Antonio Lorusso, Appuntato degli Agenti di Custodia ucciso dalla mafia il 5 maggio 1971 insieme al Procuratore Capo Pietro Scaglione
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CADUTI Antonio Lorusso, Appuntato degli Agenti di Custodia ucciso dalla mafia il 5 maggio 1971 insieme al Procuratore Capo Pietro Scaglione 05/05/2020 

Appuntato degli Agenti di Custodia Antonio Lorusso era nato a Ruvo di Puglia (BA) il 22 agosto 1929. Fu assassinato in un agguato mafioso a Palermo il 5 maggio 1971 insieme al Procuratore Capo della Repubblica Pietro Scaglione di cui era l'autista fidato.

Antonio Lorusso si arruola nel Corpo degli Agenti di Custodia il 29 marzo 1957, dopo aver concluso l’esperienza di sottufficiale nel Reggimento Granatieri di Sardegna. Frequenta il corso di addestramento presso la Scuola degli Agenti di Custodia di Cairo Montenotte, quindi viene assegnato alle Carceri Giudiziarie “Ucciardone” di Palermo, per essere impiegato in qualità di autista presso gli Uffici Giudiziari del capoluogo. La professionalità con cui svolge il delicato incaricato viene lodata dal Procuratore Capo della Repubblica Palmeri e confermata, successivamente, dal nuovo Procuratore Pietro Scaglione. Con una nota indirizzata all’Ispettore Generale Reggente la direzione delle carceri Giudiziarie di Palermo, il Procuratore Scaglione esprimeva il seguente giudizio di classifica per l’anno 1964, confermato anche per il 1965: “(…) significo che l’agente Lorusso Antonio espleta le mansioni commessegli dando quotidianamente prova di spiccate capacità, di moltissima operosità e di irreprensibile condotta. Dotato di proprio intuito, disciplinato e riguardoso, si distingue per encomiabile attaccamento al dovere, e per lo zelo e la precisione con cui disimpegna i vari incarichi affidatigli. Per tali doti si è meritato la stima e la considerazione generale. Esprimo, pertanto, parere favorevole per l’attribuzione al Lorusso della massima qualifica per l’anno 1964”.

 

L'AGGUATO MAFIOSO

La mattina del 5 maggio del 1971 il Procuratore Scaglione, come ogni giorno, si reca al cimitero dei Cappuccini, per pregare sulla tomba della moglie Concetta. Fuori lo aspetta l'autovettura di sevizio guidata dall’Appuntato Antonio Lorusso, che lo avrebbe accompagnato presso il Palazzo di Giustizia. Sono le 10.55 quando al centralino del pronto intervento della Questura di Palermo giunge una telefonata che segnala un’autovettura ferma in via Cipressi, con a bordo due uomini privi di vita.

Gli agenti della Squadra mobile, guidati dai commissari Boris Giuliano e Bruno Contrada, si portano sul posto dove constatano che all’altezza del civico 242 di via dei Cipressi è ferma l’autovettura Fiat 1300, in servizio di Stato, con a bordo, riversi sul sedile anteriore e su quello posteriore, due uomini insanguinati, identificati con il Procuratore Capo di Palermo Pietro Scaglione e l’Appuntato Antonio Lorusso.

Entrambi, benché crivellati da numerosi colpi di arma da fuoco, danno ancora deboli segnali di vita. Vengono prelevati dalla Fiat 1300 e trasportati con mezzi della polizia all’ospedale civico dove giungono senza vita, colpiti in regioni vitali da numerosi proiettili di arma da fuoco, calibro 9 e 38 special.

Antonio Lorusso era sposato con Maria Dora e padre di Felice e Salvatore di otto e due anni.

