Polizia Penitenziaria e Finanza hanno arrestato un avvocato e la moglie di un detenuto per aver consegnato droga nel carcere di Siracusa
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ARRESTI POLIZIA PENITENZIARIA Polizia Penitenziaria e Finanza hanno arrestato un avvocato e la moglie di un detenuto per aver consegnato droga nel carcere di Siracusa 14/05/2020 

I finanzieri del comando provinciale di Siracusa e la Polizia Penitenziaria del Nucleo Investigativo Centrale stanno eseguendo in queste ore due misure cautelari personali, disposte dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un avvocato del foro del capoluogo aretuseo e di una donna residente in città.

I due, in concorso tra loro, hanno consentito a un detenuto, ristretto nel Reparto Alta Sicurezza del carcere Cavadonna, di approvvigionarsi, a più riprese, di hashish.

Agli arresti domiciliari un avvocato di Avola di 67 anni. Nei confronti della donna, una 30enne compagna del detenuto, è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di soggiorno.

Le investigazioni, condotte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Siracusa e dal Nucleo Investigativo Regionale Polizia Penitenziaria di Palermo, coordinato dal Nucleo Investigativo Centrale Polizia Penitenziaria di Roma e sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, hanno portato alla luce un generale contesto illecito, nell’ambito del quale sono state accertate reiterate consegne di sostanze stupefacenti al detenuto. Il legale del carcerato gli avrebbe consegnato, nel corso dei colloqui intercorsi in carcere, diversi quantitativi di sostanza stupefacente, che veniva poi “condivisa” con altri “soggiornanti” sempre nel Reparto Alta Sicurezza del carcere.

Le attività di Polizia giudiziaria hanno svelato anche i dettagli dell’approvvigionamento clandestino di droga. I congiunti del detenuto, l’ex moglie e le figlie, procuravano il “fumo” e lo consegnavano all’attuale compagna del recluso. Quest’ultima, una volta “confezionato” l’hashish, nascosto in vasetti di crema per uso cosmetico, lo affidava al legale per il successivo recapito al suo assistito.

Dalle indagini è emerso poi che il detenuto, pur ristretto in carcere, ha illegalmente avuto in uso cellulari attraverso i quali periodicamente ordinava la droga ai propri congiunti. Le attività di intercettazione delle utenze telefoniche, assieme a ulteriori riscontri investigativi acquisiti sul campo, hanno consentito di ricostruire, nel periodo intercorrente tra la fine di novembre dello scorso anno e i primi giorni di febbraio di quest’anno, sei distinte consegne di sostanze psicotrope, eseguite dall’avvocato “in barba ai controlli” e in atteggiamento di complicità e di illecita intesa con tutti i soggetti coinvolti, con i quali egli avrebbe invece dovuto intrattenere rapporti esclusivamente professionali.

Durante il periodo d’indagine, a carico del detenuto sono stati eseguiti due sequestri di stupefacenti: il primo nel mese di dicembre, nel corso di un’attività di controllo d’istituto a carattere generale, un secondo lo scorso febbraio, a seguito di una perquisizione personale operata nei suoi confronti al termine di un colloquio con il difensore. Quest’ultima operazione era stata opportunamente finalizzata a riscontrare gli elementi probatori via via emergenti dalle complessive investigazioni condotte.

Altre attività di perquisizione, con l’ausilio di unità cinofile, sono ancora in corso in città e in tutte le camere di pernottamento del Reparto Alta Sicurezza della casa circondariale per requisire le eventuali sostanze stupefacenti ancora lì e soprattutto di sequestrare i cellulari illecitamente introdotti, arrestando così qualsiasi possibilità di ulteriore illecito contatto telefonico con l’esterno.

Inoltre, alla luce del grave “sistema” scoperto nel carcere Cavadonna, è in corso il trasferimento in altri istituti penitenziari di 5 soggetti del Reparto Alta Sicurezza.

Oltre all’avvocato arrestato e alla donna sottoposta all’obbligo di dimora, sono indagate altre 6 persone che si sono adoperate per l’approvvigionamento della droga. Con questi ultimi alcuni carcerati hanno intrattenuto di nascosto conversazioni telefoniche attraverso i cellulari illecitamente introdotti nella struttura penitenziaria e nella loro costante disponibilità.

Agli indagati, a vario titolo e in concorso, vengono contestati i reati di illecita detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, ai sensi dell’art. 73 del D.P.R. 309/1990 – Testo Unico sugli stupefacenti.

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