Fossano: gravi le guardie, migliora il bandito
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STORIA Fossano: gravi le guardie, migliora il bandito 25/07/1973 

Dopo la tragedia che ha terrorizzato per tredici ore Fossano Gravi le guardie, migliora il bandito Chi gli ha dato la pistola in carcere? Il brigadiere Gianquinta e l'appuntato Masseria, colpiti dal detenuto, destano preoccupazioni - Forse si salverà Horst Fantazzini raggiunto da sette proiettili dei tiratori scelti - E' morto uno dei cani poliziotti che si era avventato contro il fuorilegge che tentava di fuggire in auto con gli ostaggi. Il bandito aveva in cella due pistole: una era nascosta in una forma di provolone e quasi inutilizzabile - Si cerca di sapere chi gli ha procurato l'altra.

Il bandito Horst Fantazzini, che ieri sera è stato abbattuto dai colpi dei carabinieri tiratori scelti mentre stava per evadere dal carcere tenendo due ostaggi sotto la minaccia di una pistola, è ancora in vita. L'hanno raggiunto sette proiettili, due nell'addome gli hanno perforato il fegato, provocato lesioni vasali e una grossa lacerazione intestinale; uno gli è entrato dalla guancia destra e gli si è fermato contro la colonna cervicale; tre l'hanno ferito alla schiena.

Il prof. Impallomeni l'ha sottoposto ad intervento chirurgico questa notte, tra le due e le quattro, e gli ha estratto due dei quattro proiettili che aveva in corpo. « Nonostante tutte queste ferite — dice il primario chirurgo — non è gravissimo. Stanotte era morente, ora lo si può definire soltanto grave, ritengo che si salverà.

Sono invece in condizioni più preoccupanti due dei tre agenti di custodia che egli ha ferito ieri mattina, all'inizio della sua ribellione: sia l'appuntato Domenico Masseria che il brigadiere Gaetano Gianquinta hanno subito una decina di perforazioni dell'intestino. Masseria, in particolare, ha riportato anche una lesione venosa. Stiamo facendo tutto il possibile per salvarli ».

La moglie

Masseria ha 36 anni ed è padre di due ragazzi; Gianquinta ha 50 anni e tre figli; ai loro capezzali vegliano le mogli, disperate. Oggi pomeriggio è arrivata a Fossano anche Anna Boccanfuso, la moglie del bandito, insieme con uno dei due figli, Loris, di 13 anni. Si è presentata ai carabinieri, i quali l'hanno accompagnata al carcere. Il direttore, il dott. Vicari, l'ha informata di quanto è accaduto e le ha spiegato che per il momento non è possibile un suo incontro con il marito.

La Fantazzini era venuta qui nella casa di pena, l'ultima volta, il 19 luglio scorso, insieme con il suocero, per un colloquio con il marito. Tempo fa la loro unione era stata in pericolo, avevano parlato di separazione, ma negli ultimi tempi si erano rappacificati. La Fantazzini, di media statura, paflutella, capelli castani, vestito a fiori, una giacca rossa in mano, è apparsa molto impacciata e turbata. Quando si è incontrata con don Vincenzo Favole, il cappellano delle carceri che già si era interessato per migliorare i suoi rapporti coniugali, si è messa a piangere, anche il ragazzo ha pianto. Del marito ha detto: « Anche se è un delinquente, continuo a volergli bene, è sempre il padre dei miei figli. Spero che guarisca, lo assisterò come mi sarà possibile ».

Fantazzini, nonostante la gravità delle sue condizioni, mantiene un atteggiamento arrogante con i medici e gli infermieri che lo assistono. Stanotte, in un primo momento, diceva che non voleva essere toccato, poi insisteva per essere operato. « Perché non mi operate — chiedeva — perché sono un delinquente? ». Ha cercato di giustificare il suo atteggiamento aggressivo: « Ho dovuto sparare perché mi erano saltati addosso », cosa che non è vera. « Se loro non avessero voluto fare gli eroi, io non li avrei colpiti. Ho avuto ogni riguardo possibile per gli ostaggi, tanto è vero che sono sceso per partire con la macchina tenendo la pistola in sicura. Sono stati i carabinieri a mancare di parola ». Non risulta che la sua Mauser 6,35 avesse davvero la sicura. Risulta però che egli non ha sparato.

In un primo momento si pensava che fosse stato lui a colpire uno dei cani poliziotti, Alf 12°, che poi è morto mentre il suo accompagnatore, il carabiniere Quinto Urbena, del nucleo cinofilo di Pralormo, lo stava portando alla clinica veterinaria di Torino. Ma è risultato che l'animale è stato raggiunto da una pallottola dei carabinieri. Il Fantazzini aveva sparato al mattino, all'inizio della sua azione, sette colpi, cioè un intero caricatore e disponeva soltanto di un ultimo colpo, che era in canna.

Stanotte, prima di operarlo, il prof. Impallomeni, vedendo che lui parlava con facilità, ha tentato una domanda: « Chi ti ha dato la pistola? ». Ma il bandito ha risposto dicendo: « Ho voglia di vomitare ».

Le armi

Oggi si è saputo che il Fantazzini disponeva non solo di quella Mauser che ha usato, ma anche di una seconda arma, rivoltella a tamburo calibro 7,65, con cinque colpi. Non l'aveva addosso, è stata trovata in un nascondiglio, pare fuori dalla sua cella. In cella c'era una mezza forma di provolone che aveva al. l'interno scavata l'impronta di un'arma. Probabilmente il formaggio gli era servito per portare da Bologna, dove era stato condotto nel maggio scorso per un processo di appello, la rivoltella. Quest'arma ha il tamburo un po' difettoso, che a volte si inceppa. Fantazzini evidentemente se ne era reso conto e allora si era procurato la Mauser.