L'agguato al Procuratore Capo di Palermo Pietro Scaglione e al suo autista Antonio Lorusso Appuntato degli Agenti di Custodia uccisi a Palermo il 5 maggio 1971
Il luogo dell'omicidio del Procuratore Capo di Palermo Pietro Scaglione e del suo autista Antonio Lorusso, Appuntato degli Agenti di Custodia

 

L'OMICIDIO CHE INAUGURO' LA STAGIONE STRAGISTA

Pietro Scaglione entrò giovanissimo in magistratura nel 1928. Si occupò fin da subito di mafia. Tra le sue mani passarono tutti i fascicoli più scottanti, dalla strage di Portella della Ginestra agli omicidi dei sindacalisti Salvatore Carnevale e Placido Rizzotto; dai crimini del bandito Salvatore Giuliano alla strage di Ciaculli, senza contare i procedimenti contro Luciano Liggio e la cosca dei corleonesi.

Diventato procuratore capo della Procura di Palermo nel 1962, Scaglione inquisì Salvo Lima, Vito Ciancimino ed altri politici locali e nazionali. Secondo la testimonianza del giornalista Mario Francese,ucciso nel 1979, Pietro Scaglione "fu convinto assertore che la mafia aveva origini politiche e che i mafiosi di maggior rilievo bisognava snidarli nelle pubbliche amministrazioni".

Era uno dei pochi che conosceva il mondo della mafia, intuendo anche le trame più oscure e le nuove vie di crescita dell'organizzazione. Erano anni in cui la giustizia non riusciva a farsi valere. I processi di Bari e Catanzaro nel 1969 erano terminati con numerose assoluzioni per insufficienza di prove. Quello di Scaglione fu il primo omicidio che inaugurò la stagione stragista di Cosa nostra che si protrasse fino alle stragi di Capaci e via d'Amelio. Fino a quel momento la mafia non si era spinta così a tanto, l'ultimo omicidio “eccellente” era stato quello di Emanuele Notarbartolo nel 1983. E ci si abbandonò alla superficiale frase: “Tanto si ammazzano fra di loro”.

Scaglione indagò sulla strage di Ciaculli del 1963 e, grazie alle inchieste condotte dall'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo (guidato da Cesare Terranova) e dalla Procura della Repubblica (diretta da lui stesso) «le organizzazioni mafiose furono scardinate e disperse», come si legge nella Relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia del 1976.

Funerali del Procuratore Capo di Palermo Pietro Scaglione e del suo autista Antonio Lorusso Appuntato degli Agenti di Custodia uccisi a Palermo il 5 maggio 1971
Funerali del Procuratore Capo di Palermo Pietro Scaglione e del suo autista Antonio Lorusso

 

LE INDAGINI SULL'ASSASSINIO

Nel 1984 il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta dichiarò al giudice Giovanni Falcone che Scaglione era «un magistrato integerrimo e spietato persecutore della mafia» e il suo omicidio era stato organizzato ed eseguito da Luciano Leggio e dal suo vice Salvatore Riina con l'approvazione del loro associato Pippo Calò. Nel 1987 il collaboratore Antonino Calderone dichiarò che l'omicidio di Scaglione faceva parte di una serie di azioni eversive attuate da esponenti mafiosi in seguito al fallito Golpe Borghese, in cui si poteva inquadrare anche la sparizione del giornalista Mauro De Mauro. Nel 1992, durante un'audizione della Commissione Parlamentare Antimafia, Buscetta confermò le dichiarazioni di Calderone ed aggiunse che «Luciano Liggio stabilì di sua volontà di creare un clima di tensione nell'ambiente politico per preparare il colpo di Stato (il Golpe Borghese). Ognuno prese le sue mosse su quale fosse il politico da colpire […] L'obiettivo di Luciano Liggio fu il procuratore Scaglione»

 

RICONOSCIMENTI E INTITOLAZIONI

L’Appuntato Lorusso è stato riconosciuto dal Ministero dell'Interno “Vittima del Dovere” ai sensi della Legge 101/1968.

Alla memoria di Antonio Lorusso è intitolata la casa circondariale di Palermo Pagliarelli.

 

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