Rivolte nelle carceri: dopo ieri a Salerno, oggi a Modena, Frosinone, Napoli, Alessandria
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NOTIZIE Rivolte nelle carceri: dopo ieri a Salerno, oggi a Modena, Frosinone, Napoli, Alessandria 08/03/2020 

Sabato sera 7 marzo è scoppiata la rivolta nel carcere di Salerno, oggi (domenica 8 marzo 2020) la protesta si è spostata a Modena, Frosinone, Napoli e – denunciano alcuni sindacati di Polizia Penitenziaria – Alessandria.

 

A Salerno i detenuti sono rientrati nelle celle solo dopo aver causato danni molto ingenti agli arredamenti e a tutto quello che potevano distruggere nelle celle e nei corridoi. L’interruzione volontaria della rivolta ha scongiurato l’intervento della forza pubblica a ristabilire l’ordine.

Il motivo della protesta, esplicitato in un documento consegnato alla direzione della prigione, è la sospensione dei colloqui «a vista» con i familiari introdotta con il decreto anti-contagio varato dal governo per fare pronte al diffondersi del coronavirus.

 

 

E per questa stessa ragione, nella giornata di oggi, le rivolte, anche violente, si sono propagate negli altri istituti. La situazione più preoccupante sembra essere quella di Modena, dove i reclusi hanno «conquistato» gli spazi comuni arrivando fino alla portineria, provocando l’uscita del personale presente: una ventina tra agenti di custodia (due dei quali leggermente feriti) e personale sanitario. Fuori dall’istituto sono arrivati poliziotti in tenuta antisommossa, vigili del fuoco e le autorità di pubblica sicurezza.

A Frosinone un centinaio di detenuti hanno scavalcato alcuni muri interni della prigione – senza quindi evadere, come s’era sospettato in un primo momento – e chiesto di parlare con il garante regionale Stefano Anastasia, che è giunto sul posto.

Nel carcere napoletano di Poggioreale una trentina di rivoltosi sono saliti sui tetti, inveendo a gran voce contro il provvedimento che limita o sospende i colloqui diretti (sostituiti con quelli via skype o con un maggior numero di telefonate rispetto a quelle consentite), spalleggiati da alcuni parenti che, in strada, hanno bloccato il traffico per propagandare all’esterno la protesta. Tornando a chiedere provvedimenti di amnistia e indulto di cui già da qualche giorno s’è ricominciato a parlare. Anche da parte di alcuni magistrati.

Il blocco dei colloqui, così come quello previsto della concessione dei permessi premio e della possibilità di uscire ogni giorno dal carcere per rientravi la sera per chi è assegnato al lavoro esterno, arriva quando la tensione già alta a causa del sovraffollamento degli istituti: 61.230 reclusi al 29 febbraio 2020, a fronte di 50.951 posti (teorici, perché alcune migliaia sono indisponibili).

Corriere.it

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