Come è entrata questa seconda arma? E' quello che cerca di stabilire il dott. De Mari, ispettore distrettuale delle carceri, già direttore delle Nuove di Torino, che sta conducendo l'inchiesta amministrativa. Magistratura e carabinieri conducono una parallela inchiesta penale per accertare eventuali responsabilità di persone all'interno e all'esterno della casa di pena. Non v'è dubbio che il bandito aveva dei complici, certo qualcuno lo stava aspettando da qualche parte, non lontano da Fossano, per aiutarlo nella fuga in tasca gli sono stati trovati due documenti falsi, una patente e una carta di identità, nuovissimi, con la fotografia e intestati a Cataldo Pezzinì, nato il 5 aprile '39 a Milano e residente nella stessa città. Aveva una busta con 61.500 lire, una fotografia di uno dei due figli, alcune foto di donne (una di queste, in francese, gli dedicava « un piccolo pensiero per il mio amico Horst»), alcuni fogli dattiloscritti di un messaggio politico di Horst' Maheler, personaggio dell'estrema sinistra tedesca, indirizzato al « Soccorso Rosso » e un'agenda con moltissimi indirizzi italiani e stranieri. In questo libricino ci sono annotate anche parecchie massime di uomini celebri di tutto il mondo, da Gandhi a Shaw, da Heine a Lin Piao. Ci sono anche poesie sue, una dedicata a Camus dice: « No, non griderò... non darò loro alibi; / per giustificare l'assurda condotta / per pontificare sull'inesistente sconfitta. / Aspetterò un altro straniero / altri intrusi, tutti gli esclusi ». Nella tasca posteriore dei blu-jeans Fantazzini aveva una manciata di pepe, sciolto. Forse lo voleva gettare negli occhi degli ostaggi nel momento in cui decideva di abbandonarli, per immobilizzarli temporaneamente e non essere intralciato nella fuga.

Il suo folle sogno di evasione per liberarsi dalle condanne a ventidue anni di reclusione, che già gli erano stati inflitti per rapine pluriaggravate, e dai processi che ancora lo attendono per altre cinque rapine, si è concluso nel sangue dopo tredici ore di tensione drammatica che hanno tenuto con il flato sospeso tutta Fossano. Tra il Fantazzini, asserragliato nell'ufficio del direttore delle carceri con i due ostaggi, il brigadiere Antonio Grasso e l'agente Giovanni Piccirillo, e le autorità, che avevano il difficile compito di risolvere l'angoscioso problema, si intrecciava sul filo del telefono un colloquio che era fatto di parole persuasive da una parte, richieste imperiose dall'altra. Il bandito voleva cinque milioni, un'Alfa Romeo veloce, con gli sportelli aperti, nel cortile del carcere, il portone spalancato. « Se non ubbidite uccido i due uomini ». Ore lunghe, dense di interrogativi, ripensamenti, dubbi, paure per la sorte dei due sventurati che erano in balia del bandito il quale, già al mattino, aveva dimostrato di essere deciso ad ammazzare.

I ministeri di Grazia e Giustizia e dell'Interno e il capo della polizia erano tenuti continuamente informati dell'andamento della vicenda. Alle 18 il sostituto procuratore generale di Torino, Ottavio Benedicti, ha consegnato al maggioro dei carabinieri Emanuele Tuttobene del gruppo di Cuneo un'ordinanza scritta con la quale lo si autorizzava « ad assumere tutte le misure necessarie per far cessare la commissione dei delitti flagranti con tutte le cautele a non compromettere l'incolumità dei due ostaggi; autorizza a tale fine il suddetto comando ad accedere nel cortile della casa penale per l'esecuzione di quanto sopra ».

L'epilogo

Questo corrispondeva alla decisione di uccidere il bandito. Dice il magistrato Tuttobene: « Gli articoli 52, 53 e 54 del codice penale sulla legittima difesa, sullo stato di necessità e sull'uso legittimo delle armi parlano chiaro, dicono che si può intervenire in questo modo quando si è costretti dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza all'autorità ».

Con il calare della sera e l'avvicinarsi dell'ora decisiva, l'atmosfera si fa sempre più drammatica. Nel cortile del carcere c'è già l'Alfa con gli sportelli aperti, sul sedile posteriore c'è la borsa con i 5 milioni in biglietti da diecimila, ma ci sono anche, appostati, quindici tiratori scelti, hanno rivoltelle, carabine di precisione e mitra. Strada deserta, silenzio cupo, un orologio batte dieci rintocchi. Dalla scala scende per primo l'agente Piccirillo, seguito dal brigadiere Grasso che ha le mani legate e dietro di lui, con la pistola puntata, il bandito. Piccirillo si siede al posto di guida, il brigadiere sale dietro, a destra.

E' il momento critico: Fantazzini sta per salire anche lui, ma è ancora fuori, quindi solo, è facile puntarlo. Il maresciallo Calusio spara il primo colpo che raggiunge il bandito alla guancia. Fantazzini grida e intanto gli si avventano addosso due cani che non gli danno il tempo di mirare agli ostaggi; ora sparano anche i brigadieri Tarantino, Murgia e l'appuntato Migliorini. Il bandito .stramazza a terra. Anche il lupo Alf cade e il suo accompagnatore si china su di lui, piangendo. La strada si riempie di folla, tutti vorrebbero vedere e sapere. Si diffonde la notizia: il bandito colpito, gli ostaggi salvi. La folla batte le mani, si mette a scandire «Bravi, bravi», vorrebbe portare in trionfo i carabinieri.

L'incubo è finito. La vicenda può servire di esempio per chi come Fantazzini covava altre disperate imprese del genere.

La Stampa 25 luglio 1973


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