Morirono asfissiati 3 detenuti nella cella: assolta la guardia
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STORIA Morirono asfissiati 3 detenuti nella cella: assolta la guardia 11/04/1973 

Le indagini hanno accertato che v'era grande disordine nella prigione: detenuti che giocavano d'azzardo, che trafficavano in valuta, che si drogavano

Fino all'estate del 1970 molti detenuti nel carcere milanese di San Vittore erano liberi di muoversi nei diversi raggi, passavano il tempo giocando d'azzardo, tralficando in valuta e anche drogandosi: queste sconcertanti rivelazioni sono tratte dalla sentenza istruttoria del giudice dott. Vittorio Frascarelli, il quale, dopo quasi tre anni d'indagini, ha assolto l'agente di custodia Stefano Pes, 25 anni, da qualsiasi responsabilità nella tragica fine di tre detenuti morti asfissiati nella loro cella, dopo avere dato fuoco ai materassi in segno di protesta. Il tatto risale al 21 luglio tre anni fa quel giorno, verso le 19, Enrico Delli Carri, detenuto con Marcello Mereo e Gerhard Coser per spaccio di sostanze stupefacenti, tentò di uscire dalla cella per recarsi al gabinetto, ma trovò la porta chiusa. In un accesso di rabbia il carcerato cominciò a gridare e a battere sulla porta per richiamare l'attenzione della guardia carceraria; visto inutile questo suo tentativo, il Delli Carri incendiò il materassino di materia plastica. Rapidamente il fumo saturò il piccolo ambiente. Quando la porta della cella fu aperta, per i tre detenuti non c'era più nulla da fare.

Il magistrato incaricato dell'inchiesta per fare luce sulla vicenda ha interrogato oltre cinquanta persone ed è giunto alla conclusione che l'agente di custodia non è imputabile, perché in nessun modo avrebbe potuto impedire il tragico epilogo della protesta. L'istruttoria ha anche accertato una serie di gravi lacune organizzative nel grande carcere milanese, sia per l'inadeguatezza delle strutture sia per la scarsità del personale: è emerso che i secondini erano sottoposti a turni massacranti di 24 ore.

Ma le rivelazioni più gravi fatte dal magistrato sono sul clima che in quel periodo s'era instaurato nel carcere milanese. Dopo avere constatato che vi era una «generale crisi di valori e di autorità», tanto che i detenuti più influenti erano liberi di circolare nei corridoi e nei bracci, il giudice istruttore rivela che molti carcerati erano soliti giocare d'azzardo e tenere festini a base di super alcoolici e anche droga; in un certo periodo alcuni carcerati sarebbero stati ricoverati in infermeria per intossicazione da sostanze stupefacenti. Non è escluso che le sensazionali rivelazioni del dott. Frascarelli portino alla ricerca di eventuali responsabilità giuridiche per il grave stato di disordine che era nel carcere milanese.

La Stampa 11 aprile 1973


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