Francesco Di Cataldo, Maresciallo Maggiore Scelto degli Agenti di Custodia ucciso dalle BR il 20 aprile 1978
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CADUTI Francesco Di Cataldo, Maresciallo Maggiore Scelto degli Agenti di Custodia ucciso dalle BR il 20 aprile 1978 20/04/2020 

Francesco Di Cataldo, era nato a Barletta il 20 settembre 1926. Entrò nel Corpo degli Agenti di Custodia nel febbraio del 1949. Dopo il triennio passato a formarsi alla Scuola Militare Agenti di Custodia di Portici (NA), nel 1951 venne assegnato a Milano, al Carcere di San Vittore. Qui Di Cataldo si dimostrò utile e dedito uomo di dialogo e moderazione, credente nel carcere come mezzo di rieducazione di un detenuto. Per questo suo modo di lavorare non venne mai trasferito, come solitamente accadeva ai promossi di grado. Fu nominato maresciallo nel 1968 e Maresciallo Maggiore Scelto il 1° gennaio 1978. Ricopriva il ruolo di Vice Comandante nel Carcere milanese di San Vittore e di direttore del Centro Clinico del medesimo carcere, mansione acquisita dopo molti studi.

 

L'OMICIDIO DI FRANCESCO DI CATALDO

La mattina del 20 aprile del 1978 verso le 7:15, poco più di un mese dopo il sequestro Moro, mentre come al solito usciva da solo dalla sua abitazione milanese in via Ponte Nuovo, nella zona periferica di Crescenzago, per recarsi a piedi alla fermata del filobus che lo avrebbe portato alla fermata della metropolitana che lo avrebbe portato alla Stazione Cadorna, da dove avrebbe raggiunto a piedi il carcere, venne assassinato da due terroristi con due colpi calibro 7,65 alla testa, quattro alla schiena, uno al braccio sinistro; altri due terroristi attendevano in una macchina pronta per la fuga. Nonostante avesse ricevuto diverse minacce a partire dalla metà degli anni settanta, e nonostante le sue richieste, a Di Cataldo non fu mai assegnata una scorta.

Di Cataldo era sposato con Maria Violante e aveva due figli adolescenti, Alberto e Paola. Ora riposa nel cimitero di Lambrate, a Milano.

L'agguato venne rivendicato dalle Brigate Rosse la stessa mattina alle 7:40 con una telefonata alla redazione milanese dell'ANSA: "Sono uno delle Brigate Rosse. Voglio informarvi che abbiamo giustiziato il maresciallo Francesco De Cataldo in forza al carcere di San Vittore come torturatore di detenuti". Nei volantini fatti trovare nei giorni seguenti, l'omicidio venne rivendicato dalla "Colonna Wallter Alasia Luca" delle Brigate Rosse. I volantini concludevano affermando la necessità di combattere e attaccare "ogni struttura carceraria in tutte le sue articolazioni, magistrati di alto grado, agenti di custodia, direttori, medici, ecc.". Verso gli Agenti di Custodia "non vi può essere nessun livello di attacco se non la distruzione".

Le Brigate rosse avevano deciso di sferrare colpendone le varie componenti, anche per protestare contro «il trattamento carcerario dei prigionieri politici» e l'apertura del circuito detentivo "differenziato" per essi previsto. Di qualche giorno prima era stato l'attentato a Torino dell'agente Lorenzo Cutugno; di poco più di un mese dopo sarà quello al maresciallo Antonio Santoro. Nel febbraio di quello stesso anno era stato ucciso il magistrato Riccardo Palma; nei mesi successivi, sarebbero stati colpiti a morte, tra gli altri, anche l'agente Giuseppe Lorusso, il magistrato Girolamo Tartaglione, l'antropologo criminale Alfredo Paolella.

Il Direttore del carcere di San Vittore, Amedeo Savoia, non appena appreso il contenuto del messaggio telefonico delle Brigate Rosse dichiarò: "Francesco Di Cataldo era un uomo dalle indiscusse doti morali. Gli volevano bene tutti e a quanto mi risulta i più tangibili riconoscimenti gli sono venuti proprio dai detenuti. Non so proprio come si faccia ad affermare che era un torturatore". La Vice Direttrice del Carcere, Giovanna Fratantonio: "Non avevano nulla contro di lui, ma colpendo un maresciallo delle guardie carcerarie hanno voluto intimidire tutti i colleghi già provati con l'uccisione avvenuta giorni fa dell'Agente di Custodia delle carceri torinesi Lorenzo Cutugno".

Le affermazioni di un Di Cataldo torturatore, sono state smentite non solo dai colleghi e dai figli che rimarcarono la disponibilità e la democraticità di un Maresciallo benvoluto e ricercato dai detenuti (persino al di fuori del lavoro, con uomini usciti dal carcere che affezionatisi a lui venivano a trovarlo a casa), ma anche dai detenuti stessi, che furono fra i primi a mostrare cordoglio, addirittura facendo deporre, pagate con una colletta, due corone di fiori al funerale, un gesto mai accaduto prima, e sventolando dalle celle fazzoletti bianchi in suo saluto.

I responsabili dell'omicidio sono stati puniti nell'ambito di un maxiprocesso collettivo tenutosi nel 1984 nei confronti di 112 persone legate alla Colonna Walter Alasia, conclusosi con una condanna complessiva a 19 ergastoli e 840 anni di carcere ed alcune assoluzioni; per alcuni le pene sono state successivamente ridotte in appello.

 

MI CHIAMO FRANCESCO DI CATALDO

«Lo so. Era mio nonno». Comincia così il cortometraggio con il quale proprio lui – un Di Cataldo oggi 19enne, nipote del Di Cataldo assassinato allora – riesce a riassumere in otto minuti tanto asciutti quanto potenti la «sua» storia. Sino a farne, semplicemente raccontandola, lo spaccato indiretto della cosiddetta giovane «generazione che non sa».

 

MEDAGLIA D'ORO AL MERITO CIVILE

Mentre si dirigeva verso la fermata dell'autobus per recarsi sul posto di lavoro, veniva affrontato da due terroristi che gli esplodevano contro numerosi colpi d'arma da fuoco, uccidendolo all'istante. Fulgido esempio di elette virtù civiche e di altissimo senso del dovere. 20 aprile 1978 - Milano. Data conferimento: 15 giugno 2004

 

CASA CIRCONDARIALE MILANO SAN VITTORE "FRANCESCO DI CATALDO"

Al Maresciallo Maggiore Scelto Di Cataldo è intitolata la Casa Circondariale Milano San Vittore, che ora in suo onore si chiama Casa Circondariale Milano San Vittore "Francesco Di Cataldo".

 

AMBROGINO D'ORO E PARCO PUBBLICO

Il 7 dicembre 2010 il Comune di Milano, in occasione delle annuali onorificenze cittadine concesse ai milanesi benemeriti il giorno della festività di S. Ambrogio, Patrono della città (popolarmente chiamate Ambrogini d'Oro), assegna al Maresciallo Maggiore Scelto Di Cataldo una Medaglia d’Oro di Benemerenza Civica alla memoria. Il 20 aprile 2013 viene a lui intitolato anche un parco cittadino vicino alla sua abitazione.


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