Vulcano sconta 14 anni, sposa l'ex vice-direttrice del carcere
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STORIA Vulcano sconta 14 anni, sposa l'ex vice-direttrice del carcere 11/08/1972 

La cerimonia negli uffici di Regina Coeli a Roma. Dopo il rito, Giuliana Meogrossi si è recata nell'alloggio della suocera, una contessa torinese - La giovane ha detto: "Avremmo voluto concludere la nostra storia a Rebibbia, nella stanza dove ci siamo innamorati" - Vulcano, riconosciuto colpevole d'aver ucciso l'amante, deve restare in cella ancora 7 anni.
Marino Vulcano e Giuliana Meogrossi si sono sposati stamane, poco dopo le 9, davanti all'ufficiale di Stato civile convocato negli uffici della direzione del carcere di Regina Coeli per celebrare il rito.

Gli sposi, niente vestito bianco per lei, pantaloni scuri e camicia bianca per lui, hanno pronunciato il « sì » con voce commossa. Subito dopo la cerimonia, alla quale erano presenti soltanto i testimoni e il vicedirettore del carcere, Giuliana Meogrossi ha lasciato Regina Coeli. Si è rifugiata in casa della suocera, la contessa torinese Cea Cerminati che ha preso in affitto un alloggio a Roma per essere più vicina al figlio, condannato a 14 anni di reclusione perché riconosciuto colpevole di aver ucciso, nel dicembre del '64, la sua amante, la studentessa di scienze politiche Carla Torti, di 24 anni. Rientrando nell'appartamento che già da qualche mese la ospita, Giuliana Meogrossi ha detto alla suocera: « Marino ed io avremmo voluto concludere la nostra storia d'amore a Rebibbia, nella stessa stanza che ha visto nascere il nostro idillio ».

Giornalisti e fotografi per tutta la giornata hanno sostato dinanzi all'abitazione di via San Crescenziano, al quartiere Trieste, nella speranza di poter parlare con la nuova signora Vulcano. L'ex vicedirettrice del carcere di Rebibbia appena arrivata dinanzi ai portone d'ingresso si è subito diretta all'ascensore, lasciandosi soltanto ritrarre per un brevissimo istante dai fotografi; poi si è chiusa in casa. « Diventerò la signora Vulcano », aveva dichiarato la giovane funzionarla del Ministero di Grazia e Giustizia, in aprile, all'indomani dello scandalo, quando i fiori d'arancio già si profilavano sul suo orizzonte appena oscurati dall'ombra del carcere. Due erano gli ostacoli: il precedente matrimonio del fidanzato con Giuliana Marino e la pena ancora da scontare. Il primo ostacolo è stato rimosso con una sentenza di divorzio del magistrato romano. Il secondo invece è rimasto: in appello, per Marino Vulcano i giudici hanno confermato la sentenza di primo grado.

Sette anni di carcere ancora da scontare noli hanno però scoraggiato la bella ex yicedirettrice di Rebibbia, procuratrice legale ed assistente universitaria. « Giuliana è una donna volitiva — ha detto della sposa oggi un ex collega — e ha deciso di continuare l'idillio con il detenuto, fino a sposarlo. Saprà aspettarlo, farà di tutto per tirarlo fuori dal carcere, e ci riuscirà: è probabile che Vulcano lasci Regina Coeli prima del '79». Figlia d'un maresciallo dei carabinieri, nata in provincia e venuta a Roma appena adolescente, l'ex vicedirettrice del carcere di Rebibbia fin da giovane ha sempre mostrato di sapere quello che vuole e la sua biografia lo dimostra. Compiuti brillantemente gli studi in giurisprudenza, subito diventa assistente nell'Ateneo romano, poi vince il concorso presso il ministero di Grazia e Giustizia, e comincia con entusiasmo la carriera. « Fare la carceriera — dichiarò nel giugno scorso — non era per me una vocazione. Ma ho sempre svolto la mia attività tenendo presente che il detenuto non deve espiare una pena, ma deve essere aiutato a riabilitarsi ».

La giovane donna non aveva però previsto che si sarebbe innamorata di un detenuto che le faceva da scrivano. Né avrebbe mai pensato di convolare a nozze in un disadorno ufficio di Regina Coeli. Vulcano si rivela colto, versatile, brillante, esperto nella dialettica delle idee e nella passione dei sentimenti. Le lunghe ore passate insieme nell'ufficio di Rebibbia modificano i rapporti tra funzionarla e detenuto e a poco a poco fanno nascere un amore incontenibile. La « quarta donna » di Marino Vulcano, adesso, non potendo fare la moglie, fa il tirocinio di madre e nella casa di via San Crescenziano si occupa del figlio del marito, Marino junior, nato dall'unione di Vulcano con Carla Torti. Le altre tre compagne che il detenuto ha avuto nella sua vita sono « storie passate, che non contano ». La prima moglie ha accettato di buon grado il divorzio; Carla Torti è morta; la indossatrice Paola Parisi, dopo un tentativo di reinserimento, durante il processo d'appello, si è di nuovo dileguata. Giuliana Meogrossi è invece decisa a restare nel cuore del suo uomo.

La Stampa 11 agosto 1972


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