Guardie carcerarie: un'inchiesta sulle difficili condizioni di lavoro
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STORIA Guardie carcerarie: un'inchiesta sulle difficili condizioni di lavoro 24/05/1974 

Oggi il ministro Zagari si incontra con i sindacati degli statali Cgil, Cisl e Uil per i problemi del personale degli istituti di pena. La procura della Repubblica di Roma ha aperto una inchiesta per accertare le condizioni in cui gli agenti di custodia di Regina Coeli e di Rebibbia sono costretti a svolgere la loro attività.

Il ministro di Grazia e Giustizia, Zagari, si incontrerà domani con i sindacati degli statali Cgil, Cisl, Uil per discutere i problemi del personale degli istituti di prevenzione e pena. Zagari, con riferimento alle notizie apparse in questi giorni sui quotidiani, ha emesso un. comunicato che esordisce con l'affermazione che «la situazione del personale degli agenti di custodia è stata sempre seguita con particolare attenzione».

Ci sono voluti due suicidi in un mese tra le guardie carcerarie di Roma, e il propagarsi di una forte tensione tra i colleghi dei due sventurati, che si sono sparati un colpo di pistola vittime dei ritmi massacranti di lavoro, delle frustrazioni professionali e sociali cui vengono sottoposti, del clima acceso che nelle carceri si respira, perché la condizione dell'agente di custodia meritasse tanto interessamento.

Tutti adesso vogliono dare prova del loro zelo. Il ministro informa che « al fine di integrare le gravi vacanze degli organici che rendono particolarmente gravoso il servizio, vacanze determinate anche, tra l'altro, dalla legge che prevede la possibilità di esodo degli ex combattenti » è stato predisposto un decreto presidenziale per il richiamo ir servizio di 1800 unità, ma il provvedimento è «in corso di firma». Si viene a sapere che «da tempo» è stato inviato al ministero del Tesoro, per la sua adesione, uno schema di disegno di legge per l'ulteriore aumento di organico. E non è tutto: allo stesso ministero del Tesoro era stato richiesto anche lo stanziamento di nuovi fondi «per corrispondere in misura adeguata il compenso previsto per il mancato godimento del riposo settimanale e delle ferie».

Si fa a gara nel promuovere inchieste, per valutare la situazione denunciata dagli stessi agenti di custodia: oltre a quella decisa dalla Procura della Repubblica, un'altra è stata disposta dal ministro. Si tentano, naturalmente, manovre di chiara marca reazionaria, come denunciano le federazioni degli statali Cgil, Cisl, Uil e i sindacati affiliati degli istituti di prevenzione e pena, confermando «l'esigenza che il governo assuma le proprie responsabilità per risolvere rapidamente i gravi problemi del sistema penitenziario italiano e per sventare speculazioni riferite ai drammatici avvenimenti».

Lo sciopero proclamato per domani da una parte dei lavoratori negli istituti carcerari, avvertono i sindacati, è «una grave manovra di settori corporativi all'interno del ministero della Giustizia ». In un momento delicato come questo, con tensioni che maturano tra il personale della base e strumentalizzazioni che partono da precisi settori politici, la decisione dello sciopero tradisce un preciso obbiettivo: «Mira ad ostacolare la riforma penitenziaria e intende ricreare la giungla retributiva». Infatti, una delle prime richieste che le organizzazioni sindacali sosterranno è la «sollecita» corresponsione di una speciale indennità in misura uguale per tutto il personale che effettivamente presta la sua opera negli istituti.

La Stampa 24 maggio 1974


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