Due Poliziotti dovranno pagare 52mila euro di affitti arretrati per gli alloggi nel carcere di Milano Bollate
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SENTENZE TAR E CONSIGLIO DI STATO Due Poliziotti dovranno pagare 52mila euro di affitti arretrati per gli alloggi nel carcere di Milano Bollate 11/05/2020 

La sentenza è arrivata a valle di una lunga battaglia giudiziaria combattuta nei Tribunali amministrativi e lascia poco spazio alle interpretazioni: la Corte dei Conti ha condannato due agenti della Polizia Penitenziaria all’epoca dei fatti in servizio al carcere di Bollate (non è specificato nelle motivazioni se stiano lavorando ancora lì o se nel frattempo siano stati trasferiti) a pagare più di 52mila euro all’Agenzia del Demanio per non aver versato l’affitto per 5 anni (dal 7 aprile 2004 al 31 maggio 2009), con tanto di interessi maturati fino al 12 luglio 2018.

La vicenda inizia nel 2009, quando l’ente pubblico, dopo più di 6 anni (e con evidente ritardo), invia una nota con l’ammontare dei canoni da corrispondere a 12 agenti della penitenziaria che vivono dal gennaio 2003 in "alloggi di servizio situati in palazzine collocate all’interno della recinzione che delimita l’area del carcere". I provvedimenti vengono impugnati dai diretti interessati al Tar della Lombardia. Innanzitutto, i ricorrenti sostengono che gli affitti precedenti al 7 aprile 2004 non siano più dovuti perché coperti "dal periodo di prescrizione quinquennale" previsto dal Codice civile. Richiesta accolta. In secondo luogo, le guardie carcerarie contestano le modalità di calcolo dell’Agenzia del Demanio, citando i vari decreti che si sono susseguiti sull’argomento e chiedendo in sostanza l’applicazione dell’equo canone. In questo caso, il Tar accoglie solo in parte l’istanza, sottolineando che l’equo canone può essere applicato solo per il periodo antecedente all’entrata in vigore del decreto 314 del 2006, "che ha introdotto nuove norme disciplinanti i criteri di calcolo del canone connesso alle concessioni in uso degli alloggi di servizi assegnati al personale dell’amministrazione penitenziaria". Conclusione : l’Agenzia del Demanio deve rideterminare la somma finale per ognuno dei ricorrenti.

Finita qui? No, perché nel 2013 gli agenti si rivolgono di nuovo al Tribunale amministrativo sostenendo che il Demanio avrebbe violato la prima sentenza, calcolando per eccesso quanto dovuto. Altro verdetto: l’Agenzia deve rideterminare gli "interessi moratori dovuti". E qui entra in gioco la Corte dei Conti. Sì, perché, "divenute irrevocabili le pronunce" del Tar, la Direzione del Demanio ha reiterato "le richieste di pagamento delle somme dovute per capitale e interessi". Risultato? Quasi tutti gli assegnatari degli alloggi hanno versato gli arretrati, anche con formule di rateizzazione. In due, invece, non hanno saldato il dovuto, dimostrando, secondo i giudici contabili, una "persistente, volontaria morosità nel pagamento delle indennità dovute per l’utilizzazione dell’alloggio di servizio, con correlativo danno erariale in capo all’amministrazione penitenziaria". I debitori , entrambi in contumacia, non hanno "fornito alcuna giustificazione per la propria dolosa e illegittima condotta omissiva, finalizzata a trarre vantaggi illeciti a scapito degli interessi erariali". Ora è arrivato il conto: 24.966,70 euro per uno e 27.326,99 euro per l’altro.

ilgiorno.it


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