Maxi retata Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria: fratturavano gambe e braccia per truffare le assicurazioni
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NOTIZIE Maxi retata Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria: fratturavano gambe e braccia per truffare le assicurazioni 15/04/2019 

Cercavano soprattutto giovani e donne per inscenare falsi incidenti. “Così i risarcimenti sono più alti”, spiegavano. Offrivano 300 euro per una gamba da fratturare, quattrocento per un braccio. “Non sentirai niente”. Invece, utilizzavano spranghe, dischi di ghisa, blocchi di cemento e anestetici di scarsa qualità. C’erano due bande a Palermo che reclutavano disperati disposti pure a farsi mutilare pur di racimolare qualcosa per vivere. La procura ha disposto due provvedimenti di fermo urgente. Le squadre mobili di Palermo e Trapani hanno arrestato 34 persone, altre 8 sono state bloccate dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza e dalla Polizia Penitenziaria. Nella lista dei fermati, ci sono un avvocato e alcuni periti assicurativi.

Un maxi operazione, coordinata dai procuratori aggiunti Sergio Demontis ed Ennio Petrigni, per bloccare una lunga catena di orrori: sono circa sessanta le mutilazioni emerse nel corso delle intercettazioni. E i due gruppi erano parecchio agguerriti. Obiettivo, arraffare quanti più risarcimenti dalle compagnie assicurative, cifre che non andavano mai ai disperati che si facevano fratturare braccia e gambe, nonostante le promesse; tutto veniva incassato dai vertici delle due organizzazioni. La Finanza ha scoperto che uno dei capi andava in giro in Porsche e aveva acquistato pure un fuoribordo. Mentre la rete dei complici si allargava sempre più: sono 250 gli indagati di questa inchiesta sulla maxitruffa alle assicurazioni.

L’indagine
Nell’agosto dell’anno scorso, la polizia aveva già arrestato 11 persone, i componenti di altre due bande di “spaccaossa” specializzate nelle truffe alle assicurazioni, un complesso lavoro di ricostruzione curato da due giovani funzionari della Mobile di Palermo, Sara Sapienza e Luca Scittarelli: due degli arrestati hanno poi deciso di collaborare con gli investigatori e hanno raccontato che il fenomeno era ancora più esteso. Le intercettazioni disposte dai sostituti procuratori Alfredo Gagliardi e Daniele Sansone l’hanno drammaticamente confermato, e si è aperto il nuovo scenario.

Nella prima fase, i due gruppi fermati oggi si occupavano di reclutare le vittime. Poi, procedevano alle fratture. Subito dopo, le false vittime degli incidenti venivano accompagnate nelle strade prescelte per la messinscena, dove già si trovavano i testimoni compiacenti, quindi veniva chiamato il 118. In ospedale, entravano in azione altri componenti della banda, che si spacciavano per parenti dei malcapitati, un modo per controllare che tutto andasse per il verso giusto, soprattutto al momento del racconto della dinamica dell'incidente. Dopo le dimissioni dall’ospedale, le vittime venivano assistite con una piccola paga giornaliera.

Intanto, i colletti bianchi delle due organizzazioni si occupavano di istruire le pratiche. Alcune venivano cedute ad altri gruppi, dietro lauti pagamenti, dai 10 ai 40 mila mila euro.
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Le vittime
L’ultima indagine è il racconto della Palermo dei disperati: disoccupati, indigenti, tossicodipendenti, ragazze madri. A qualcuno era stato promesso anche un alloggio popolare, come anticipo del risarcimento. Un giovane tunisino, invece, morì dopo tre fratture: dal ritrovamento di quel cadavere, in strada, era nata la prima inchiesta. Oggi, quell’episodio è stato ricostruito in tutti i suoi drammatici passaggi. Insieme a tanti altri falsi incidenti, che le stesse vittime hanno raccontato dopo essere state convocate dalla polizia.

palermo.repubblica.it


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