Ripristinata di fatto la circolare accusata di aver scarcerato i boss mafiosi e che portò alle dimissioni di Basentini e Romano
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NOTIZIE Ripristinata di fatto la circolare accusata di aver scarcerato i boss mafiosi e che portò alle dimissioni di Basentini e Romano 05/07/2020 

Ripristinata, di fatto, la Circolare delle polemiche che portò alle dimissioni di Basentini. A sorpresa, nella circolare del Dap del 30 giugno, viene allegato il protocollo del ministero della Salute, che indica di "favorire l'applicazione di misure alternative alla detenzione per tutte le persone che presentano gravi patologie che possono essere significativamente complicate dal Covid-19". Sostanzialmente si ripropone l'essenza della tanto vituperata circolare del 21 marzo, quella delle "scarcerazioni" (o meglio del differimento pena).

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CHIARIMENTI ALLA CIRCOLARE DAP DEL 30 GIUGNO 2020

Nel carcere si ritorna gradualmente al periodo pre-covid, mantenendo la possibilità di effettuare le videochiamate per i detenuti comuni. Ciò ha causato le proteste da parte dei detenuti dell'alta sicurezza (As) di alcune carceri perché si sono sentiti esclusi. Alcuni provveditorati hanno segnalato il problema dell'esclusione al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), il quale ha prontamente risposto che in realtà tale possibilità va concessa, prevedendo però maggiori controlli per i reclusi in Alta sicurezza.

Ma non solo. A sorpresa, nella circolare del Dap del 30 giugno, viene allegato il protocollo redatto dal gruppo ad hoc del ministero della Salute e nato grazie alle indicazioni dell'Istituto superiore della sanità. Tra i vari punti, viene espressamente indicato di "favorire l'applicazione di misure alternative alla detenzione per tutte le persone che presentano gravi patologie che possono essere significativamente complicate dal Covid-19".

Sostanzialmente viene riproposta l'essenza della tanto vituperata nota circolare del 21 marzo, quella volta a favorire le "scarcerazioni" (o meglio il differimento pena per gravi motivi di salute) per proteggere quelle persone più vulnerabili in caso di contagio. Circolare che ha dato adito a numerose congetture, tanto che la commissione nazionale antimafia tuttora dedicando una indagine conoscitiva come se quella circolare, un semplice atto amministrativo dettato dal buon senso, fosse la causa dei provvedimenti di detenzione domiciliare emessi legittimamente e senza alcun condizionamento dai magistrati di sorveglianza e gip.

Ma ritorniamo ai colloqui. Con la conclusione del mese di giugno, vengono a perdere efficacia alcune disposizioni che hanno moderato l'odierna vita degli istituti penitenziali. La vicenda è in qualche misura comune a tutta la popolazione, interessata già dal decreto - legge 16 maggio 2020, n. 33 e dal Dpcm 11 giugno 2020.

La rinnovata regolamentazione vuole contemperare la prevenzione del contagio da Covid-19 e la riconduzione delle attività degli istituti penitenziali al corso delineato dall'ordinamento penitenziario, rinnovato, peraltro, nell'autunno 2018. Ma la prevenzione è ancora necessaria, anche perché l'emergenza sanitaria è stata proclamata con effetto fino al 31 luglio 2020.

Per quanto riguarda i colloqui, il Dap sottolinea che non cessa però la facoltà del detenuto di chiedere di svolgere colloqui con i propri familiari attraverso la piattaforma Skype for business. In sostanza si ritorna alle indicazioni della vecchia circolare del 29 gennaio, dove, appunto, i detenuti comuni potevano effettuare i video- colloqui, possibilità allargata per l'emergenza Covid anche ai reclusi in alta sicurezza.

Con la differenza che ora possono anche svolgere i colloqui visivi più prolungati, ovvero di due o più ore. Non si fa cenno però al ripristino dei colloqui con i minori di 14 anni e, come riportato da Il Dubbio, i detenuti hanno espresso un forte disagio nel non vedere dal vivo i propri figli da parecchi mesi. Nella circolare si fa cenno anche alla ripresa delle azioni trattamentali, fondamentali per il detenuto, ma senza dare una indicazione univoca visto che ogni carcere ha spazi detentivi e realtà territoriali diverse.

Interessante il capitolo riguardante la prevenzione sanitaria in carcere. Sempre nella circolare, in allegato, c'è il protocollo operativo nazionale per la prevenzione ed il controllo dell'infezione da Sars- Cov2 nelle carceri. Diverse sono le linee guida. La prima è quella di proseguire, ove possibile, il percorso già avviato, di progressiva riduzione del sovraffollamento nelle strutture carcerarie. Di favorire l'applicazione delle misure di prevenzione all'interno degli Istituti Penitenziari; di utilizzare la possibilità, per gli specifici casi, di attivare le misure di isolamento sanitario; di utilizzare tutte le misure di prevenzione sanitaria (pre-triage, utilizzo appropriato di Dpi) per i nuovi ingressi, gli operatori, i visitatori, ecc.; di prevedere in casi emergenziali e in via del tutto eccezionale spazi alternativi idonei alla gestione dei casi che necessitano di isolamento. E non per ultimo, quella di favorire l'applicazione di misure alternative alla detenzione per tutte le persone che presentano gravi patologie che possono essere significativamente complicate dal Covid-19. Alla fine, nonostante le indignazioni e informazioni fuorvianti, prevale il diritto alla salute come prevede la nostra costituzione. Quel bilanciamento tra sicurezza e prevenzione della salute che è uno dei pilastri che rende civile il nostro Paese.

Il Dubbio 3 luglio 2020

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