Capo DAP Basentini: quello del sovraffollamento negli istituti penitenziari italiani è un falso problema
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EDILIZIA Capo DAP Basentini: quello del sovraffollamento negli istituti penitenziari italiani è un falso problema 07/03/2019 

Nel mantenere la massima attenzione sul tema delle condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari, con particolare riferimento al rispetto delle esigenze di spazio dei detenuti, non si può non avvertire il bisogno di fare chiarezza sul tema del sovraffollamento della popolazione detentiva, sovente trattato in maniera assolutamente opinabile.

Nonostante l’azione dell’Amministrazione penitenziaria sia quotidianamente concentrata e diretta alla risoluzione dei tanti problemi e delle tante criticità, connessi al mondo delle carceri, molti trattano il sovraffollamento come una di tali criticità, adombrando il dubbio che l’Amministrazione non rispetti le prescrizioni fissate dalle convenzioni internazionali e dalle sentenze delle autorità giudiziarie, italiane ed europee. Al contrario di quanto molti affermino, quello del sovraffollamento negli istituti penitenziari italiani è un falso problema, sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista dimensionale-logistico. Adottando come parametro di riferimento i criteri e le prescrizioni dettati dagli organismi internazionali, infatti, la capacità ricettiva degli istituti penitenziari è di gran lunga superiore alla soglia dei 60.000 detenuti, che attualmente vivono nelle carceri italiane.

Infatti, per una scelta di cautela e di prudente gestione degli spazi detentivi, il ministero della Giustizia con circolare del 17 novembre 1988 decise di stabilire – quale indice del tutto interno – un livello di “capienza regolamentare”, adottando come parametro di riferimento quello indicato dal Decreto del Ministero della Sanità del 5 luglio 1975 per le civili abitazioni (ossia, 9 mq per il singolo detenuto, ai quali andavano aggiunti altri 5 mq per ogni detenuto in più ): dunque, un indice dimensionale ben più elevato di quello, pari a 3 mq, utilizzato dalle organizzazioni sovranazionali e dalle corti europee, quale soglia minima al di sotto del quale può esserci trattamento inumano e degradante.

Il “sovraffollamento”, più volte censurato in diversi sedi non istituzionali, altro non è che il superamento della capacità regolamentare (quella dei 9 mq per singolo detenuto, più 5 mq per ogni ulteriore detenuto ). Atteso che, in base alla capienza regolamentare, lo spazio effettivo a disposizione di ogni detenuto è di gran lunga superiore ai limiti minimi imposti, tanto dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (CEDU) quanto per il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT), non è dato comprendere quale rilevanza giuridica o politica possa essere riconosciuta alle opinioni e alle proteste che vengono sollevate sul predetto tema.

Del resto, se le medesime opinioni avessero trovato un sostegno giuridico, è facile immaginare quali e quante sarebbero state le condanne inflitte allo Stato italiano in materia. Si consideri, inoltre, che quasi tutti gli altri Paesi europei si sono dati parametri di calcolo differenti, spesso ben più bassi dei 9 mq + 5 mq considerati in Italia.

Per dovere di informazione totale, si sottolinea che la CEDU non ha mai indicato un valore numerico inderogabile, ritenendo di non poter “quantificare, in modo preciso e definitivo, lo spazio personale che deve essere concesso ad ogni detenuto ai sensi della Convenzione. Esso può infatti dipendere da numerosi fattori, quali la durata della privazione della libertà, le possibilità di accesso alla passeggiata all’aria aperta o le condizioni mentali e fisiche del detenuto”.

D’altro canto, il CPT chiede uno standard minimo di 4 mq. per detenuto, raccomandando che le celle occupate da una sola persona non misurino meno di 7 mq: in uno studio effettuato da giuristi della Cancelleria della CEDU su vari rapporti del CPT, emerge la raccomandazione di uno spazio minimo accettabile di 6 mq. per un solo occupante, di 9 mq. per due occupanti e di 4 mq. per detenuto con riguardo a spazi più ampi.

Anche se calcolata in base a queste ultime indicazioni, la capienza degli istituti penitenziari italiani non soffrirebbe di alcuna condizione di sovraffollamento.

gnewsonline.it - di Francesco Basentini, Capo DAP

 


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