Giuseppe Graviano parla di Berlusconi, Flick, Margara, Diliberto, Salvato e dell'abolizione dell'ergastolo ostativo
Home > MAFIA 41-BIS

 

MAFIA 41-BIS Giuseppe Graviano parla di Berlusconi, Flick, Margara, Diliberto, Salvato e dell'abolizione dell'ergastolo ostativo 16/02/2020 

l boss mafioso Giuseppe Graviano, capomafia di Brancaccio, condannato all'ergastolo per le stragi, ha proseguito, in videoconferenza, la sua deposizione al processo sulla 'ndrangheta stragista davanti alla Corte d'assise di Reggio Calabria. Dice si essere la vittima di un preciso disegno politico perché "sono l'unico a essere rimasto in carcere,condannato all'ergastolo, perché sono l'unico che è a conoscenza di certe situazioni...". Poi specificache si riferisce a "una grossa somma che negli anni Sessanta" sarebbe stata consegnata dal nonno materno al gruppo imprenditoriale che faceva capo a Silvio Berlusconi. E definisce l'ex premier un "traditore" perché non avrebbe "mantenuto i patti con il nonno".

ASCOLTA LE DICHIARAZIONI DI GIUSEPPE GRAVIANO NELL'UDIENZA 14 FEBBRAIO 2020

“Non ho fatto patti e trattative”

Già prima di decidere di parlare in aula al processo calabrese, però, Graviano dimostrava il suo astio nei confronti di Berlusconi e Alfano. Un risentimento che il boss di Brancaccio definisce ai familiari con una frase: “Hanno fatto infamità sul 41 bis“. Fare “infamità“, da “infame“, in palermitano vuol dire siglare dei patti e poi non rispettarli. È questo che intende dire Graviano? Si aspettava un trattamento carcerario più morbido? Incalzato dal pm il boss smentisce quello che sa essere un passaggio cruciale dell’ipotesi accusatoria: “Con Berlusconi io solo ho rapporti economici“, ha sostenuto più volte una settimana fa, specificando i “patti” tra lui è l’ex premier fossero solo di natura finanziaria. “Berlusconi doveva mantenere gli impegni presi e i patti vanno rispettati. Doveva rispettare un accordo che riguardava alcuni investimenti fatti con mio nonno“, ha detto in aula. Sostenendo, quindi, di non aver “fatto né trattative né patti. Ho avanzato le mie lamentele per il carcere nei confronti di tutti i politici”. Il pm lo ha incalzato: “Veramente nelle intercettazioni lei si lamenta solo di alcuni politici, non di tutti…“.

“Sono rimasto io solo che sono a conoscenza di questa situazione”

A quel punto Graviano ha spiegato che tra la fine del ’99 e l’inizio del 2000 “alcuni politici più garantisti, a loro dire“, “invece di mantenere gli impegni presi con mio nonno hanno fatto leggi ingiuste, vergognose. Tanto è vero che l’Italia non fa altro che prendere sempre multe dalla Corte europea per i diritti dell’uomo. Tutto questo perché? Per non farmi uscire dal carcere perché sono rimasto io solo che sono a conoscenza di questa situazione perché mio cugino è morto“. Insomma: il cruccio del boss è sempre l’atteggiamento della politica nei confronti dei condannati all’ergastolo e al carcere duro. E infatti racconta che a un certo punto ha nutrito fiducia per “il percorso del centrosinistra, con il signor Prodi e con l’avvocato Pisapia nella commissione. Questi soggetti politici che erano più garantista“. Il riferimento è per la commissione guidata da Giuliano Pisapia che nel 2007 propose al governo Prodi di abolire l’ergastolo. Poi però l’esecutiovo cadde, perché, sostiene Graviano, “ci fu la compravendita di senatori, ed è salito il governo Berlusconi”. Lo stesso governo che avrebbe fatto “infamità” sul 41 bis.

L'ergastolo ostativo

Graviano ha riferito anche che quando è stato trasferito a Pianosa nel '94. "Dopo alcuni mesi, il Dott. Margara (Alessandro Margara, poi diventato Capo DAP), all'epoca Magistrato di Sorveglianza di Firenze e quindi competente per il carcere di Pianosa, il 41-bis lo ha attenuato: portò da 1 a 4 i colloqui con i familiari. Potevamo cucinare e potevamo stare a passeggio quattro ore e non più una".

"Quando chiudono le carceri nelle isole (Pianosa e l'Asinara), nel '97 - continua Graviano - io arrivo nel carcere di Spoleto e incontro Pino Savoca e siccome quelle ordinanze non venivano applicate anche lì, perché prima non dipendevano (le decisioni della magistratura di ordinanza sul 41-bis) tutte da Roma, ma ogni istituto penitenziario aveva un Tribunale di Sorveglianza, e allora propongo a Savoca di interessarsi per farle applicare anche a Spoleto". Graviano continua raccontando che a quel punto Savoca gli dice che lì a Spoleto "viene la Senatrice Salvato che ha un nome non normale, non come Maria, ma tipo Ersi... (Ersilia Salvato?) la quale dice a noi, non dovete avere pensiero al 41 (il 41-bis), è il 4-bis che a voi vi inchioda. Quindi noi dobbiamo andare su questa scia e la Salvato incontra anche altre persone a Spoleto e si inizia ad aprire la maglia. Poi diventa Ministro Giovanni Maria Flick (Ministro della Giustizia nel Governo Prodi dal 1996 al 21 ottobre 1998) e Margara viene a Spoleto come Responsabile del DAP".

"Poi diventa Ministro Oliviero Diliberto (Ministro della Giustizia nei Governi D'Alema I e II dal 21 ottobre 1998 al 26 aprile 2000) che ha fatto il provvedimento che chi era ergastolano, se sceglieva il rito abbreviato non aveva più l'ergastolo, ma trent'anni. Poi hanno cambiato il Ministro della giustizia e hanno cambiato la legge perché tutti noi al processo a Firenze avevamo chiesto il rito abbreviato". E questo, secondo Graviano, dovrebbe smentire anche le dichiarazioni di Spatuzza sulla trattiva Stato-mafia: "perché se fosse vero, noi a Spatuzza da Tolmezzo, dove intanto eravamo stati trasferiti, lo avremmo rassicurato perché le cose stavano cambiando".


Google News Penitenziaria.it SEGUICI ANCHE SU GOOGLE NEWS