Il carcere di Marassi devastato da gruppi di detenuti in rivolta
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STORIA Il carcere di Marassi devastato da gruppi di detenuti in rivolta 25/04/1974 

Verso le 13 sono saliti sul tetto e hanno lanciato tegole - Altri hanno appiccato incendi e distrutto quanto trovavano - Feriti - La sommossa continua nella notte. Violenta rivolta nelle carceri di Marassi, oggi pomeriggio, a Genova: la protesta dei circa 500 detenuti ha, in un certo senso, sconvolto la città, già prostrata dal rapimento del sostituto procuratore Mario Sossi.

Un vice-brigadiere è rimasto ferito. I danni all'interno del carcere sono ingenti. I detenuti genovesi hanno più volte protestato contro il regolamento di Marassi, control limiti imposti durante l'ora « d'aria » e contro il vitto e le condizioni igieniche delle celle. Oggi poco dopo l'una, al termine del pasto, una parte dei carcerati si fermava in cortile scandendo slogans contro il direttore del carcere, dottor Corallo. L'intervento del funzionario e delle guardie che hanno invitato i « ribelli » a rientrare in cella, non ha modificato la situazione che è andata via via peggiorando.

Verso le 18 i detenuti, raggiunto i tetti e le terrazze hanno cominciato a gridare mentre altri carcerati si univano alla protesta sfasciando finestre, suppellettili, armadi, infissi e ad appiccare incendi. Centinaia di agenti, carabinieri e due autopompe dei vigili del fuoco, sono giunti sul posto, mentre il traffico in centro veniva praticamente bloccato. Un vice brigadiere delle guardie di custodia, Alvaro Sensi, di 40 anni, raggiunto da un mattone scagliato dal tetto, è rimasto leggermente contuso a una gamba, mentre un detenuto, Leonardo La Bella, è stato colpito da una tegola lanciata dai suoi compagni che gli ha causato una ferito al cuoio capelluto.

Una ventina di carabinieri si sono inerpicati sulla gradinata dello stadio di Marassi e hanno lanciato contro i rivoltosi arroccati sui tetti candelotti lacrimogeni. Il vecchio edificio è rimasto per oltre un'ora avvolto in una densa coltre di fumo. Intanto avevano raggiunto il carcere il capo della squadra politica, Umberto Catalano, il procuratore generale, Vincenzo Coco, il procuratore capo, Lucio Grisolia, il sostituto procuratore, Luigi Meloni, il colonnello dei carabinieri. Richiese quest'ulti mo e il tenente Gennaro Scala, sono stati colpiti da una coltellata e rimasti leggermente feriti a una gamba.

Verso le 19,30, anche a causa d'una fitta pioggia che si è abbattuta sulla città e che è aumentata col passare dei minuti, e rivoltosi hanno accettato di scendere e si sono raggruppati nel cortile mandando una delegazione a trattare. A tarda notte la discussione era ancora in corso, anche se la situazione si era notevolmente tranquillizzata.

Da indiscrezioni raccolte presso ufficiali e agenti usciti dal carcere, si è appreso che l'interno del vecchio penitenziario è semidistrutto; i danni sarebbero di parecchie decine di milioni.

La Stampa 25 aprile 1974


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