Rivolta di 1800 detenuti nel carcere di Poggioreale
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STORIA Rivolta di 1800 detenuti nel carcere di Poggioreale 13/07/1968 

Sopraffatti gli agenti di custodia durante « la boccata d'aria », si sono abbandonati a gravi atti di vandalismo - Incendi e devastazioni. Il direttore e alcune guardie sarebbero stati tenuti in ostaggio e insultati - Una sessantina di feriti, fra cui un carabiniere e cinque guardie carcerarie - Parecchi reclusi armati di lunghi coltelli si sono azzuffati fra di loro - Chiedono un trattamento meno severo e la riforma carceraria - Dopo qualche ora di tregua, una nuova sommossa è scoppiata nella notte - Tre ostaggi nelle mani dei rivoltosi.

Napoli, 12 luglio. Drammatica e sanguinosa rivolta oggi nel carcere di Poggioreale: i detenuti, sopraffatti gli agenti di custodia, si sono asserragliati nei cortili e nei corridoi della casa di pena, abbandonandosi ad atti di vandalismo e violenza. Il direttore del carcere, dott. Osvaldo Passeretti, ed alcune guardie - secondo notizie trapelate, ma non ufficiali - sono stati tenuti in ostaggio dai rivoltosi per qualche ora e fatti segno ad insolenze e gestì ingiuriosi.

Nella notte la situazione — dopo una tregua — si era fatta nuovamente grave: circa 500 rivoltosi impegnavano le forze dell'ordine. I reclusi — circa 1800 —, nella fase più accesa della rivolta, hanno seminato panico e terrore. Hanno appiccato il fuoco al deposito viveri e vestiario, e avrebbero distrutto la sala di rappresentanza, che accoglieva quadri dì importanti autori.

Quasi tutti i padiglioni sarebbero stati devastati. Dense colonne di fumo questa sera si innalzano dal cortile, ove bruciano ancora le macchine degli impiegati date alle fiamme dai carcerati. Momenti altamente drammatici si sono avuti quando i reclusi, divelti i cancelli delle celle, hanno raggiunto le cucine, e si sono impadroniti di acuminati coltelli, con i quali hanno minacciato una strage e tentato di evadere.

Una sessantina i feriti: agenti di custodia percossi e malmenati, e molti reclusi che si sono azzuffati.tra dì loro. Scarse le notizie. Si sa soltanto che il detenuto venticinquenne Giuseppe La Spina è stato sottoposto nell'infermeria del carcere ad un delicato intervento chirurgico per estrargli un proiettile dì mitra che lo aveva raggiunto alla schiena. Sono ricoverati nell'infermeria del carcere anche Giuseppe Mondo di 25 anni e Giuseppe Crìspo di 26, con ferite provocate da armi da taglio in tutto il corpo.

Nell'ospedale di Loreto in via Marittima, sono stati ricoverati il brigadiere dei carabinieri Giuseppe De Simone, colpito alla testa, e gli agenti di custodia Luigi Ricciardi e Giuseppe Fabozzi.

Causa della ribellione è la mancanza d'acqua, che da oltre un mése viene razionata per i detenuti. Essa è erogata soltanto al mattino, e l'elevata temperatura di questi giorni aveva creato una situazione di insostenibile disagio. Già nei giorni scorsi vi era stato un certo fermento, e ieri sera 230 detenuti del padiglione Salerno avevano inscenato una rumorosa manifestazione di protesta, battendo le gavette contro le sbarre delle celle. Il direttore Passeretti aveva promesso tutto il suo appoggio per migliorare la situazione, ed aveva assicurato i detenuti che da oggi vi sarebbe stata per tutti una razione supplementare d'acqua.

Invece stamane, verso le ore 9, il capo degli agenti di custodia maresciallo Salemme — secondo fonti non ufficiali — si è recato nel padiglione in fermento, ed ha prelevato dieci elementi che avevano istigato i compagni alla manifestazione della sera precedente, portandoli in cella di isolamento. Questo gesto, unito alla promessa non mantenuta riguardante la distribuzione supplementare dell'acqua, è stata la scintilla che ha dato luogo alla sedizione.

Verso le ore 10,30, quando per seicento reclusi è giunta l'ora della rituale «boccata d'aria». I prigionieri in rivolta si sono rifugiati sulle terrazze del carcere di Poggioreale. Sullo sfondo, il fumo degli incendi appiccati dai detenuti.

