M5S sceso a compromessi: incarichi importanti affidati a persone vicino al Ministro. La deputata antimafia Aiello lascia il Movimento Cinque Stelle
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MAFIA 41-BIS M5S sceso a compromessi: incarichi importanti affidati a persone vicino al Ministro. La deputata antimafia Aiello lascia il Movimento Cinque Stelle 03/09/2020 

La deputata Piera Aiello lascia il Movimento 5 stelle. "Mi dimetto dal Movimento 5 Stelle, che non mi rappresenta più e continuo la mia attività di parlamentare", annuncia, con una lunga e articolata premessa: "Sono stata eletta il 4 marzo 2018 nel collegio uninominale in provincia di Trapani-Marsala con quasi 80 mila voti, di cui 25mila nominali. Ho deciso così di rimettere in discussione la mia vita, tenuta segreta dal lontano 30 luglio 1991, in quanto testimone di giustizia. Quando mi è stata chiesta la disponibilità alla mia candidatura, ho intravisto la possibilità di portare la mia esperienza di testimone in un'aula parlamentare dove poter esporre le problematiche dei testimoni, dei collaboratori di giustizia e degli imprenditori vittima di racket e di usura".

"Per cominciare, in commissione giustizia i deputati sono incaricati di proporre emendamenti o modifiche su qualsiasi proposta di legge avallata o scritta dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e dal suo ufficio legislativo. Ma dopo mesi di sedicenti confronti, di tutto il lavoro parlamentare non rimane nulla. E' sempre il ministro a decidere tutto e sicuramente non in autonomia, poiché il 90% degli emendamenti portati in commissione e poi in aula vengono bocciati e spesso senza alcuna motivazione valida. Sicuramente sono state fatte leggi importanti come lo "Spazza corrotti'', il "416-ter", la "riforma della prescrizione'', l'inserimento del "Troyan'' come strumento per le intercettazioni, ma di fatto rese vane nel momento in cui vengono mandati agli arresti domiciliari ergastolani del 41bis tramite una semplice circolare concordata con gli organi del Dap e il ministro Bonafede. La suddetta circolare manda infatti agli arresti domiciliari pericolosi criminali ,che hanno ucciso anche bambini, solo perché ammalati e ultra settantenni. Non nego il diritto sacrosanto alla salute, ma così come è stata applicata la legge riguardo l'ormai defunto boss corleonese Totò Riina, curato fino all'ultimo giorno in carcere, così doveva e deve avvenire per tutti gli altri boss mafiosi, altrimenti dov'è il diritto dell'essere uguali di fronte alla legge che tanto viene evidenziato nelle aule dei tribunali? Come può un cittadino fidarsi dello Stato se viene messa in pericolo in primis la propria sicurezza? I testimoni e i collaboratori che hanno contribuito al loro arresto come possono avere certezze di sicurezza? E chi vuole iniziare questo percorso di legalità come può davvero affidarsi allo Stato, se quest'ultimo non dimostra stabilità rendendo effettiva la pena di persone che hanno ancora le mani sporche di sangue?".

"Possiamo fare - continua Aiello - le leggi migliori di questo mondo, possiamo anche modificare la Costituzione, ma se poi non rendiamo reali questi cambiamenti come possiamo professare ideali giusti se siamo noi stessi a tradirli? Nella stessa commissione Giustizia alcuni dei componenti sono stati "inseriti" e con incarichi importanti e di responsabilità, non per meriti o per competenze, tanto meno perché addetti ai lavori, ma solo perché uomini del ministro o affini".

"Sono anch'io - aggiunge - un membro della commissione Antimafia dove coordino il comitato sui testimoni e collaboratori di giustizia e imprenditori vittime di racket e usura. Ho coordinato diverse audizioni, circa 45, dalle quali è emerso tutto il loro disagio. Per quanto riguarda testimoni e collaboratori, anche se sono due figure ben distinte, ascoltandoli è apparso evidente che queste persone vivono da anni in un sistema di protezione che tutto fa fuorché proteggerli, si veda il caso Bruzzese, familiare di collaboratore di giustizia ucciso il 25 dicembre 2018 in regime di protezione in località protetta. Tutti lamentano l'impossibilità di cominciare una nuova vita, dopo anni di spostamenti da una località protetta all'altra, chiedendo cambio di generalità e reinserimento socio-lavorativo per loro e per i loro familiari. Alcuni, dopo più di 10 anni in un programma di protezione oppressivo e limitante, si ritrovano senza la possibilità di un futuro. Puntualmente, ad ogni cambio di governo, entrambe le figure sopracitate chiedono di essere ascoltate per risolvere queste problematiche, e puntualmente i testimoni vengono auditi senza alcuna risposta certa e concreta".

"Non nascondo l'amarezza per tutto il lavoro che ho fatto, non solo in questi due anni da deputato ma anche negli anni quale semplice testimone di giustizia, lavoro vanificato da persone che non solo non si sono mai occupate di antimafia con la formazione adeguata, ma che non hanno ascoltato il mio urlo di dolore che non è altro che la voce di migliaia di persone che non hanno modo di farsi ascoltare e che io mi pregio di rappresentare. Sono stata additata come, e scusate il termine, ''rompicoglioni'', solo perché difendo a spada tratta i diritti di chi come me è stato ''spremuto come un limone'' da organi dello Stato e abbandonato. Sono fiera di essere cosiì come vengo definita, specialmente da colui che per primo mi ha chiamata così, perché ho avuto la certezza che in questa specifica commissione, dove si decide della vita e della morte delle persone, vengono nominati personaggi che non avrebbero mai avuto il coraggio denunciare neanche un semplice furto di galline e nonostante ciò hanno l'arroganza di non ascoltare chi per anni ha vissuto in un sistema di protezione a dir poco surreale".

Inoltre Aiello sottolinea di avere "un preciso dovere verso i ragazzi delle scuole ai quali parlo di Verità, Giustizia e Legalità, ai quali dico di non scendere mai a compromessi, di non chiedere raccomandazioni, di essere se stessi e di guadagnare e raggiungere gli obiettivi prefissati in base al merito; è anche per loro che non posso restare in un Movimento che per anni ha ripetuto i concetti di: Onestà, Meritocrazia e Giustizia ma che alla prova dei fatti è sceso a compromessi, ha costruito cordate, ha attribuito incarichi delicati a individui privi della formazione necessaria per gestire attività vitali per la nostra Repubblica.

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