Discorso del Capo DAP Santi Consolo: annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria 2018
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SPECIALI Discorso del Capo DAP Santi Consolo: annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria 2018 24/05/2018 

Signor Presidente del Senato, Signor Presidente della Corte Costituzionale, Signor Ministro della Giustizia,

vi ringrazio calorosamente per avere voluto, oggi, onorare, con la Vostra autorevole presenza, il duecentunesimo Anniversario di Fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Per il mio tramite, le Donne e gli Uomini del Corpo rivolgono un pensiero di gratitudine al Signor Presidente della Repubblica, che ha voluto indirizzare loro il Suo alto e confortante messaggio.

Saluto e ringrazio, altresì, per la loro personale partecipazione, il Presidente della Corte dei Conti Angelo Buscema e l’Avvocato Generale dello Stato Massimo Massella Ducciteri.

Saluto, infine, tutti i rappresentanti delle Forze dell’Ordine e della Magistratura; le Autorità militari, civili e religiose; e i gentili ospiti, che hanno accolto l’invito ad essere presenti in questa occasione di festa. 

Quest’anno, l’Anniversario di Fondazione ricorre in un momento della vita del Paese che merita particolare attenzione.

L’auspicio è che si possa continuare nel cammino che, attraverso le Donne e gli Uomini del Corpo, mira a rendere l'esecuzione penale insieme più “sicura” e più “utile”.

Sono aggettivi che si coniugano in perfetta armonia, atteso che l'esecuzione della pena è tanto più sicura quanto più impegna utilmente i detenuti in attività proficue a loro e alla Comunità civile.

Ne è esempio lo sviluppo dei lavori di pubblica utilità che, frutto di intese con gli Enti locali, è reso possibile dalla Polizia Penitenziaria e dalla sua disponibilità a vigilare in aree esterne al carcere.

Invero, anche di recente, tutti hanno potuto constatare come quelle attività aumentino la fruibilità delle piazze e dei giardini delle nostre città. La cittadinanza può, così, riconoscere anche la pienezza delle funzioni del Corpo che solo riduttivamente potrebbero essere ricondotte alla sicurezza degli istituti penitenziari.

La presenza sul territorio del Corpo contribuisce a infondere nella collettività sentimenti di apprezzamento e di accoglienza.

Il Corpo, e tutta l'Amministrazione, sostiene, infatti, i detenuti nell'assumere un ruolo attivo conforme alla loro dignità, ed agevola in maniera incisiva l'abbattimento della recidiva. 

Le molte azioni di riforma dell’organico e dell'organizzazione hanno certamente tenuto conto della qualità dell'azione della Polizia Penitenziaria a servizio di una esecuzione penale conforme ai principi costituzionali.

In quel percorso, costante è stato il dialogo con le organizzazioni sindacali, non tutte, sempre, convinte delle innovazioni introdotte, ma tutte, sempre, pronte a offrire un confronto fertile e spunti di riflessione, utili per rivedere e correggere misure operative.

Di questo siamo grati ai sindacati del Corpo.

Più ancora però, il cammino è possibile grazie a Voi, Donne e Uomini della Polizia Penitenziaria, che avete aderito alle nuove sfide con profonda responsabilità, nonostante le carenze di personale anche rispetto ai nuovi organici.

Non è mancato un notevole impegno del Ministro, quale è certamente, il piano assunzionale che aveva consentito, nello scorso anno, l'immissione in ruolo di 2230 unità, e consentirà, nell'anno in corso, l'immissione di altri 1490 agenti.

Ma le necessità di qualità e quantità nell'esecuzione delle pene hanno ecceduto il contributo di nuove energie.

Eppure, le difficoltà non Vi hanno fatto tentennare di fronte ai vostri rischiosi compiti, che avete affrontato con disponibilità, con spirito di servizio e intelligenza operativa, mettendo a frutto importanti cognizioni tecniche e professionali.

L'affinamento tecnico presenta la sua più alta espressione nella presenza dei ruoli tecnici, già positivamente sperimentati, dei biologi e degli informatici applicati al Laboratorio Banca Dati: essi stanno procedendo alacremente alla tipizzazione dei profili del D.N.A. delle persone detenute prossime alla scarcerazione e dei detenuti a rischio radicalizzazione, così fornendo strumenti di indagine a tutti gli altri Corpi di polizia.

