Furgone incendiato: aperta indagine DAP perché non doveva essere lasciato incustodito. Traduzione di un detenuto mafioso
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NOTIZIE Furgone incendiato: aperta indagine DAP perché non doveva essere lasciato incustodito. Traduzione di un detenuto mafioso 15/02/2019 

Prima di abbandonare la piazzola, scappando a bordo di un’auto, l’uomo è riuscito a bucare con un coltello le gomme del furgone. E ancora a posare, sopra uno degli pneumatici posteriori, uno straccio zuppo di liquido infiammabile, a cui ha dato fuoco con un accendino. Questo e poco altro si sa del piromane che martedì sera (12 febbraio) ha colpito davanti a una pizzeria di Cavour. Obiettivo, non una macchina qualunque ma il cellulare della Polizia Penitenziaria. Gli agenti, quattro in tutto, sono stati avvisati da un passante. Hanno iniziato per primi a spegnere le fiamme, al resto c’hanno pensato i vigili del fuoco di Pinerolo.

Che si tratti soltanto di una bravata, per quanto di pessimo gusto, se lo augurano tutti. Ma gli inquirenti preferiscono non escludere nessuna pista, visto l’obbiettivo del gesto e il servizio delicato che la squadra aveva appena concluso. La Polizia Penitenziaria, infatti, è quella in servizio al carcere di Saluzzo. E i quattro agenti stavano rientrando dopo aver trasferito un detenuto fino all’aeroporto di Caselle. Destinazione, un’altra prigione: quella di Terni. Lui si chiama Antonio Duraccio, 38 anni, che sta scontando la pena per associazione a delinquere di stampo mafioso. La polizia lo ha arrestato a Napoli sei anni fa, dopo quattro anni di latitanza, nell’inchiesta che ha colpito i clan di Scampia.

Ora, che si sia trattato di un vero e proprio agguato, è troppo presto per dirlo. Come non è possibile sapere se l’uomo a cui gli investigatori danno la caccia abbia seguito il blindato fino all’area di sosta. La pizzeria «Al Cartoccio», del resto, si affaccia sulla direttissima che porta a Saluzzo. E a Cavour adesso sono in tanti a dire che «succede spesso di notare da quelle parti gli uomini della penitenziaria, che si fermano per una breve sosta». Riguardo alla cena, però, è già scattata un’indagine interna. Perché lo stesso «modello organizzativo delle traduzioni», vale a dire le norme che regolano i trasferimenti dei detenuti, vieta nel modo più assoluto di lasciare il cellulare incustodito.

«Stiamo analizzando le immagini delle videocamere di sorveglianza della zona e speriamo di recuperare elementi importanti per risalire ai responsabili» dice, cauto, il capitano Pasquale Penna, comandante dei carabinieri di Pinerolo. Più diretto, invece, il commento di Vicente Santilli, segretario regionale del sindacato di Polizia Penitenziaria Sappe: «Un gesto gravissimo e assurdo, un atto ostile ed estremo contro la nostra Istituzione, che svolge un duro e difficile lavoro nella prima linea delle sezioni detentive e che già nei giorni scorsi, a Torino, ha subìto una inaccettabile violenza incendiaria in carcere». Il riferimento è al rogo scoppiato domenica sera davanti a due padiglioni del Lorusso e Cutugno. Quando un fumogeno lanciato durante la manifestazione in solidarietà degli anarchici arrestati ha raggiunto l’area ecologica del penitenziario e i laboratori di pasticceria, distruggendoli e provocando l’esplosione di tre bombole del gas.

lastampa.it

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