Lorenzo Famiglietti, Remo Forgetta, Gennaro Bartolo: deceduti nel terremoto dell'irpinia del 1980 nel carcere di Sant'Angelo dei Lombardi
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CADUTI Lorenzo Famiglietti, Remo Forgetta, Gennaro Bartolo: deceduti nel terremoto dell'irpinia del 1980 nel carcere di Sant'Angelo dei Lombardi 23/11/2018 

Il 23 novembre 1980 un terremoto colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale.

Caratterizzato da una magnitudo di 6.9 con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania, causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. Tra coloro che persero la vita, anche tre colleghi degli allora Agenti di Custodia che morirono sotto le macerie del carcere di Sant'Angelo dei Lombardiche ora è intitolato proprio alla loro memoria.

Targa di intitolazione del Carcere di Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino)

 

Lorenzo Famiglietti

Lorenzo Famiglietti

Appuntato degli Agenti di Custodia. Nato a Villamaina(AV) il 25 giugno 1940.

In servizio presso la Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, il 23 novembre 1980, durante un violento terremoto, perdeva la vita nell’espletamento del servizio istituzionale, unitamente ai colleghi Gennaro Bartolo e Remo Forgetta.

 

Remo Forgetta

Remo Forgetta

Appuntato degli Agenti di Custodia. Nato a Galluccio (CE) il 22 gennaio 1941.

In servizio presso la Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, il 23 novembre 1980, durante un violento terremoto, perdeva la vita nell’espletamento del servizio istituzionale, unitmanete ai colleghi Gennaro Bartolo e Lorenzo Famiglietti.

 

Gennaro Bartolo

Gennaro Bartolo

Appuntato degli Agenti di Custodia. Nato a Apice (BN) il 22 maggio 1942.

In servizio presso la Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, il 23 novembre 1980, durante un violento terremoto, perdeva la vita nell’espletamento del servizio istituzionale, unitamente ai colleghi Remo Forgetta e Lorenzo Famiglietti.

 

Un quarto collega deceduto? (In realtà era un dipendente comunale)

In un articolo de La Stampa del 25 novembre 1980 viene riportato un quarto collega rimasto ucciso dalle macerie, ma in un altro carcere. "A Frigento, tremila abitanti, i cadaveri recuperati sono 4, alcune decine i feriti, notevoli i danni. Nel carcere mandamentale della cittadina erano rinchiusi 7 detenuti. Dopo la prima scossa, uno degli agenti di custodia ha aperto le celle per farli uscire; in suo aiuto è accorso un collega, De Luca, che è stato ucciso da un crollo (in realtà si trattava di custodi civili pagati dal Comune in servizio nelle Case Mandamentali - ndr). La prigione è inagibile e i reclusi collaborano con gli altri cittadini alle operazioni di soccorso."

 

Uccisi tre detenuti e 7 feriti nella rivolta di Poggioreale

Quattro sono stati colpiti con rudimentali armi da taglio, uno da un proiettile sparato forse a scopo intimidatorio dagli agenti di custodia - Molti reclusi sono stati trasferiti.

La rivolta nel carcere di Poggioreale scoppiata durante il terremoto è l'ultimo episodio di violenza accaduto nella casa di pena napoletana, la più affollata d'Europa (1900 reclusi). Nei drammatici momenti della scossa tellurica si è approfittato del panico e della confusione per compiere atti violenti, regolare conti in sospeso, forse uccidere qualche sospetto delatore o rivale in traffici illeciti. Tre reclusi sono stati uccisi a coltellate, sette sono rimasti feriti, uno è in fin di vita.

Un bilancio pesante. I morti sono: Michele Casillo, 27 anni; Giuseppe Clemente, 24 anni; Antonio Palmieri, 26 anni. Sono tutti noti nell'entroterra napoletano, erano in carcere in attesa di giudizio. Si trattava di esponenti della manovalanza, nessuna figura di spicco, ma uomini legati a clan in lotta tra di loro. La dinamica degli agguati denuncia la volontà di approfittare del panico e della confusione creati dalle violente scosse di terremoto per eseguire le sentenze di morte. Michele Casillo era ricoverato nell'infermeria del carcere e 11 è stato raggiunto dagli ag- Castellammare di Stabia.

Cinque o sei detenuti armati di coltelli — ricavati affilando i manici di cucchiai e forchette — hanno fatto irruzione cogliendo di sorpresa il personale addetto all'assistenza e alla sorveglianza; hanno stroncato sul nascere i tentativi del medico e di un agente di custodia di opporsi, li hanno presi in ostaggio e hanno ucciso Casillo. Giuseppe Clemente è stato trovato morto in un corridoio del padiglione «Avellino», ieri mattina, quando la sommossa era già stata domata. Analoga sorte è toccata ad Antonio Palmieri. Era già sfuggito, mesi fa, a un attentato, mentre era ricoverato all'ospedale Cardarelli. Anche in quell'occasione aveva agito un commando che però non era riuscito a portare a termine l'impresa. Le tre vittime erano in attesa di giudizio: Casillo era accusato di associazione per delinquere e detenzione di armi; Clemente di sequestro di persona e Palmieri di tentato omicidio. Tra i feriti il più grave è Ciro Di Domenico. E' ricoverato all'ospedale Caldaroni, sotto stretta sorveglianza. La prognosi è riservata. E' stato colpito all'addome e al petto e ha riportato lesioni di organi interni. Era in carcere per rapina ed estorsione.

Degli altri reclusi rimasti feriti, soltanto Enrico Buonoconte, di 51 anni, presenta una ferita d'arma da fuoco. Si ignora se sia stato raggiunto da un protettile sparato da agenti di custodia a scopo intimidatorio durante la rivolta, quando i duemila detenuti, rotti i cancelli delle celle, in preda al terrore si sono riversati nei cortili della casa di pena. Non si esclude l'eventualità che possa però essere stato oggetto, anche lui di un regolamento di conti.

Si ignorano le motivazioni delle aggressioni, ma si suppone che trovino radici nella spietata rivalità tra bande. Le indagini sono affidate ai sostituti procuratori del tribunale Regillo, Pace e Martusclello. n ministero di Grazia e Giustizia ha inviato ieri a Napoli un ispettore per seguire da vicino le inchieste. Si è appreso, infine, che ieri 11 boss Raffaele Cutolo, indicato come il capo della nuova camorra, si è adoperato per placare gli animi, per riportare i compagni alla ragione durante i momenti più drammatici della rivolta. Due suoi luogotenenti hanno fatto parte della delegazione incaricata delle trattative con il direttore della casa di pena per ottenere che le celle, nell'eventualità di nuove scosse di terremoto, rimanessero aperte in modo da poter raggiungere rapidamente i cortili.

Tuttavia, anche nella giornata di ieri la tensione nel carcere non ha accennato ad attenuarsi. I detenuti sono inquieti, si è deciso di ridurne il numero anche in considerazione dei danni subiti da alcuni padiglioni a causa del sismo e della sollevazione. Trentadue sono già stati trasferiti ieri, altri partiranno oggi.

Per tutta la notte, il carcere di Poggioreale è rimasto illuminato dai riflettori e presidiato da ingenti reparti di forze dell'ordine, per stroncare sul nascere eventuali nuovi tentativi di sollevazione o di evasione. 

La Stampa, 25 novembre 1980


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