Una guardia uccide due colleghi che aveva scambiato per banditi
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STORIA Una guardia uccide due colleghi che aveva scambiato per banditi 17/12/1971 

Tragico equivoco negli uffici del ministero di Grazia e Giustizia. Le vittime, allievi sottufficiali, avevano 23 e 24 anni - In abiti borghesi erano saliti in anticipo negli uffici per ritirare la «tredicesima» - La guardia (19 anni) ha dato l'«alt»: uno di loro ha risposto con una (rase scherzosa, « Io questo me lo mangio », e sono andati avanti - A questo punto il giovane ha sparato una raffica.

Convinto di trovarsi di fronte due rapinatori, un agente di custodia di 19 anni, di guardia alla cassaforte della Ragioneria centrale del ministero di Grazia e Giustizia, ha ucciso con una raffica di mitra due colleghi che, in borghese, erano andati a ritirare la gratifica natalizia. A sparare è stato Nicola Iorio, 19 anni, di Santa Maria Capua Vetere, in servizio da soli cinque mesi, nel Corpo delle guardie carcerarie. Le vittime sono gli allievi sottufficiali della, Scuola di formazione del carcere di Rebibbia, Umberto Marsili di 23 anni e Venerio Candidi di 24 anni. Al capo della squadra omicidi della Mobile romana, dott. Gianfrancesco, Nicola Iorio ha raccontato piangendo le fasi del drammatico equivoco: «Ero di guardia alla cassa — ha detto — e imbracciavo il mitra. Improvvisamente si è aperto l'ascensore e mi sono trovato, a tre passi due uomini "Alto là, ho detto loro, sono armato " ». « " Non scherzare " hanno risposto; "Non vi muovete " ho replicato. Invece di fermarsi, uno ha detto all'altro: "Io questo me lo mangio". E' stato a questo punto che ho innestato il caricatore nel Mab e, appena si so no mossi, ho lasciato partire una raffica». Dalla canna corta del mitra di Nicola Iorio sono partiti 22 proiettili. Alcuni hanno colpito in pieno torace i due allievi sottufficiali, altri si sono conficcati nella parete dello stretto corridoio che immette nell'ufficio cassa, al terzo piano del palazzotto di via Giulia, sede della Ragioneria del ministero di Grazia e Giustizia. Crivellati dai colpi, Umberto Marsili e Venerio Candidi sono caduti a terra, dinanzi all'ascensore. Ai primi soccorritori è apparso subito chiaro che per loro non c'era più nulla da fare. L'autoambulanza chiamata da un agente in servizio alla porta è stata fatta rientrare: i proiettili avevano fulminato i due giovani e tentare il trasporto in ospedale sarebbe stato ormai inutile. Per sapere quanto fosse accaduto ai cronisti in attesa in via Giulia è occorso del tempo: l'ingresso del palazzo era sbarrato a chiunque in attesa del magistrato e, a rendere più oscura la storia, era la targa affissa al portone d'ingresso: « Istituto di ricerca della Nato per la difesa sociale ».

« S'è trattato di un drammatico equivoco — aveva detto il capo della Squadra mobile, D'Alessandro — ci sono due morti al ministero di Grazia e Giustìzia » e non aveva aggiunto che l'Istituto di ricerca della Nato è ospitato nello stesso edificio della Ragioneria centrale del ministero di Grazia e Giustizia, ma è separato dal resto del palazzo. Col. trascorrere dei minuti sono arrivati alle 19,30 in via Giulia gli altri allievi della scuola sottufficiali di Rebibbia, anche loro per riscuotere la tredicesima mensilità. Tutti conoscevano i due colleghi uccisi e si sono avuti momenti di grande commozione. I due allievi facevano parte della squadra di calcio del Corpo degli agenti di custodia ed erano molto noti ed ammirati. Anche oggi, nel primo pomeriggio, liberi dagli impegni del servizio i due sottufficiali avevano preso parte agli allenamenti della Astrea, la loro squadra di calcio, poi, con un'ora d'anticipo s'erano recati nello stabile di via Giulia. Il cassiere aveva preannunciato che avrebbe iniziato i pagamenti alle 18,45. Umberto Marsili e Venerio Candidi sono arrivati invece alle 17,40. « Nicola Iorio — ha detto il capo della « Omicidi » — quando ha visto i due uscire dall'ascensore in abiti borghesi e con grande anticipo rispetto all'orario previsto ha perso la testa ».

Stanotte, in stato di choc, è stato portato nell'infermeria della caserma: per ore ha continuato a ripetere: « Mi hanno fatto uno scherzo, un brutto scherzo; ho avuto paura dei banditi». Il dott. Ieraci, il magistrato incaricato dell'inchiesta, ha interrogato a lungo Nicola Jorio. Ancora non è stato preso alcun provvedimento penale contro di lui. Gli investigatori hanno detto che egli verrà affidato in un primo tempo ai suoi superiori; poi il dott. Ieraci, in base ad ulteriori accertamenti ed al rapporto che gli verrà fatto dai superiori dell'agente, deciderà i provvedimenti.

Allontanandosi da via Giulia, il capitano Nobili, dei carabinieri, che è stato uno dei primi a giungere sul posto, ha escluso che Nicola Jorio possa essere arrestato: « E' stato un banalissimo incidente — ha detto l'ufficiale — Jorio ha intimato l'alt gli altri non hanno ubbidito e lui ha sparato ». A questo proposito si è appreso che uno dei due agenti colpiti a morte, prima che Nicolo Jorio sparasse, aveva portato una mano nella tasca interna della giacca probabilmente per prendere un documento di riconoscimento. « E' stato questo gesto forse — ha detto il capo della Sezione omicidi dott. Gianfrancesco — che ha convinto definitivamente Jorio che si trattava di due rapinatori. Il giovane ha creduto che l'agente stesse prendendo un'arma ed ha sparato ». A tarda sera sono state avvertite le famiglie dei due sottufficiali.

La Stampa 17 dicembre 1971

 


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