Centinaia di detenuti in rivolta assediati nelle carceri di Torino
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STORIA Centinaia di detenuti in rivolta assediati nelle carceri di Torino 13/04/1971 

I detenuti delle carceri Nuove di Torino sono in rivolta. Distruggono, incendiano, urlano, saccheggiano la dispensa, si ubriacano. La prigione è circondata da oltre duecento carabinieri e poliziotti, ma nell'Interno dell'edificio I rivoltosi sono padroni della situazione. E' difficile dire ora quanti so- | no. Il carcere ospita poco meno di 800 detenuti e si sa che la maggior parte di loro sono in rivolta. Ieri sera, soltanto una quarantina si sono spontaneamente consegnati alle guardie, dicendo di non voler partecipare alla manifestazione. Un'altra ventina si sono rifugiati nell'infermeria. Mentre scriviamo, solamente il reparto delle donne è abbastanza tranquillo. Polizia e carabinieri aspettano l'alba e rinforzi da altre città per soffocare la ribellione. Due guardie catturate e trattenute come ostaggi sono state liberate nella notte.

La rivolta è esplosa nel primo pomeriggio di ieri, giornata di festa. Era stata programmata per mercoledì scorso, approfittando dello sciopero generale che impegnava la polizia. Ma la notizia era trapelata, era giunta alla direzione del carcere che ha creduto di stroncare l'organizzazione del plano, allontanando i presunti capi. Questo provvedimento non è servito. La sommossa è stata rinviata di pochi giorni. E forse non è soltanto un_caso che è avvenuta ieri: cioè a due anni di distanza dalla prima (14 aprile 1969) rivolta, che durò tre giorni e tre notti, durante le quali le carceri « Nuove » furono quasi completamente devastate. Le ragioni della sommossa di ieri sono ancora quelle di due anni fa: I detenuti chiedono la riforma dei codici, la riforma carceraria e una maggiore celerità dei processi. Ma. come appunto due anni fa. la manifestazione di protesta è degenerata nel vandalismo e nel teppismo. Un altro motivo ha fatto scegliere agli organizzatori la giornata di Ieri. Perché, per le vacanze pasquali, la vigilanza era allentata dalle guardie carcerarie che normalmente sono 130, ieri erano assenti circa un terzo.

Non si sa ancora chi sono I capi della rivolta. Sono detenuti del secondo braccio, perché è qui che la manifestazione è esplosa e i ribelli hanno via via « conquistato » altri settori del carcere e « liberato » altri detenuti che si sono uniti a loro, anch'essi devastando e incendiando. Si è cercato di approfittare , della sorpresa per fuggire. C'è stato veramente il pericolo di una evasione in massa. ma l'allarme è scattato con prontezza e, mentre le guardie carcerarie tenevano a bada i rivoltosi con i mitra, tutte le i autoradio della polizia e dei carabinieri accorrevano sul posto e circondavano l'edificio. Ma ecco la cronaca di questa drammatica giornata: Alle 15,30 un ordine via radio a tutte le auto della polizia e dei carabinieri: «Convergere alle carceri. Subito, subito. Circondarle. Sono in rivolta».

Le notizie sono frammentarie, ma paurose. La ribellione è esplosa, al termine dell'ora «d'aria» nell'irrequieto secondo braccio, dove sono 180 detenuti. " Brutta gente — riferisce un capo delle guardie. — Vi tono elementi decisi a tutto. Sono armati di bastoni e spranghe ». Evidentemente hanno sopraffatto le guardie carcerarie ed ora sono padroni della situazione. Polizia e carabinieri chiedono rinforzi ai loro comandi: « Mandate tutti gli uomini possibili". Le carcerate sono nel giardino della sezione femminile per la "merenda di Pasquetta": le guardie avvertono le suore di farle immediatamente rientrare nelle celle.

Le guardie carcerarie sono sui camminamenti dei muraglioni, armate di mitra. C'è molto nervosismo, una tensione crescente. Alle 15,5 alcuni detenuti tentano di scalare il muro di Via Pier Carlo Boggio, ma le guardie saranno in aria raffiche di mitra e il tentativo di evasione fallisce. Ore 16, la situazione peggiora, quelli del secondo braccio sono riusciti a sfondare una parete ed anno liberato i 350 detenuti del terzo braccio. Ora i rivoltosi sono circa cinquecento. Una quarantina rifiuta di partecipare alla sommossa e salgono sul tetto di un fabbricato che dà in via Boggio: «Noi ci mettiamo qui — dicono i alle guardie che sono sul vicino muraglione — perché non vogliamo avere nulla  che fare con questa storia ». Intanto, i ribelli sono usciti nel cortile, le guardie tentano di fronteggiarli sparando colpi in aria a scopo intimidatorio, ma poi devono ripiegare. Comunque, polizia e carabinieri hanno ormai condato il carcere e sono in grado di sventare ogni tentativo di evasione.  Il traffico in corso Vittorio e nelle altre strade attorno alle Nuove è stato deviato. Giungono rinforzi. Le guardie battaglione Mobile, gli al-,lievi carabinieri di Moncalielieri, stanno per arrivare i carabinieri di Venaria, Rivoli, Chieri. Si ha notizia che altri militi e poliziotti sono già partiti da Alessandria e da Novara.

