti”, viene inizialmente scoperta da un’inchiesta incominciata dalla magistratura di La Spezia e poi proseguita dall’ottobre 1973 da quella di Padova, dal magistrato Giovanni Tamburino che molti anni dopo diventerà prima direttore dell’Ufficio studi del DAP e poi Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dal 2012 al 2014.

Il 1973 inizia anche con la fine ufficiale della guerra degli USA in Vietnam. Michele Sindona è ancora un rispettabile banchiere internazionale elogiato come “salvatore della Lira” dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti in visita ufficiale negli Stati Uniti. In Grecia, dove è stata appena abolita la monarchia, Papadopoulos diventa Presidente dopo aver preso il potere con il “Golpe dei Colonnelli” nel 1967. A marzo Salvador Allende vince di nuovo le elezioni presidenziali in Cile: prima personalità politica dichiaratamente marxista, nel 1970, ad esser stata mai eletta democraticamente alla carica di Presidente d'un qualsiasi paese delle Americhe e, secondo alcuni, addirittura del mondo. Allende però, viene destituito e muore durante il golpe dell’11 settembre guidato dal “suo” Generale Augusto Pinochet, già nominato da Allende a capo delle forze armate. Dopo il golpe cileno, in un saggio su Rinascita intitolato “Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile”, il segretario del PCI Enrico Berlinguer, lancia la proposta-necessità della collaborazione e dell’accordo fra le forze popolari di ispirazione comunista e socialista con quelle di ispirazione cattolico-democratica, divenuto poi noto come “compromesso storico”. Favorevoli l’ala della sinistra DC guidata da Aldo Moro. Contrari l’ala destra della DC guidata da Giulio Andreotti e i movimenti di estrema sinistra.

Il 6 ottobre, lo Stato di Israele viene attaccato militarmente da una coalizione di Paesi arabi guidati a sud dall’Egitto e a nord dalla Siria: è la guerra dello Yom Kuppur dal nome della ricorrenza ebraica di quei giorni. Contemporaneamente all’attacco, i paesi arabi associati all'OPEC (l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) decidono di sostenere l'azione di Egitto e Siria tramite robusti aumenti del prezzo del barile ed embargo nei confronti dei paesi maggiormente filo-israeliani. L’interruzione del flusso dell'approvvigionamento di petrolio pone fine al ciclo di sviluppo economico che aveva caratterizzato l'Occidente negli anni cinquanta e sessanta.

Il processo porta all'innalzamento vertiginoso del prezzo del petrolio, che in molti casi aumenta più del triplo rispetto alle tariffe precedenti. I governi dei paesi dell'Europa occidentale, i più colpiti dal rincaro del prezzo del petrolio, varano provvedimenti per diminuire il consumo di petrolio e per evitare gli sprechi. In Italia, il governo presieduto da Mariano Rumor vara un piano nazionale di “austerity economica” per il risparmio energetico che prevede cambiamenti immediati: il divieto di circolare in auto la domenica, la fine anticipata dei programmi televisivi e la riduzione dell'illuminazione stradale e commerciale. Insieme a questi provvedimenti, con effetti immediati, il governo imposta anche una riforma energetica complessiva con la costruzione, da parte dell'Enel, di centrali nucleari per limitare l'uso del greggio.

Per quanto riguarda le carceri, tutto è ancora apparentemente fermo. Le bocche di lupo sono ufficialmente abolite dal 1955, tuttavia, nella maggioranza dei casi, continuano a rimanere al loro posto. I servizi igienici, all’80 per cento, sono ancora basati sul “bugliolo”. Nelle celle i reclusi si abituano ad usarlo senza vergognarsi degli altri compagni di pena. Per diminuire il tanfo dell'urina e degli escrementi, dice Giulio Salierno (diventato sociologo dopo 15 anni di galera) è d'uso bruciare, dopo aver defecato, pezzi di carta nel bugliolo ma il puzzo delle feci, specialmente d'estate, continua a farsi sentire.

Come ammesso dallo stesso Ministro della Giustizia Zagari, i miliardi stanziati nel 1969 per la costruzione di nuove carceri, sono rimasti inutilizzati. Anche le rivolte degli anni precedenti hanno limitato i posti disponibili. La magistratura perciò, spesso scarcera o addirittura non dispone gli arresti. Il Consiglio d’Europa, dopo un’inchiesta in vari Paesi, ritiene che il carcere è un “servizio sociale” e scrive la “Carta europea dei diritti del detenuto”. In Italia si introducono i primi apparecchi televisivi nelle celle ed è permesso anche l’acquisto di una radiolina a transistor e questo contribuisce a stemperare la vita dei detenuti, ma la vita dei poliziotti è diventata insostenibile e, dopo le tante rivendicazioni dei detenuti, iniziano anche le astensioni dalla mensa da parte degli Agenti di Custodia, perseguite dall’amministrazione penitenziaria come vero e proprio atto di insubordinazione all’ordinamento militare. Ad una popolazione carceraria di circa trentamila persone “badano” soltanto ottomila agenti. Ed è per questo che i detenuti rimangono chiusi 22 ore su 24 in cella, altrimenti non potrebbero essere sorvegliati. In molti altri Paesi dell'Europa il rapporto fra guardie e carcerati è ben diverso: per ogni detenuto ci sono due poliziotti. In Italia invece gli agenti sono sottoposti a turni massacranti, anche di 24 ore, un giorno di riposo ogni due mesi: in caso di tensioni, proteste, rivolte, tale diritto è sospeso e tutti devono dormire nell’istituto e rimanere consegnati fino a nuovo ordine. La paga base Iniziale è di 75.000 lire al mese; con 24 anni di servizio si arriva alle 100 mila lire. Gli agenti di custodia non sposati hanno un altro motivo per essere scontenti. Ogni mese hanno una trattenuta per la mensa di 25 mila lire: “Ci trattengono la quota per obbligo, anche chi volesse mangiar fuori non potrebbe farlo. E' una specie di clausura. I permessi di libera uscita, finito l'orario di lavoro, scadono a mezzanotte”. La "ferma" dura tre anni. Alla fine si può rinnovarla, o lasciare questa vita. La maggior parte dei giovani decide di andarsene. Dirà il direttore di San Vittore Santamaria a proposito degli Agenti: “Titolo di studio richiesto, la quinta elementare: solo il 5 per cento di quelli in servizio a San Vittore è di origine lombarda, gli altri vengono dalle regioni più povere del Sud. Reclusi ed Agenti di Custodia presentano impressionanti analogie di provenienza sociale, culturale, geografica”.

Protestano ancora anche i direttori delle carceri: “Nel 1969 avevamo previsto tutto. Le condizioni organizzative e funzionali degli stabilimenti penitenziari sono sostanzialmente identiche a quelle del 1923 per cui le condizioni di vita dei detenuti, salvo qualche eccezione, sono notevolmente arretrate rispetto al progresso segnato dai tempi e dalla Costituzione”.

Il personale degli Agenti di Custodia è insufficiente e in parecchie carceri i detenuti sono liberi di circolare nei corridoi e nei bracci; praticamente lo stesso regime delle “celle aperte” che verrà adottato 50 anni dopo e per le stesse cause: sovraffollamento e carenza di personale di Polizia Penitenziaria. Nel 1973 le proteste e le manifestazioni violente dei detenuti ci sono ancora, anche se meno eclatanti degli anni precedenti e le richieste sono sempre le stesse. Forse per la prima volta però, le cronache riportano tra le istanze dei detenuti, anche la costituzione di un comitato di carcerati antifascisti che abbia l’incarico di “epurare i magistrati fascisti”.


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