Rivolta di detenuti nel carcere di Catanzaro. Cinquanta reclusi, barricati nelle camerate, incendiano tavoli e brande
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STORIA Rivolta di detenuti nel carcere di Catanzaro. Cinquanta reclusi, barricati nelle camerate, incendiano tavoli e brande 12/06/1968 

Alcuni detenuti del carcere di « S. Giovanni » hanno tentato una rivolta, oggi pomeriggio. Motivo: secondo gli organizzatori della sommossa il cibo è insufficiente e la disciplina troppo severa. La calma è stata ristabilita dopo due ore dense di drammatici episodi.

I disordini sono cominciati verso le 18, quando i 260 detenuti, sotto la vigilanza delle guardie carcerarie, stavano per incamminarsi verso il refettorio. Improvvisamente circa cinquanta carcerati si sono rifiutati di lasciare le due camerate dove si trovavano, inscenando una violenta protesta. La situazione è apparsa subito critica. I reclusi, asserragliati nei locali, avevano rotto tavoli e brande e vi avevano appiccato il fuoco. Il denso e irrespirabile fumo sprigionatosi dalle fiamme metteva in pericolo la vita degli stessi rivoltosi; tutto il carcere è risuonato per un'ora di grida e di invocazioni di aiuto.

Il direttore della casa di pena ha chiesto allora l'intervento dei carabinieri e della polizia per tenere a bada anche gli altri carcerati che tentavano di unirsi ai compagni. L'ordine è stato ristabilito soltanto dopo che militi e agenti hanno fatto uso degli idranti per spegnere le fiamme e per indurre i rivoltosi alla calma. Il fermento è continuato, però, fino a quando sul posto non è giunto il procuratore capo del Tribunale di Catanzaro, dott. Fabiano Cinque; egli ha parlato ai detenuti assicurando una inchiesta sulle cause delle lagnanze.

La Stampa, 12 giugno 1968


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