Dentro il carcere sta accadendo il finimondo. Si sentono urla. I detenuti sfasciano ogni cosa, scardinano le porte delle celle, incendiano i pagliericci. Infrangono i vetri. Anche le donne per solidarietà spaccano i vetri delle loro celle. Suore escono dal portone in corso Vittorio e hanno tra le braccia i bimbidelle detenute.

Attorno alle Nuove vi sono duecento carabinieri e agenti. "Avete già ricevuto ordine di entrare?" domandiamo. "Per ora no. D'altra parte siamo in pochi. Per ributtare quelli nelle celle ci vuole bene altro". Sul posto sono giunti il questore De Nardis, il vece questore Voria,Il dott. Bonsignore capo della Criminalpo. Per i carabinieri: icolonnelli FErrari e Astolfi, i capitani Frascarolo e Lungo. Il ministero dell'Interno sollecita particolari sulla rivolta e vuole conoscere i motivi. Ma nessuno li sa con esattezza. I ribelli finora non hanno chiesto di parlamentare, non hanno detto che cosa vogliono. Qualcuno ha sentito gridare: « Riforma carceraria. Subito il processo ». Ma si sono sentite anche altre gride: « Vogliamo le donne ». Nel carcere entra l'Avvocato generale dott. Vacca e il Procuratore aggiunto dott. Rosso, ma nemmeno loro riescono a parlamentare con i rivoltosi. 

Alle 17 il dott. Vacca dà ordine al reparti di sparare « a vista » in caso di tentata evasione. Ma ormai i ribelli si sono resi del conto che la fuga è impossibile e sfogano il loro furore con altre devastazioni. DI tanto in tanto si affacciano ai finestroni di via Boggio e lanciano contro la polizia pietre, mele,limoni. Hanno "conquistato" la dispensa del carcere e questa notizia è allarmante. Perché nella dispensa vi sarebbe parecchio vino, che può infiammare animi già troppo eccitati.

I carabinieri hanno fatto venire da Pralormo i cani poliziotti. 

E' stato chiesto anche l'aiuto dei pompieri. Sia per intervenire in caso di incendi gravi, sia perché quaranta detenuti rifugiati sul tetto chiedono di essere difesi e si pensa di raggiungerli con una « scala Porta ». Qualche candelotto lacrimogeno è stato lanciato nel cortile occupato dai detenuti, ma con scarsa efficacia perché il vento soffia verso le forze deM'ordinr;. Alle 17,55 un reparto di carabinieri con moschetti riesce ad entrare nelle Nuove, subito seguito da un reparto di polizia: gli agenti hanno bombe lacrimogene e scudi. 

Alle 18.10 i ribelli fanno una richiesta: della coramina, perché due di loro si so no sentiti male. Il farmaco viene subito procurato e gettato nel cortile, dove un carcerato va a prenderlo. Ma che cosa si aspetta per soffocare la rivolta? Si aspettano almeno altri 300 uomini, affinché il rapporto di forze sia uguale. 

Alle 19,40 quel detenuti che si erano rifugiati sul tetto scendono con una scaletta e si consegnano alle guardie. 

Cinque minuti dopo si ha notizia che i ribelli hanno invaso il quarto braccio e anche qui distruggono e incendiano,. Ore 20: colonne di fumo silevano da parecchie parti. Sono in azione tre autobotti deipompieri. Alle 21 incomincia l'occupazione e la devastazione del sesto braccio. La notte scende minacciosa. 

Ogni tanto, qualche raffica di mitra. Non si sa che cosa accada esattamente tra le macerie dei « bracci » occupati e ciò accresce la tensione e alimenta «voci» drammatiche e infondate. Si ha notizia che due agenti carcerari — Federico Regimato di 32 anni e Lino Costanzo di 25 — sono rimasti «bloccati» nell'interno della sezione penale e i detenuti intenderebbero tenerli come ostaggi. 

Dopo due o tre tentativi delle guardie e dei carabinieri, i due sono stati liberati nella notte. Il Reganato è ricoverato alle Molinette In osserazione per choc. 

Intanto la furia della rivolta riggiunge gli ultimi « bracci » finora rimasti pacifici. Soltanto la sezione delle donne e l'infermeria sono relativamente quiete. Nell'infermeria una ventina di detenuti avevano cercato rifugio per rimanere estranei alla manifestazione. E vi si sono barricati. Ore 22.05: si sente una forte esplosione provenire dalla « rotonda », dalla quale si dipartono i bracci. Ma non si sa che cosa sia accaduto. Si rinforza la sorveglianza davanti alla porta del parlatorio, che è in via Boggio, perché si teme una sortita dei più audaci. Verso mezzanotte si sentono raffiche di mitra in corso Casteltldardo. Il Questore ordina che nel carcere restino soltanto gli agenti e quei carabinieri che hanno maggiore esperienza. Ci si prepara a soffocare la rivolta e a trasferire quasi tutti i carcerati. Il Questore ha chiesto, per le cinque di stamane, quindici pullman. Serviranno per il trasferimento alle carceri di Acqui, Mondovi. Alessandria, Casale, La Spezia, Sanremo, Volterra. Questo è il progetto. Ma nessuno può dire che cosa può accadere nelle prossime ore. Ci si prepara ad una notte angosciosa. I detenuti sono tutti nei cortili perché le celle sono quasi impraticabili e il fumo è soffocante. Nessuno di loro dorme. Si aspetta l'alba con inquietudine e paura.

La Stampa 13 aprile 1971

 

 


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