Dissociazione per evitare ergastolo ostativo: Melillo lancia l'allarme sulla possibile strategia dei mafiosi dopo sentenze della Consulta e CEDU
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MAFIA 41-BIS Dissociazione per evitare ergastolo ostativo: Melillo lancia l'allarme sulla possibile strategia dei mafiosi dopo sentenze della Consulta e CEDU 03/12/2019 

Dissociazione per evitare ergastolo ostativo senza collaborare con la giustizia: è questa la strategia su cui si è interrogato il capo della Procura di Napoli.

"Dietro questa strategia c'è il tentativo di salvare le componenti più raffinate delle organizzazioni mafiose". Ci sono "capi riconosciuti" di organizzazioni camorristiche che dal carcere "scrivono lettere per dissociarsi", ammettendo cioè solo singoli delitti, senza chiamare in causa terze persone né contribuire ad alzare il velo sugli affari del clan, allo scopo di ottenere uno sconto di pena, soprattutto nei processi per omicidio.

Dietro questa scelta, il procuratore Giovanni Melillo vede "il rischio concreto" di utilizzare questo strumento "a salvaguardia delle componenti più raffinate del sodalizio criminoso". Il capo dei pm del Centro direzionale lancia l'allarme intervenendo al convegno della Camera penale sull'ergastolo ostativo e ribadisce la linea dell'ufficio inquirente dinanzi alla strategia, inaugurata agli inizi degli anni 90 da esponenti della famiglia malavitosa dei Moccia di Afragola in antitesi alla collaborazione piena con la giustizia, sulla falsariga di quanto accaduto negli anni del terrorismo, che oggi viene riproposta soprattutto da esponenti di primissimo piano degli Scissionisti di Scampia.

"L'associazione mafiosa - argomenta il procuratore - mira anche ad obiettivi come la corruzione e il riciclaggio, non riesco a comprendere come ci si possa dissociare dalla corruzione o dal riciclaggio". Condotte che, al contrario, rischiano di rafforzarsi grazie al silenzio dei boss dissociati.

Ecco perché, secondo il procuratore di Napoli, "le dissociazioni verbali non bastano" ad aprire la strada ai benefici, neppure alla luce delle sentenze della Cedu e della Corte costituzionale sulla estensibilità dei permessi premio in caso di ergastolo per delitti di mafia anche in mancanza di una piena collaborazione. La decisione della Consulta, ragiona Melillo, "pone al centro il tema centrale della discrezionalità giudiziaria", per la quale il capo dei pm auspica "una nuova configurazione complessiva".

repubblica.it


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