Protesta di una settantina di detenuti alle Nuove: l'amnistia è insufficiente
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STORIA Protesta di una settantina di detenuti alle Nuove: l'amnistia è insufficiente 05/05/1970 

Accorre un magistrato che registra le richieste. La protesta dei detenuti contro l'amnistia giudicata insufficiente si è estesa dal carcere di Roma alle Nuove di Torino. A Regina Coeli una parte dei carcerati sta facendo lo sciopero della fame.

Nella nostra città un gruppo di una settantina su 680 detenuti ospiti delle Nuove, si è rifiutato di rientrare nelle celle alla fine dell'» aria ». E' accaduto ieri pomeriggio alle 15,30 in uno del sei cortili del reclusorio, quello del secondo braccio. C'erano, per il consueto passeggio pomeridiano, poco più di settanta detenuti, quelli che non vanno al lavoro; del secondo braccio fanno parte 180 detenuti di cui circa un centinaio sono occupati nelle officine e nelle falegnamerie.

La protesta, viene segnalato dal carcere e dalla Procura della Repubblica, è stata ordinata. Quando gli agenti di custodia hanno Invitato i carcerati a rientrare, essi si sono riuniti in un unico gruppo l uno per tutti ha detto che non intendevano tornare ì dentro: volevano parlare con un magistrato per protestare contro l'amnistia e chiedevano che la Di Piazza ieri era a Roma per ragioni d'ufficio; lo sostituiva il vice-direttore rag. Gambera il quale ha immediatamente avvertito la Procura della Repubblica.

E' giunto alle Nuove, alle 16, 11 sostituto Procuratore dott. Giordano. I carcerati hanno letto su La Stampa le notizie che descrivono nelle sue linee generali l'amnistia che il governo ha deciso di concedere In occasione delle prossime elezioni e che dovrà essere approvata dai due rami del Parlamento. Questa notizia ha deluso le aspettative dei detenuti, i quali speravano che "atto di clemenza fosse pari a quello del 1966.

Il dott. Giordano ha tranquillizzato i detenuti illustrando il provvedimento e assicurando che si sarebbe fatto portavoce delle richieste. Verso le 17 nel cortile del secondo braccio è tornata la calma: i carcerati sono rientrati nelle celle senza grida e senza minacce. Il magistrato si è recato a riferire al Procuratore della Repubblica dott. La Marca il quale ha poi informato l'avv. generale Vacca.

Come era nel desiderio dei detenuti, la Procura ha informato i giornali ed ha inviato un rapporto al Ministero.

La Stampa 5 maggio 1970


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