Un detenuto s'impicca nell'infermeria. I compagni si barricano per protesta
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STORIA Un detenuto s'impicca nell'infermeria. I compagni si barricano per protesta 20/03/1974 

A Pisa, il prigioniero, 49 anni, era giunto dal manicomio giudiziario (accusato di tentato omicidio) A Brescia alcuni detenuti, tra cui Luciano Lutring, si incontrano con le autorità, dopo la rivolta - A Monza, durante la manifestazione, un giovane cade dal tetto del carcere - Si era arreso e voleva scendere.

Un detenuto si è impiccato oggi nel carcere giudiziario Don Bosco di Pisa e la sua tragica fine è stata l'occasione per scatenare una violenta protesta da parte di un gruppo di compagni di prigione. L'episodio è avvenuto verso le 15, quando in un gabinetto del centro clinico chirurgico (all'interno del carcere, che ospita attualmente 84 detenuti) è stato scoperto il corpo di Gino Bisonni, 49 anni, di S. Severino Marche, detenuto nel manicomio giudiziario di Montelupo Fiorentino per tentato omicidio e trasferito da diversi giorni nel centro clinico pisano per essere curato da una forma di bronchite. Il Bisonni era in via di guarigione e tra qualche giorno sarebbe dovuto ritornare a Montelupo.

Quando il corpo del detenuto è stato staccato, i medici e gli infermieri hanno tentato di rianimare Gino Bisonni, ma ogni cura è stata vana: l'uomo era già morto. Immediatamente un gruppo dei ricoverati (sembra una quindicina) ha cominciato a protestare. I due medici che erano nel centro clinico e due infermieri sono stati fatti uscire, quindi i detenuti si sono barricati nell'interno, cominciando poco dopo a fracassare vetri e suppellettili. Sono intervenuti il questore, dott. Perris, i carabinieri e la polizia. Uno sbarramento è stato creato attorno al carcere. La situazione è andata aggravandosi in serata, quando circa ottanta detenuti sono riusciti ad aprire un buco nel tetto e sono usciti all'aperto inalberando uno striscione con la scritta: « A Firenze ha ucciso il mitra, a Pisa l'istituzione ». Poi sono comparse alcune taniche di cherosene, trasportate dall'infermeria, e i detenuti hanno minacciato di incendiare tutto quanto. Alle 21,30 i circa quaranta detenuti hanno accettato di trattare, tramite una loro delegazione, con il Procuratore della Repubblica, alla presenza di un legale, l'avv. Massei.

Al termine della trattativa i detenuti sono scesi dal tetto. Una delegazione di detenuti, della quale faceva parte anche Luciano Lutring, ha «negoziato» con magistrati e parlamentari la fine della rivolta nel carcere di BRESCIA, dove sono stati arrecati danni per decine di milioni e una guardia carceraria, Carmine Defau, di 21 anni, di Nuoro, è rimasta ferita da una tegola lanciata dal tetto sul quale i detenuti hanno bivaccato per trenta ore. Il grande edificio che ospita 330 persone è ora relativamente tranquillo. Gli ultimi contestatori hanno lasciato il tetto verso le 14, mentre il luogo di pena è circondato tuttora dalle forze dell'ordine, che hanno anche tenuto a bada gruppi di ultras di sinistra i quali avevano clamorosamente fiancheggiato, con slogan e cartelli, l'azione di rivolta. Il ritorno in cella dei carcerati è stato negoziato all'alba presenti il procuratore della Repubblica dott. Majorana, il sen. Martinazzoli (dc) e l'on. Terraroli (pci). I parlamentari, dopo aver nuovamente ascoltato le richieste dei detenuti in tema di riforma carceraria, si sono detti pronti ad intercedere in favore dei ribelli (150 su 330) qualora dovessero essere perseguiti penalmente. Durante la trattativa, intavolata con i parlamentari, i delegati dei detenuti hanno accettato il principio che, essendo in dubbio l'agibilità del carcere, sia necessario procedere al trasferimento di alcuni di loro.

E' in atto un controllo per accertare i danni e stabilire in qual modo sia possibile provvedere a riparazioni. Dopo ventisei ore passate all'addiaccio sui tetti del carcere di MONZA, i due rivoltosi che ieri pomeriggio, unitamente a un loro compagno, avevano inscenato una manifestazione di protesta, si sono arresi agli agenti di custodia. Il terzo detenuto, Mario Sarlo, 25 anni, in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio, è stato protagonista questa notte di una brutta avventura: stremato dal freddo e dalla fatica, verso le 4,30 ha chiesto agli agenti una scala per poter scendere dal tetto e far ritorno in cella; mentre i guardiani cercavano l'attrezzo, il detenuto ha pensato di cavarsela da solo e si è fatto passare da altri detenuti alcune lenzuola, che ha annodato insieme: mentre si calava, gli è però mancata la presa ed è piombato a terra, con un volo di diversi metri, E' stato soccorso dagli stessi agenti di custodia e medicato all'interno del carcere.

Gli altri due reclusi, Narciso Rigoni, 24 a., e Marino Kullman, di 21, accusati uno di furto e l'altro di violenza carnale, hanno invece resistito fino a questo pomeriggio; poi, alle 17, a loro volta stremati dalla lunga veglia, dalla tensione e dalla stanchezza, si sono arresi. Anche il detenuto che ieri mattina si era barricato in cella bloccando la porta con la branda ha desistito dalla protesta. L'uomo, Fernando Di Lauri, 46 anni, padre di sei figli, imputato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, con questo gesto intendeva protestare contro presunte violazioni del suo diritto di difesa. Stamane, vinto dalla fame, e dopo aver ottenuto assicurazioni da parte del suo legale, ha aperto la cella, consegnandosi agli agenti.

La Stampa 20 marzo 1974


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