I detenuti, approfittando della condizione di inferiorità dei sessanta agenti di custodia che sorvegliavano la passeggiata all'aperto, si sono scagliati addosso alle guardie, immobilizzandple. Impadronitisi delle chiavi, hanno aperto i cancelli degli otto padiglioni maschili, e l'ammutinamento in pochi minuti è dilagato in tutto il vasto complesso carcerario, che occupa un'area di 12 mila metri quadrati. I carcerati hanno sfondato i lucernari, ed hanno raggiunto i tetti dell'edificio, occupando posti strategici. Il direttore delle carceri, che si adoperava per ristabilire l'ordine — come abbiamo detto — sarebbe stato preso in ostaggio da rivoltosi, ed innaffiato con secchi di acqua sporca, mentre altri lo dileggiavano volgarmente.

Dato l'allarme, sul posto sono accorse ingenti forze di polizia, carabinieri e vigili urbani, che hanno presidiato l'intera zona. La notizia della rivolta ben presto si è diffusa in città, ed è stato un accorrere angoscioso verso Poggioreale di parenti e congiunti dei carcerati. E' stato necessario chiedere rinforzi e dalla scuola allievi agenti di custodia di Portici sono confluiti circa 500 elementi, per fronteggiare la grave situazione che si andava determinando anche all'esterno della casa di pena.

Infatti, qui la situazione non era meno drammatica. Le madri, le spose, i figli, invocavano per nome i loro parenti, scongiurandoli di desistere da ogni azione criminosa che potesse costare loro la vita. Momenti di toccante umanità si sono avuti quando alcuni detenuti, riusciti a salire su un terrazzo di un edificio nei pressi della strada, con sventolio di fazzoletti hanno salutato ì parenti.

Soltanto nel tardo pomeriggio, stanchi della lunga battaglia, i reclusi hanno deciso di arrendersi. Una delegazione si è recata a parlamentare con il procuratore generale della Repubblica dott. Avitabile, il procuratore capo del tribunale dottor Del Giudice, e l'ispettore generale Celle case di detenzione dott. Santangelo, inviato da Roma con urgenza a Poggioreale.

Essi hanno chiesto un trattamento meno severo: qualche ora di « aria » in più al giorno in considerazione del caldo torrido e soffocante; la riforma del codice di procedura penale e la riforma carceraria.

A tarda ora della notte — come si è detto — la situazione nel carcere di Poggioreale è nuovamente peggiorata e tre ostaggi sono nelle mani dei rivoltosi. I detenuti che si sono asserragliati nei padiglioni « Salerno » e « Livorno », completamente devastati e privi di sbarre di protezione alle celle, continuano a tumultuare ed incitare i compagni a proseguire nella sommossa. Si tratta di circa 500 giovani reclusi in attesa di giudizio.

Il bilancio dei feriti fino a questo momento è ancora incerto: si parla di una sessantina di feriti tra i detenuti ma si ingnora in quali circostanze e come essi siano rimasti infortunati.

Altri tre agenti di custodia sono stati malmenati dai reclusi e hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari nell'infermeria del carcere. Le autorità, malgrado che la situazione sia sotto controllo, non nascondono che la rivolta va assumendo aspetti sempre più preoccupanti. Nelle garitte montano la guardia numerosi agenti, per evitare tentativi di evasione in massa.

Alcuni colpi d'arma da fuoco risuonano a brevi intervalli di tempo e si suppone che essi siano esplosi dalle guardie a scopo intimidatorio. Si è appreso che è allo studio un piano di trasferimento dei detenuti in altre carceri del Sud Italia. Si tratta di allontanare i più pericolosi che hanno capeggialo la rivolta.

 

Comunicato del ministero sulla rivolta in carcere

La Direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena del Ministero di Grazia e Giustizia ha dato questa sera la seguente versione degli incidenti avvenuti nel carcere di Poggioreale: «Alle ore 11 di questa mattina nelle carceri giudiziarie di Napoli circa 700 detenuti su circa 2000 si sono rifiutati di rientrare nell'interno delle sezioni. L'atteggiamento di protesta è stato determinato, secondo quanto proclamato dagli stessi detenuti, principalmente per sollecitare la riforma dei Codici ed in parte anche per lamentare l'insufficiente erogazione idrica.

A seguito dell'intervento delle autorità giudiziarie locali e dell'opera di persuasione svolta dall'ispettore distrettuale e dal direttore e dall'altro personale civile e militare dell'istituto, alle ore 15,30 la situazione si è avviata verso la normalità.

« Non è esatto che il direttore del carcere sia stato preso in ostaggio dai detenuti: invero il direttore si è portato coraggiosamente tra ii rivoltosi per indurli a rientrare in ordine nei padiglioni ».

La Stampa, 13 luglio 1968


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