Placata la sommossa a Regina Coeli, la rivolta dilaga a Viterbo e Velletri
Home > STORIA

 

STORIA Placata la sommossa a Regina Coeli, la rivolta dilaga a Viterbo e Velletri 30/07/1973 

A «Regina Coeli», semidistrutta dalla rivolta, è tornata la calma, ma la protesta dilaga nelle altre carceri del Lazio a Viterbo e Velletri. La situazione appare particolarmente grave a Velletri, dove un detenuto è rimasto ferito ad una gamba da un proiettile di mitra sparato da un agente di custodia.

La sommossa nelle carceri della cittadina a cinquanta chilometri da Roma si è iniziata nel primo pomeriggio, ma già ieri sera i 72 reclusi avevano organizzato una manifestazione di protesta, rifiutando la cena a scandendo slogans di solidarietà con i colleghi di «Regina Coeli». Oggi poco dopo le 15, alcuni cittadini hanno sentito dei colpi di arma da fuoco sparati all'interno delle carceri, mentre un piccolo gruppo di detenuti raggiungeva il tetto, seguito poi da quasi tutti gli altri. «Abbiamo mandato dieci "volanti" da Roma — ha dichiarato il maresciallo Navarra, della sala operativa — per circondare lo stabile; c'era il rischio che qualche detenuto riuscisse ad evadere arrampicandosi sui tetti del tribunale, che è adiacente alle carceri».

Per scongiurare questa eventualità gli agenti di custodia, nei primi minuti della rivolta, avevano esploso alcuni colpi in aria, con mitra e pistole; uno dei reclusi, Antonio Latini, si è consegnato agli agenti poco dopo: era ferito al ginocchio destro. E' stato ricoverato all'ospedale civico, dove gli hanno riscontrato un foro d'arma da fuoco nella zona mediale dell'articolazione, con ritenzione del proiettile nella parte esterna della coscia destra. Un altro detenuto si è ferito lievemente arrampicandosi sul tetto.

Nel frattempo i detenuti sul tetto della prigione proseguivano nella protesta, chiedendo garanzie, da parte degli uomini politici, per l'attuazione della riforma del codice e degli istituti di pena. «Siamo uomini, non bestie» urlavano «quanto dobbiamo aspettare per essere processati?». Insulti e grida di dileggio erano rivolti alle guardie carcerarie che cercavano di avvicinarsi, bersagliate da tegole e mattoni. I carabinieri della scuola sottufficiali di Velletri ed un plotone del «I Celere» di Roma, che avevano partecipato all'«assedio» di Regina Coeli, sono stati inviati sul posto per stendere un cordone attorno all'edificio. Verso sera la situazione si è calmata, ma la maggior parte dei rivoltosi si trova ancora sul tetto, decisa a portare avanti la protesta.

Una manifestazione analoga, ma di minore rilievo, è in corso a Viterbo, dove una ventina di giovani detenuti in attesa di giudizio nel carcere di Santa Maria in Gradi, dopo essere saliti sul tetto, hanno ottenuto il permesso di tenere una conferenza stampa. «Questa protesta — hanno dichiarato — è l'estremo tentativo pacifico per uscire dalla vergognosa, insostenibile situazione nella quale ci dibattiamo. Noi facciamo parte — hanno concluso — del comitato nazionale dei detenuti, che ha sostenuto la battaglia per le riforme, dicendo no alla rivolta, no alle violenze». In serata i detenuti sono rientrati in cella.

A Regina Coeli sono rimasti solamente i 207 reclusi nel reparto infermeria, che non ha partecipato alla ribellione dei giorni scorsi. Tutti gli altri sono stati accompagnati in diversi istituti di pena: a Palermo, a Lecce, a Bari, a Pisa. Questa mattina è stato possibile fare un primo inventario dei danni subiti dall'antico carcere di via della Lungara; la stima, approssimativa, si avvicina ad un miliardo di lire. La seconda «rotonda», una torre dalla quale si dipartono quattro bracci, è ormai inagibile: i cassoni dell'acqua sono stati divelti, i servizi igienici in pezzi, scardinata la cassaforte. Alcuni oggetti di valore sono spariti, ed il direttore ha annunciato che i responsabili saranno incriminati. Sono stati distrutti anche tutti i televisori del carcere: « Li avevamo comprati poco tempo fa — ha detto il direttore, dott. Pagano — ed erano costati ottanta milioni. Sono veramente addolorato — ha proseguito — non sono riuscito a chiudere occhio la scorsa notte. Perché tanta distruzione? Sembrava che si fosse stabilito un clima tranquillo fra i detenuti, prima della rivolta». Nonostante i danni subiti, « Regina Coeli » non sarà chiusa; fra non molto si concluderanno i lavori di ammodernamento nella prima « rotonda », quella verso il Tevere, alla quale fanno capo quattro bracci.

La Stampa 30 luglio 1973


Google News Penitenziaria.it SEGUICI ANCHE SU GOOGLE NEWS