Centotrenta sui tetti di Marassi. Nella notte potentissimi riflettori illuminano le mura
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STORIA Centotrenta sui tetti di Marassi. Nella notte potentissimi riflettori illuminano le mura 15/04/1969 

Giornate di tensione anche nel carcere di Marassi: da trentasei ore allarmanti proteste inscenate da gruppi di detenuti per sollecitare la riforma dei codici e quella penitenziaria, tengono col fiato sospeso agenti di custodia, polizia e carabinieri.

Ieri pomeriggio, trentasette detenuti si sono rifiutati di lasciare il cortile, al termine dell'«aria», chiedendo di conferire con il procuratore generale della Repubblica dottor Carmelo Spagnuolo. Solo a tarda ora della sera, dopo aver ottenuto assicurazioni in tal senso, i carcerati sono rientrati nelle rispettive celle.

La manifestazione si è ripetuta oggi. Il Procuratore generale è giunto a Marassi alle 10,30 di stamane, ma già da mezz'ora una cinquantina di detenuti, fra i 20 e i 30 anni, erano sa liti sul tetto del laboratorio dove vengono costruiti interruttori elettrici (tra il tetto e il muro di cinta, alto cinque metri, vi è un'intercapedine larga due metri). Insediatosi nell'ufficio del direttore, l'alto magistrato ha fatto sapere ai detenuti di essere disposto a ricevere una loro commissione, ma i manifestanti hanno ribattuto chiedendo che egli si recasse in mezzo a loro per discutere, in un'improvvisata assemblea, i motivi dell'agitazione.

Il procuratore generale non ha aderito all'invito, sicché la protesta si è rapidamente estesa: in breve, il tetto del laboratorio è stato affollato da oltre 130 detenuti (a Marassi ve ne sono 734). Rendendosi conto che nel carcere gli animi sono esasperati, il dott. Carmelo Spagnuolo ha rinnovato il suo invito che, questa volta, ha avuto effetto su una buona metà dei dimostranti.

Scesi dal tetto, una settantina di detenuti hanno conferito con l'alto magistrato esponendogli, per lo più, i propri casi personali. Il procuratore generale ha lasciato Marassi alle 12,30, mentre la forza pubblica circondava l'edificio, pronta ad impedire eventuali tentativi di evasione. Sul tetto del laboratorio sono rimasti circa 40 detenuti.

Nel tardo pomeriggio intanto erano giunti dalla scuola di Cairo Montenotte quaranta agenti di custodia, per rinforzare il servizio di vigilanza all'interno della casa di pena. Prima che scendesse completamente l'oscurità, era stato possibile vedere che i dimostranti si erano avvolti intorno al capo o fazzoletti o stracci bianchi. Qualcuno aveva ammucchiato delle tegole e altri avevano rotto alcuni vetri dei lucernai. I rivoltosi non hanno quasi mai smesso di gridare « Via, via! » agli agenti di custodia e anche « Di qui non ce ne andiamo ».

Poco dopo le 20 sono giunte due fotocellule della polizia con le quali è stato illuminato il muro di cinta.

La Stampa, 15 aprile 1969


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