Il ministro Gava risponde ai direttori delle carceri. La richiesta di sostituire i magistrati nella direzione centrale non è accettabile
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STORIA Il ministro Gava risponde ai direttori delle carceri. La richiesta di sostituire i magistrati nella direzione centrale non è accettabile 26/06/1969 

La occupazione, seppure simbolica, del ministero della Giustizia attuata ieri dai direttori delle carceri ha determinato una nota ufficiale del Ministero per taluni chiarimenti e per annunciare che il ministro sen. Gàva «è lieto di ricevere, ora che hanno concluso il loro congresso, i nuovi dirigenti dell'Associazione tra i funzionari direttivi della amministrazione penitenziaria per discutere- le questioni che li interessano ».

La polemica fra i direttori delle carceri ed il ministro è sorta perché il sen. Gavà non è intervenuto, per quanto invitato, ai lavori del congresso. «L'assenza del ministro — è stato precisato nella nota ministeriale — è stata determinata, dalla decisa volontà dei dirigenti dell'Associazione di porre, al centro dei lavori, la primaria, e quasi esclusiva, richiesta che sì affidasse al personale direttivo delle carceri la direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena al posto di magistrati. Il ministro ritiene, invece, che la direzione generale debba continuare a rimanere affidata ai magistrati, e ciò anche in corrispondenza con il senso della riforma processuale penale in corso in materia di esecuzione della pena.

«A prescindere dal merito della questione — continua la nota — è evidente che simili temi di alta politica legislativa sono di esclusiva competenza del Parlamento e del governo e non possono formare oggetto di rivendicazioni dì categoria, anche se sono sempre bene accetti e considerati studi e suggerimenti in proposito. Il ministro aveva esposto questi concetti al Senato il giorno prima che il congresso si aprisse esortando i direttori delle carceri a prendere atto di questi inderogabili indirizzi dì polìtica penitenziaria e ad intrattenersi sui problemi di carriera e di trattamento del personale. « Poiché il congresso — conclude la nota — ha respinto l'esortazione e si è invece fermato, in via principale, sulla rivendicazione della direzione generale degli isti tuti di prevenzione e pena, il ministro ha ritenuto di non dovervi partecipare per ovvi motivi di coerenza con le dichiarazioni rese il giorno prima al Senato ».

Dopo questo chiarimento relativo alla questione di fondo — nella quale i direttori delle carceri si sentono personalmente impegnati al punto da minacciare lo sciopero — la nota ministeriale spiega che «il ministro si è già posto attivamente sulla via di prendere in considerazione i rilievi e le proposte per un migliore trattamento dei detenuti, che sono stati formulati dai funzionari direttivi. « Uguale considerazione — conclude il documento — hanno ottenuto i problemi di carriera e trattamento concernenti non solo gli stessi funzionari direttivi, ma tutto il personale penitenziario; ì relativi schemi di disegno di legge o sono stati trasmessi o sono in via di trasmissione ai ministeri competenti per il necessario concerto ».

La Stampa 26 giugno 1969


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