E' a tutti noto che i ruoli tecnici hanno avuto occasione di venire ad esistenza per l'esecuzione di accordi internazionali, ma essi hanno subito mostrato quali opportunità e quali innovazioni operative possano offrire.

Considerando in quanti aspetti si rifletta la sicurezza nella poliedrica figura dell'esecuzione delle pene, mi pare ragionevole auspicare l'istituzione di ruoli tecnici di ingegneri, agronomi e certamente di medici e psicologi, secondo le positive esperienze degli altri Corpi di polizia e le necessità specifiche della selezione, della formazione e del sostegno del personale.

La fiducia in tali opportunità, non mi trattiene però dall'affermare, con sincero orgoglio, che il mandato istituzionale è svolto dal Corpo con piena consapevolezza, e con un'organizzazione che, per quanto sempre perfettibile, fa meritare ampiamente il rispetto e la considerazione che quotidianamente, da più parti, vedo attestata.

Ricordo il merito riconosciuto al Nucleo Investigativo Centrale che - all'interno di un Comitato cui partecipano tutte le Forze di polizia - ha un ruolo fondamentale nella prevenzione del rischio terroristico di natura confessionale. La gestione dei detenuti stranieri, presenti in numero di circa 20.000 persone, richiede in generale comprensione e particolare sensibilità nel riuscire a interpretare esigenze e culture diverse; ma profili tutti speciali ha la prevenzione della radicalizzazione nei soggetti più vulnerabili. 

Ricordo, ancora, il valoroso Gruppo Operativo Mobile, che applica la legge e il regolamento ai detenuti di più alto spessore criminale, tra cui, anche, le persone ristrette per terrorismo.

E qui mi arresto per brevità.

Riferirsi ai reparti specializzati e, più ancora, agli esistenti ruoli tecnici, vuol dire ricordare l'azione formativa del personale.

Una formazione di stampo tradizionale, cui si è affiancata una formazione di più ampia visione, che fa propri i suggerimenti del Consiglio d'Europa e contempla, ad esempio, le conoscenze di base sulla cultura islamica, sui gruppi eversivi, sulle strategie di prevenzione, sulla lingua araba.

L'impegno nella formazione e nell'aggiornamento è essenziale per affrontare le sfide odierne ed è espressione di una Amministrazione consapevole di doversi costantemente rinnovare.

Esso ha trovato massima consacrazione nella istituzione della Scuola Superiore dell'Esecuzione Penale, intitolata alla memoria di Piersanti Mattarella. Essa è chiamata alla formazione dei dirigenti e dei funzionari del Corpo e di tutte le Amministrazioni - penitenziaria, minorile, di comunità - per dare forma articolata a un'unitaria idea di esecuzione della pena.

Lasciatemi, in questo annuale del Corpo, rivolgere un ringraziamento ai dirigenti penitenziari, che, valorosamente affiancati dai Comandanti e dai Reparti, sostengono gravose responsabilità nella conduzione degli istituti; e un eguale ringraziamento anche a tutto il personale appartenente alle diverse anime di questa Amministrazione.

Nel giorno dell’Anniversario di Fondazione del Corpo, un commosso pensiero, va, a quanti, indossando la divisa, hanno sacrificato la loro vita: un pensiero che giunge fino alle loro famiglie, intorno alle quali ci stringiamo con rispetto ed affetto in un abbraccio ideale, con l'impegno a non far venir mai meno la nostra affettuosa vicinanza e fattiva solidarietà. I Caduti non saranno mai dimenticati, ed anche per questo sono intitolate loro le strutture più prestigiose.

Un saluto speciale desidero, infine, rivolgere a quanti sono oggi impegnati negli Istituti penitenziari o sulle strade dell'Italia, nell'adempimento dei loro doveri di servizio.

Uniti intorno alla Bandiera, espressione di tutti i nostri valori, continuate, Donne e Uomini della Polizia Penitenziaria, a percorrere questo cammino di rinnovamento avendo sempre, come faro, il nostro motto: DESPONDERE SPEM MUNUS NOSTRUM!

Viva la Polizia Penitenziaria, viva l'Italia.


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